2 marzo 2009, UE: Consiglio Ambiente, Bruxelles (Belgio)

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Tra gli argomenti affrontati dal Consiglio Ambiente, che si è riunito a Bruxelles il 2 marzo, vi è anche lo sviluppo ulteriore della posizione dell’UE in vista della Conferenza della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change – UNFCCC), che si svolgerà in dicembre 2009 a Copenaghen, dove si dovrebbe raggiungere un accordo internazionale sul clima per il periodo successivo al 2012, quando termina il primo periodo di impegni del Protocollo di Kyoto.

Introduzione

A partire dalle Conclusioni del Consiglio Europeo di primavera del 2007 e quelle del dicembre 2008, e attraverso la discussione sulla Comunicazione del 28 gennaio 2009 in cui la Commissione Europea ha presentato la propria proposta sulla posizione dell’UE a Copenaghen, i Ministri dell’Ambiente dell’UE dovevano sviluppare una posizione più concreta riguardo agli aspetti finanziari (e in particolare ai mezzi per generare supporto finanziario per la lotta ai cambiamenti climatici) e su quelli della cooperazione tecnologica e della capacity building, che sono elementi fondamentali di un futuro accordo mondiale. Oltre a questi, il Consiglio Ambiente doveva esprimersi: sugli impegni e sulle azioni di mitigazione rispettivamente  per i Paesi industrializzati e per quelli in via di sviluppo (e in particolare esaminare i criteri per la distribuzione degli sforzi di mitigazione tra i Paesi industrializzati), sul ruolo dei mercati del carbonio nella lotta ai cambiamenti climatici e sull’adattamento agli effetti negativi dei cambiamenti climatici inevitabili.  Le Conclusioni adottate dal Consiglio Ambiente, contribuiranno al prossimo Consiglio Europeo di primavera (19-20 marzo 2009), che stabilirà la posizione dell’UE a Copenaghen. [1], [2], [3], [4]

Conclusioni

Le “Conclusioni sullo sviluppo ulteriore della posizione dell’UE su un accordo mondiale sul clima post-2012 (Contributo al Consiglio Europeo di Primavera )” del Consiglio Ambiente ribadiscono gli obiettivi e gli impegni assunti dall’UE sia nel contesto internazionale che in forma unilaterale, ricordando la necessità e l’importanza di sfruttare la sinergia esistente tra le azioni di lotta ai cambiamenti climatici e di ripresa economica.

Mitigazione

Per quanto concerne la mitigazione, il Consiglio Ambiente, tra le altre cose:

  • richiama i risultati del Quarto Rapporto di valutazione dell’IPCC (IPCC AR4, 2007) e riafferma la necessità di limitare l’innalzamento della temperatura superficiale media globale sotto i 2°C rispetto ai livelli pre-industriali;
  • fa appello ai Paesi industrializzati affinché propongano, al più tardi entro metà 2009, degli impegni quantificati di limitazione o riduzione delle emissioni di gas serra per il medio termine, che siano compatibili con tale limite e con gli obiettivi che esso implica, in base all’IPCC (riduzione delle emissioni complessive dei Paesi industrializzati del 25-40% nel 2020 e del 80-95% nel 2050, rispetto ai livelli del 1990);
  • fa appello ai Paesi non inclusi nell’Allegato I i cui livelli di PIL/pro-capite siano confrontabili con quelli dei Paesi industrializzati a prendere in considerazione l’idea di assumere impegni analoghi;
  • i Paesi in via di sviluppo, e specialmente i più avanzati di essi, invece, dovrebbero contribuire deviando la crescita delle loro emissioni indicata dalle proiezioni, dell’ordine del 15-30% sotto i livelli business as usual nel 2020;
  • invita quindi questi ultimi a proporre ambiziose strategie e piani di sviluppo a basse emissioni di carbonio, anche prima della conferenza di Copenaghen, in dicembre, e propone di specificare, in tali piani e strategie, le azioni che possono essere intraprese autonomamente e quali richiedono un supporto esterno;
  • in questo contesto, propone anche di esaminare la possibilità di istituire uno strumento di coordinamento che garantisca un processo di supporto efficiente, che comprenda anche un registro delle appropriate azioni di mitigazione nazionali;
  • riafferma la necessità di inserire degli obiettivi per le emissioni derivanti dai settori dell’aviazione e del trasporto marittimo internazionali in un futuro accordo, lavorando insieme all’Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile (International Civil Aviation Organization – ICAO) e all’Organizzazione Marittima Internazionale (International Maritime Organization – IMO), onde evitare distorsioni della concorrenza o misure inefficienti;
  • propone di inserire in un futuro accordo mondiale sui cambiamenti climatici anche la riduzione delle emissioni degli idrofluorocarburi (HFC).

Mercato del carbonio
Per quanto riguarda il mercato del carbonio, le Conclusioni, tra le altre cose:

  • ribadiscono il sistema cap-and-trade quale migliore strumento in termini di efficienza economica, per permettere ai settori pubblico e privato di contribuire al raggiungimento degli obiettivi di mitigazione dei cambiamenti climatici;
  • propongono la costruzione di un vasto mercato del carbonio per i Paesi dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Organisation for Economic Co-operation and Development – OECD) possibilmente entro il 2015, e la sua estensione ai Paesi in via di sviluppo economicamente più evoluti entro il 2020;
  • propongono la creazione di nuovi meccanismi specifici per settore, per permettere ai Paesi in via di sviluppo di rafforzare il proprio contributo alla mitigazione, compresa l’adozione e l’attuazione di sistemi cap-and-trade per gli impianti dei settori industriali avanzati in tali Paesi entro il 2020.

Adattamento agli effetti negativi inevitabili dei cambiamenti climatici

Per quanto concerne l’adattamento, il Consiglio Ambiente, tra le altre cose:

  • evidenzia la necessità che un futuro accordo mondiale sul clima comprenda, come parte integrante, anche l’adattamento ai cambiamenti climatici e ribadisce la proposta di realizzare un Quadro d’Azione per l’Adattamento (Framework for Action on Adaptation – FAA);
  • in preparazione all’attuazione del FAA, propone di: realizzare ulteriori valutazioni tecniche ed economiche sugli impatti, la vulnerabilità e l’adattamento ai cambiamenti climatici, nell’ambito dell’UNFCCC; continuare a fornire supporto per l’identificazione, l’elaborazione e la messa a punto delle  azioni di adattamento necessarie e della loro integrazione nei piani e nelle politiche di sviluppo; continuare a fornire supporto al Programma di lavoro di Nairobi sugli impatti, la vulnerabilità e l’adattamento ai cambiamenti climatici (Nairobi work programme on impacts, vulnerability and adaptation on climate change – NWP); rafforzare al cooperazione tra le Organizzazioni a tutti i livelli e il settore privato e l’UNFCCC, quale elemento catalizzatore;
  • nota che, secondo le stime dell’UNFCCC, saranno necessari da 23 a 54 miliardi di euro all’anno fino al 2030 per rispondere alle necessità di adattamento dei Paesi in via di sviluppo;
  • suggerisce anche l’esame della possibilità per le opzioni di assicurazione internazionale di comprendere anche le predite dovute ai disastri naturali, in modo complementare ai meccanismi finanziari esistenti, nel caso dei disastri legati al clima.

Supporto finanziario, cooperazione sulle tecnologie e capacity building

Per quanto concerne gli aspetti finanziari, le Conclusioni, tra le altre cose:

  • sottolineano che recenti stime della Commissione indicano che una riduzione delle emissioni di gas serra compatibile con il mantenimento del limite dei 2°C richiede un investimento incrementale mondiale netto di circa 175 miliardi di euro all’anno entro il 2020 e che più della metà di essi andranno fatti nei Paesi in via di sviluppo;
  • invitano il prossimo Consiglio Europeo di Primavera a considerare le opzioni per generare supporto finanziario alla mitigazione, all’adattamento, alle tecnologie e alla capacity building, indicandone già alcune;
  • raccomanda che, per quanto riguarda la riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado delle foreste, tale supporto sia fornito sulla base di indicatori di prestazioni;
  • si impegna a lavorare con i Paesi in via di sviluppo per esaminare quali sforzi di ricerca comune sulle tecnologie possano essere intrapresi nell’ambito dell’accordo di Copenaghen;
  • sottolineano l’importanza dei finanziamenti per la ricerca, lo sviluppo, l’applicazione e la diffusione delle tecnologie per la mitigazione e l’adattamento a basse emissioni di carbonio, come parte integrante di tale accordo, che dovrebbe puntare a migliorarli, raddoppiandoli nel 2012 e quadruplicandoli nel 2020, con speciale attenzione allo sviluppo sostenibile e alle energie rinnovabili.

Governance internazionale dei cambiamenti climatici e misure, rapporti e verifiche

Relativamente alla governance, il Consiglio Ambiente, tra le altre cose:

  • suggerisce che l’accordo di Copenaghen dovrebbe partire dall’attuale architettura finanziaria per istituire nuovi Organi, laddove questo sia necessario, specialmente in supporto alle azioni di mitigazione e adattamento;
  • ritenendo fondamentali le misure, i rapporti e le verifiche delle azioni di mitigazione da parte di tutti i Paesi, sostiene in tal senso un processo di revisione indipendente;
  • propone che i Paesi in via di sviluppo preparino, al più tardi entro il 2011, gli inventari annuali delle emissioni, almeno nei settori più emissivi delle loro economie. 

Sviluppi futuri

Il Consiglio Ambiente sottolinea la necessità di sottoporre a periodica revisione i progressi compiuti nel perseguimento dell’obiettivo ultimo della Convenzione, compresa una revisione entro il 2016, che prenda in considerazione anche i risultati del Quinto Rapporto di Valutazione dell’IPCC (IPCC AR5). [5], [6], [7]

Il Presidente del Consiglio Ambiente, Martin Bursík, si è dichiarato molto soddisfatto del lavoro compiuto durante questo incontro. [8]

Fonti:

Ulteriori informazioni: Consiglio dell’Unione Europea – Ambiente

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