La grande sete dell’agricoltura: scienza, innovazione e impresa, per ottimizzare l’uso di risorse idriche

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È una delle attività produttive che richiede più acqua: come coniugare produzione e sviluppo sostenibile delle risorse naturali? La collaborazione tra ricerca scientifica e aziende propone delle risposte. Il caso Mutti, con la partecipazione di CMCC e WWF raccontato da Monia Santini a “Labirinto d’Acque”, la 4 giorni dedicata alle risorse idriche.

Tutto il ciclo produttivo agricolo, dalla coltivazione alla raccolta, fino ai processi di lavorazione in azienda, incide sull’impronta idrica, un indicatore di sostenibilità ambientale utilizzato per rappresentare il volume di acqua consumato per la realizzazione di un prodotto.
Lo sa bene Mutti, l’azienda italiana specializzata in conserve alimentari, in particolare nel settore del pomodoro, che da qualche anno ha stretto una collaborazione con WWF e CMCC al fine di ottimizzare l’uso delle risorse idriche delle proprie attività.
Il risultato, frutto di un  approccio innovativo, vede una riduzione dell’impronta idrica  del 4,6% rispetto al 2010.
Detto con altri numeri, il risparmio irriguo ad oggi ha raggiunto quasi un miliardo di litri d’acqua.
 Un dato che ha superato gli obiettivi fissati all’inizio della ricerca, e che deriva dalle misure messe in atto per migliorare efficienza ed efficacia dell’irrigazione del pomodoro.
L’analisi ha evidenziato come l’impronta idrica per la realizzazione dei prodotti finiti come polpa, passata e concentrato sia fortemente influenzata dalle pratiche agricole adottate durante la fase di coltivazione.

La sperimentazione ha quindi coinvolto tra il 2012 e il 2016 un numero crescente di aziende agricole fornitrici (dalle 20 iniziali fino alle 65 dell’ultimo anno) dislocate tra Emilia Romagna e Lombardia. Grazie all’uso di strumenti avanzati per la misura dell’umidità del terreno, i produttori agricoli hanno potuto valutare le esatte esigenze di irrigazione in ogni specifico momento del ciclo produttivo, arrivando a un risparmio di risorse idriche stimato fino al 35% a parità di rese. Un risultato importante, relativo alla sola razionalizzazione dell’irrigazione in campo, che conferma l’efficacia delle sperimentazioni intraprese.
Contemporaneamente, l’azienda ha scelto di lavorare anche sulla riduzione degli impatti indiretti, attraverso investimenti in tecnologie e divulgazione destinate ai propri fornitori.
Con il supporto delle Organizzazioni dei Produttori di pomodoro AINPO, ASIPO e PEMPACORER, che rappresentano due terzi del volume di approvvigionamento del pomodoro di Mutti, è stata calcolata l’impronta idrica dal 2010 al 2016 lungo tutta la filiera, dalla coltivazione dei pomodori alla trasformazione in prodotto finito.

Monia Santini, ricercatrice CMCC della Divisione scientifica IAFES di Viterbo, in questi anni si è occupata del monitoraggio dell’impronta idrica dell’azienda di Parma, e dei progressi registrati nella sua riduzione. L’impronta idrica è stata calcolata tenendo conto dei dati di produzione annuale, delle condizioni meteorologiche e delle operazioni in stabilimento, sulla base del Water Footprint Manual (integrato con altre metodologie referenziate).
Il team di ricerca CMCC ha realizzato un’analisi dell’andamento dell’impronta idrica in funzione del regime climatico e formulato degli scenari di riduzione, basati sull’ipotesi d’introduzione di determinate pratiche agricole (irrigazione, fertilizzazione, fertirrigazione), a supporto di eventuali misure correttive, come per es. nuove tecnologie, nuove azioni di coinvolgimento dei fornitori, sensibilizzazione e formazione dei fornitori e del personale tecnico delle associazioni conferenti.
I risultati del progetto saranno illustrati dalla ricercatrice CMCC M. Santini e da U. Peruch, Direttore del Servizio Agricolo Mutti, il 23 marzo 2018, nell’ambito di “Labirinto d’acque”, la quattro giorni di conferenze ed eventi dedicati all’acqua.

Per maggiori informazioni, visita il sito ufficiale dell’evento.

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