Gli impegni di Parigi non sono abbastanza, servono altre azioni per fermare i cambiamenti climatici: l’analisi degli scienziati del clima

Posted on

Gli impegni nazionali (INDCs – Intended Nationally Determined Contributions, “contributi programmati e definiti a livello nazionale”) presentati dai Paesi come parte dell’Accordo di Parigi rappresentano una nuova fase per gli sforzi collettivi per il clima, ma sono inadeguati per rallentare il cambiamento climatico in atto. È quanto rivela la nuova analisi dell’Universal Ecological Fund (FEU-US),  resa nota il 29 settembre 2016.

Senza ulteriori azioni e tecnologie avanzate, il target di temperatura di 2°C, la soglia perché il mondo possa evitare gli effetti più negativi dei cambiamenti climatici, potrebbe essere raggiunta già nel 2050.

Lo studio, The Truth About Climate Change, è firmato da sette dei più eminenti scienziati nel campo delle scienze del clima. Il lavoro sintetizza le conclusioni dell’IPCC e di altre ricerche d’importanza chiave, per analizzare il risultato della conferenza di Parigi sul clima del dicembre 2015.

Su 162 impegni presentati all’UNFCCC (rappresentanti 189 Paesi), 27 sono stati presentati senza porre alcuna condizione, 44 sono subordinati all’ottenere finanziamenti da Paesi donatori per la loro implementazione, e 91 prevedono impegni senza condizioni e condizionali.
Se quegli impegni senza alcuna condizione fossero implementati, le emissioni globali aumenterebbero del 6% entro il 2030. Se tutti gli impegni fossero realizzati al 100%, le emissioni rimarrebbero ferme ai livelli attuali nel 2030.

“Con l’Accordo di Parigi, tutti i Paesi sono finalmente uniti nella lotta ai cambiamenti climatici”, commenta Carlo Carraro, Co-chair del Gruppo di Lavoro III (WGIII) dell’IPCC, membro del Comitato Esecutivo della Fondazione CMCC e Direttore dell’ICCG. “L’accordo getta le basi per intraprendere azioni per il clima da parte di tutti i Paesi; la sua debolezza risiede però nel fatto che si basa su impegni volontari, che non possono essere fatti rispettare legalmente. Azioni politiche saranno inoltre necessarie in tutti i Paesi per approvare politiche, regolamenti e incentivi per l’implementazioni degli impegni presi a livello nazionale.”

Il rapporto fornisce risposte ad alcune delle domande e questioni fondamentali che saranno affrontate nella fase successiva di azione climatica a livello globale e nazionale; in fatti e in cifre chiave possono essere così sintetizzate:

  • 195 Paesi hanno aderito all’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. Un passo avanti cruciale verso un’azione globale per il clima, dal momento che, eccetto che per pochi Paesi, i cambiamenti climatici non sono stati una priorità per intraprendere azioni e iniziative per quasi vent’anni.
  • 162 impegni, rappresentativi di 189 paesi, sono stati presi per contrastare e adattarsi ai cambiamenti climatici, da implementare nel periodo 2020-2030.
  • L’83% degli impegni sono parzialmente o totalmente condizionali all’uso dei 100 miliardi di dollari all’anno di aiuti finanziari per la loro attuazione.
  • Se tutti gli impegni fossero realizzati, le emissioni globali di gas a effetto serra sarebbero un 33% al di sopra del livello a cui dovrebbero essere nel 2030 per restare al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli pre-industriali.
  • La temperatura media globale ha già raggiunto il valore di 1°C al di sopra dei livelli pre-industriali nel 2015.
  • A causa dell’assenza di azioni per fermare l’aumento delle emissioni globali di gas serra negli ultimi vent’anni, è previsto un ulteriore riscaldamento di 0,4-0,5 °C. La soglia di 1,5°C potrebbe essere raggiunta già all’inizio del 2030.
  • L’obiettivo dei 2°C potrebbe essere raggiunto entro il 2050, anche se gli impegni fossero pienamente implementati.
  • Gli eventi meteorologici legati ai cambiamenti climatici sono raddoppiati dal 1990 a oggi. Raggiungere l’obiettivo dei 2°C significa un ulteriore raddoppio del numero di eventi meteorologici già sperimentati in tutto il mondo.
  • Per mantenersi al di sotto dei 2°C, le emissioni dovrebbero arrivare allo zero netto entro il 2060-2075.
  • L’anidride carbonica rappresenta il 65% delle emissioni globali di gas serra ed è il risultato del consumo dei combustibili fossili.
  • Circa l’82% dell’energia (energia elettrica, carburanti e gas naturale) nel mondo è prodotta dal consumo di combustibili fossili (31% petrolio, 29% carbone e 22% gas naturale).
  • La generazione di elettricità non da combustibili fossili è pari al 30% (16% dall’idroelettrico, 5% dalle rinnovabili e 11% dall’energia nucleare).
  • Gli oceani, gli alberi e le piante rimuovono circa la metà (50%) delle emissioni di CO2 antropogeniche.
  • Estese azioni di rimboschimento e conversioni di suolo in foreste non saranno sufficienti per abbattere le emissioni di CO2 e portarle a zero. Ciò potrebbe significare che si debba espandere l’attuale copertura forestale mondiale almeno del doppio.
  • Per ridurre le emissioni di CO2 e portarle allo zero netto, saranno fondamentali tecnologie come quella di cattura e stoccaggio del carbonio (carbon capture and storage – CCS). Circa una dozzina di impianti CCS in attività catturano meno dello 0,1% delle emissioni di CO2.
  • La produzione di energia da biomasse accoppiata a tecnologie CCS sarà inoltre indispensabile per rimuovere l’anidride carbonica dall’atmosfera. Al momento non esistono impianti del genere al mondo.
  • Si stima che la domanda di energia sia destinata a raddoppiare entro il 2050 per un aumento del 40% della popolazione. Cambiare il modo di produrre l’energia nel mondo sarà cruciale. Come anche la realizzazione di misure di adattamento per ridurre i rischi e attenuare gli impatti inevitabili dei cambiamenti climatici.
  • Tutti i Paesi hanno concordato di rivedere i propri impegni entro il 2018, un tempo sufficiente per innalzare in maniera significativa l’ambizione per azioni per ridurre le emissioni di gas serra in tutti i Paesi.


Start typing and press Enter to search

Shopping Cart