Cambiamenti climatici e danni all’agricoltura: quale ruolo per le assicurazioni?

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Gli eventi meteorologici estremi, quando si abbattono su sistemi socio-economici esposti e vulnerabili, possono causare rilevanti impatti economici negativi, in particolare nel settore agricolo. I disastri naturali sono costosi sia in termini di prevenzione che in termini di recupero dopo l’evento. Negli ultimi tempi si è registrata una crescita dei rischi e dei danni, come combinazione, da un lato, di determinate dinamiche socio-economiche e, dall’altro, dell’intensificazione di eventi meteorologici estremi, risultato dei cambiamenti climatici indotti dall’uomo.
Esistono strumenti che offrono una compensazione finanziaria a chi viene colpito dai disastri. Ad esempio, nei grandi disastri in cui non c’è responsabilità legale, i fondi per le emergenze nazionali (per lo più attraverso aiuti di stato) hanno tradizionalmente svolto un ruolo di primo piano. Questi fondi sono però molto costosi e la distribuzione dell’onere può risultare iniqua. Un approccio alternativo è quello delle soluzioni assicurative, che danno il diritto agli assicurati di ricevere un risarcimento, in caso di sinistro, in cambio del regolare pagamento di una somma (il premio assicurativo).

L’assicurazione agricola è uno strumento eterogeneo che può assumere diverse forme, esplorate in dettaglio in un recente libro di Dionisio Perez, ricercatore presso la Fondazione CMCC e la FEEM. Può essere fornita da un assicuratore commerciale (come accade in Australia), dal settore pubblico (si veda il caso greco) o da un gruppo di agricoltori, tramite un accordo formale (fondi mutualistici) o informale (metodo comunemente utilizzato nei Paesi in via di sviluppo). I fondi mutualistici e le soluzioni di assicurazione informale tra gli agricoltori sono spesso le uniche alternative possibili nei Paesi in via di sviluppo, per la presenza di ostacoli tecnici, di restrizioni di capitale o per la poca disponibilità di dati.
Nei Paesi sviluppati, le esperienze con i fondi mutualistici sono state tradizionalmente sviluppate a livello locale, ma la nuova Politica Agricola Comune dell’Unione Europea (PAC) 2014-2020, promuovendone l’adozione e offrendo loro sussidi per aiutarli a capitalizzare e superare le barriere tecniche, potrà stimolarne la diffusione.
Guardando alla tipologia di rischio coperto dall’assicurazione, negli Stati Uniti l’assicurazione agricola si rivolge generalmente al reddito, mentre altrove prevale la copertura della resa.

In un post appena pubblicato, Carlo Carraro indaga il ruolo dell’assicurazione agricola, nelle sue diverse forme, come strumento per facilitare il recupero dopo un disastro.
“Esiste una vasta scelta di schemi assicurativi per l’agricoltura e l’efficacia di ciascuno, il suo successo o il suo insuccesso, sono condizionati da diversi elementi, a partire dalla politica di gestione del rischio adottata in un determinato contesto e da altri fattori specifici del luogo in questione (come ad esempio: vincoli di bilancio, esposizione, vulnerabilità), fino agli accordi istituzionali in essere. Inoltre, i cambiamenti climatici, insieme alla crescita della popolazione e alla crescita economica, aumentano l’incertezza“, commenta Carraro, sottolineando come il quadro politico e il contesto normativo rappresentino dei fattori chiave per lo sviluppo di schemi di assicurazione agricola che soddisfino al meglio le necessità emerse.

Leggi l’articolo completo “Cambiamenti climatici e perdite agricole: quale ruolo per le assicurazioni?”, pubblicato sul blog di Carlo Carraro.

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