Eventi estremi e cambiamenti climatici: il Bel Paese è più vulnerabile

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Il Mediterraneo è una delle aree del pianeta in cui  gli effetti del clima che cambia si fanno sentire già adesso, e lo faranno ancora di più in futuro. Lo aveva già sottolineato l’ultimo rapporto IPCC, definendo il Mediterraneo un hotspot climatico, “un punto caldo”, ovvero un’area geografica caratterizzata da alta vulnerabilità ed esposizione ai cambiamenti climatici.
In questo contesto, l’Italia appare particolarmente fragile: se l’aumento della temperatura media globale è stato di 0,8°C, in Italia è salita di oltre un grado negli ultimi cento anni. Con conseguenze che potrebbero essere disastrose. Aumentano frequenza e intensità delle ondate di calore e delle precipitazioni, ovvero meno giorni piovosi ma con piogge più intense ed estreme, con rischi per la popolazione più vulnerabile, come anziani e bambini, e impatti sul territorio e sulle produzioni agricole.

A lanciare l’allarme, il climatologo Sergio Castellari, già Focal Point Nazionale per l’Italia dell’IPCC e coordinatore del progetto nazionale per l’elaborazione della Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (SNAC), che nell’intervista rilasciata per Nuova Ecologia spiega perché il bel paese sia davvero a rischio: “[…] Avremo una maggior frequenza degli incendi boschivi, meno acqua per l’agricoltura soprattutto nelle aree alpine, un aumento dei periodi di siccità, delle patologie respiratorie e del consumo di energia d’estate. Dobbiamo pensare che l’Italia sarà più vulnerabile di altri paesi: nelle nostre città c’è una scarsità di aree verdi e blu che potrebbero mitigare le ondate di calore. Inoltre l’alta densità demografica fa aumentare la nostra vulnerabilità agli eventi estremi, che è ancor maggiore al Nord, dove c’è un’alta percentuale di popolazione superiore ai 65 anni. Insomma, le nostre antiche città sono belle ma vulnerabili. Sono necessari piani di adattamento regionali e comunali[…]”.

A giugno 2015, un primo passo avanti: il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha adottato la Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, un quadro di riferimento importante che individua le azioni da compiere entro il 2020 e oltre per affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici e aumentare la resilienza degli ecosistemi naturali e dei sistemi socio-economici.

Leggi l’intervista completa a Sergio Castellari sulla rivista Nuova Ecologia.

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