Se i cambiamenti climatici ridisegnano la geografia del vino

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La viticoltura è uno dei settori agricoli più minacciato dai cambiamenti climatici. Sempre più spesso i viticoltori devono fare i conti con siccità, oscillazioni e anomalie delle temperature, vendemmie anticipate, con le uve che di anno in anno maturano sempre troppo presto.
I terroir, aree specifiche in cui le condizioni naturali, la posizione geografica, le caratteristiche del suolo, il clima e le pratiche agricole impiegate, permettono di produrre vini dalle caratteristiche uniche e distintive, potrebbero risentire degli effetti dei cambiamenti climatici: e vini famosi in tutto il mondo come Chianti, Aglianico, Montepulciano, Nero d’Avola, Champagne, etc, che cosa sarebbero senza le tipicità dell’area in cui vengono prodotti? La Toscana in Italia, la Napa Valley in California, le regioni francesi del Rodano e del Bordeaux, solo per fare alcuni esempi: il legame tra aree di produzione e identità agricola e culturale è essenziale per trasformare un vino qualsiasi in un vino rinomato in tutto il mondo per la sua qualità.
I cambiamenti climatici potrebbero alterare l’attuale panorama del settore e finire per ridisegnare la geografia del vino.

La variabilità attesa per effetto dei cambiamenti climatici potrebbe in particolare influire sulla resilienza del terroir, cioè i terroir potrebbero perdere le loro peculiarità climatiche e di conseguenza gli effetti specifici dell’interazione clima-ambiente/vitigno, con ripercussioni importanti per le comunità agricole locali delle regioni vitivinicole.
Lo studio pubblicato di recente su Science of The Total Environment (tra gli autori, i ricercatori CMCC Paola Mercogliano ed Edoardo Bucchignani della Divisione REMHI) realizza una “mappatura” delle aree di coltivazione della vite, per esplorare la resilienza dei terroir ai cambiamenti climatici e le eventuali variazioni nella qualità delle uve prodotte, per fornire strumenti di supporto ai diversi stakeholder del settore (viticoltori, consorzi, decisori politici, etc).
Lo studio ha preso in esame una regione del sud Italia tradizionalmente devota alla produzione di vini di alta qualità, la Valle Telesina (BN) e un vitigno specifico, l’Aglianico.
I risultati dello studio, che si è avvalso di proiezioni climatiche ad alta risoluzione, hanno messo in luce come i futuri scenari climatici influenzeranno profondamente il settore vitivinicolo.
Solo il 2% della regione in esame mostra una certa resilienza del terroir, indispensabile alla produzione di vino Aglianico di alta qualità.
Si prevede inoltre che nei prossimi decenni (tra il 2010 e il 2040), il 41% dell’area adatta alla coltivazione dell’Aglianico avrà bisogno di essere irrigata artificialmente per mandare avanti la produzione.
Gli eventuali effetti positivi dei cambiamenti climatici per la produzione dell’Aglianico, così come le aree adatte alla sua coltivazione, diminuiranno nei prossimi decenni.

Il team di autori è guidato dal ricercatore CNR Antonello Bonfante (ISAFoM – CNR).
Per ulteriori informazioni, leggi la versione integrale dell’articolo.
Bonfante A., Monaco E., Langella G., Mercogliano P., Bucchignani E., Manna P., Terribile F. A dynamic viticultural zoning to explore the resilience of terroir concept under climate change, 2018, Science of the Total Environment, Volume 624, Pages 294-308,
ISSN 0048-9697 DOI: 10.1016/j.scitotenv.2017.12.035

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