Europa da bere: la via dell’acqua verso la sostenibilità

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È un tema che riguarda oltre 500 milioni di cittadini europei. Per effetto dei cambiamenti climatici, alluvioni, siccità, le carenze idriche sono aumentate per numero e intensità in tutta l’UE. Come proteggere e gestire meglio le risorse idriche, in modo da prevenire e mitigare tali impatti? Il progetto PROLINE-CE vuole affrontare queste problematiche attraverso lo sviluppo di buone pratiche e di misure sostenibili e appropriate per la protezione delle acque, la gestione e l’uso del suolo.

Fiumi, laghi, torrenti e aree umide: sono milioni i chilometri di acque dolci che scorrono e ricoprono il continente europeo. L’acqua è forse il bene più prezioso dei nostri tempi e preservarla da inquinamento e dai pericoli legati ai cambiamenti climatici è sempre più essenziale. Come proteggere e gestire le risorse idriche in maniera efficiente e in modo da prevenire e mitigare le problematiche più negative e urgenti, come inquinamento, alluvioni o siccità?
Il progetto Interreg PROLINE-CE vuole affrontare la questione, migliorando la protezione delle risorse idriche, in particolare delle acque potabili, e favorendo l’implementazione di misure e buone pratiche per la prevenzione e la riduzione dei danni dovuti ad alluvioni e periodi siccitosi, con un nuovo approccio integrato di gestione e uso del suolo.
Sette i Paesi dell’Europa centrale coinvolti nello studio (Austria, Croazia, Germania, Ungheria, Italia, Polonia, Slovenia e Slovacchia), per una partnership altamente qualificata composta da 18 organizzazioni (lead partner: Austrian Federal Ministry of Agriculture, Forestry, Environment and Water Management), agenzie con responsabilità diversificate a livello nazionale, regionale e locale come istituzioni governative, enti gestori delle acque e istituti e centri di ricerca.

I primi studi realizzati nell’ambito del progetto per valutare la situazione attuale hanno messo in luce come i maggiori pericoli che oggi ci troviamo ad affrontare siano legati ai cambiamenti climatici: alluvioni, siccità, carenze idriche sono fenomeni sempre più frequenti e intensi, anche in un continente come quello europeo, dove in generale lo stato delle risorse idriche è piuttosto buono.
Si stima che le perdite annuali dovute a fenomeni di alluvione siano destinate ad aumentare di cinque volte da qui al 2050, e di ben 17 volte entro il 2080.
In molti Paesi europei sorgono sempre più di frequente problematiche legate alla mancata disponibilità d’acqua, non solo in aree caratterizzate da scarse precipitazioni, ma anche in aree densamente popolate, o interessate da irrigazioni intensive in agricoltura e attività industriali.
Anche i periodi di siccità sono aumentati di frequenza e intensità nel corso degli ultimi trent’anni. In quarant’anni, il numero di persone e aree geografiche interessate dal problema è salito del 20%. Si stima che, dal 2007 ad oggi, circa l’11% della popolazione europea e il 17% del suo territorio abbiano sofferto per la mancanza d’acqua, facendo salire il costo complessivo dovuto ai periodi di siccità a oltre 100 miliardi di euro. La Commissione europea si aspetta un ulteriore aggravarsi della situazione se le temperature continueranno a salire per effetto dei cambiamenti climatici.
La questione idrica non è più un problema che interessa poche regioni, ma riguarda ormai oltre 500 milioni di cittadini europei.

Tutti i Paesi coinvolti nel progetto hanno sperimentato episodi di alluvioni e/o siccità negli ultimi decenni, e per effetto dei cambiamenti climatici la situazione si è andata aggravando nel corso degli ultimi anni.
Austria, Croazia, Germania, Ungheria, Italia e Slovenia stanno avendo seri problemi per colpa delle alluvioni, mentre il problema della siccità affligge soprattutto i Paesi partner dell’area mediterranea e dell’Europa sud-orientale, in particolare Italia, Slovenia e Ungheria.
Una questione chiave è legata alla gestione delle risorse idriche, in particolare alla presenza o meno di adeguati piani di gestione in caso di alluvione o periodi siccitosi. In molti Paesi si osserva una carenza di politiche adeguate o di valutazioni del rischio alluvioni/siccità (per es. in Ungheria e Polonia), mentre in altri Paesi spesso c’è un problema di competenze e di attività congiunte, con più enti e autorità preposti a svolgere le stesse funzioni e parziale sovrapposizione di responsabilità.

Il progetto affronterà anche questi aspetti, con la preparazione di linee guida transnazionali per la protezione efficace delle acque potabili. Questo obiettivo dovrebbe essere raggiunto attraverso lo sviluppo di misure sostenibili e appropriate per la gestione e l’uso del suolo allo scopo di mitigare e ridurre gli impatti delle piene e magre fluviali, anche in considerazione degli effetti del cambiamento climatico.
Essenziale per il raggiungimento degli obiettivi del progetto sarà favorire e rafforzare la cooperazione tra i diversi Paesi ed istituzioni coinvolte, per lo sviluppo di strategie comuni per il futuro.

La Fondazione CMCC è partner del progetto con tre divisioni coinvolte (REMHI, RAAS e IAFES). Paola Mercogliano, Direttore della Divisione REMHI, è il responsabile scientifico del progetto per il CMCC, mentre il ricercatore CMCC Guido Rianna (REMHI) è il suo project manager.
Le nuove misure elaborate nell’ambito del progetto saranno applicate e verificate dal CMCC in alcune aree pilota del bacino del fiume Po. Le attività del CMCC riguarderanno una valutazione integrata dell’impatto del cambiamenti climatici e dei cambiamenti di uso del suolo su quantità e qualità delle acque del bacino del fiume Po.
Il caso studio è sviluppato in collaborazione con Arpae Emilia Romagna.

Per maggiori informazioni, visita il sito ufficiale del progetto PROLINE-CE.

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