Persone in movimento. I flussi migratori di fronte ai cambiamenti climatici

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Mettete da parte qualsiasi profezia di sventura. Parliamo di qualcosa che potrebbe essere utilizzato come strategia per potenziare e aumentare la nostra resilienza. Qualcosa che potrebbe essere utile per prevenire e impedire che le persone siano costrette a spostarsi forzatamente in seguito. Qualcosa che non è solo un fenomeno recente del nostro tempo, ma qualcosa che è sempre accaduto anche in passato; un tema che trova la sua collocazione nello spazio d’intersezione e collaborazione tra la scienza del clima e la politica.
Per sapere qualcosa di più sulle migrazioni climatiche, abbiamo posto delle domande a Koko Warner. Ricercatrice alla United Nations University, dove è a capo del dipartimento “Climate resilient society” presso l’Institute for Environment and Human Security (Bonn, Germania), e lead author del Quinto Rapporto di Valutazione dell’IPCC (AR5) sull’adattamento, Koko Warner è considerata una delle donne più attive e influenti nel dibattito internazionale sui cambiamenti climatici. “Tutte le regioni e i Paesi sono interessati dal fenomeno, nessuno escluso” – spiega a Laura Caciagli mentre introduce il tema complesso delle migrazioni climatiche – “Attualmente, gli effetti sovrapponibili della costante crescita della popolazione mondiale, i diversi enti e le diverse organizzazioni politiche e governative, nonché gli impatti e le implicazioni dei cambiamenti climatici, hanno sollevato nuove problematiche e sfide per le migrazioni umane”.

Leggi l’intervista completa su Climate Science & Policy, la rivista digitale edita dal CMCC.

(Foto: “A smile for the press” murales – Lampedusa harbour, CC by Marco Molino @flickr.com)

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