COP22 di Marrakech: una valutazione dei risultati

Posted on

La Conferenza sui cambiamenti climatici di Marrakech (7-19 novembre 2016) non sarà ricordata solamente come “la COP dopo Parigi”. Lo stesso slogan scelto dalla Presidenza del Marocco in preparazione alla Conferenza – la “COP dell’Azione” – già chiariva l’intento di attribuire alla COP22 il peso politico e il significato necessari a sostenere e concretizzare lo slancio derivante  dall’adozione dell’Accordo di Parigi. La rapida entrata in vigore dell’Accordo, avvenuta lo scorso 4 novembre, ha ulteriormente contribuito a porre la Conferenza sotto i riflettori, dando alla “città rossa” il compito di ospitare la prima riunione dell’organo decisionale dell’Accordo (nome in codice: CMA1). Questo ha inevitabilmente alzato le aspettative rispetto ad un rapido sviluppo delle guide operative necessarie a rendere l’Accordo attivo e funzionante.

“Il compito della COP22”, scrive Carlo Carraro in un nuovo post appena pubblicato sul suo blog, ” era dunque quello di iniziare a spostare l’attenzione dal cosa si è deciso a Parigi al come gli ambiziosi obiettivi dell’Accordo saranno effettivamente realizzati. Molti aspetti concreti erano infatti rimasti senza risposta nell’Accordo di Parigi, tra cui la definizione di come le Parti avrebbero dovuto comunicare i propri sforzi in materia di mitigazione, adattamento, finanza per il clima, trasferimento tecnologico e capacity building; di come l’ambizione di tali sforzi si sarebbe rivista nel tempo; e di come sarebbe stato progettato un processo per facilitare l’attuazione dell’Accordo e promuoverne l’osservanza. Tutti questi aspetti costituiscono il cosiddetto ‘Rulebook’, che comprende i dettagli tecnici che renderanno l’Accordo operativo e, quindi, implementabile”.
Il dibattito su che cosa debbano comprendere gli NDCs e su come debba essere affrontata la differenziazione tra i paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo, le cosiddette orphan issues, questioni previste ai sensi dell’Accordo di Parigi, ma non inserite nell’agenda dei lavori, come la definizione di orizzonti temporali comuni per gli NDCs, le loro modifiche, la definizione di linee guida relative alla finanza e la definizione di un nuovo obiettivo collettivo sul sostegno finanziario, queste alcune delle questioni affrontate nel corso della conferenza.

“Anche se non è stato ancora raggiunto un progresso sostanziale sul rulebook, le Parti sono riuscite a concordare un calendario serrato per i lavori tecnici del prossimo anno e, cosa ancor più importante, un termine per il completamento dei lavori dell’intero rulebook”, commenta Carraro. “Tale termine è stato fissato al 2018, quando, insieme alla COP24, sarà convocata la terza seduta del CMA1, con il compito di adottare tutte le decisioni pertinenti. Si tratta di una scadenza molto ambiziosa: per dare un’idea di quanto rapidamente i lavori dovranno procedere, basti pensare che ci sono voluti tre anni per elaborare il rulebook del protocollo di Kyoto, passando attraverso la convocazione di un’ulteriore COP (COP6, parte 2) prima della sua adozione – ironia della sorte – proprio a Marrakech nel 2001”.

Leggi la versione integrale dell’articolo sul blog di Carlo Carraro.

Start typing and press Enter to search

Shopping Cart