Un picco di anidride carbonica in atmosfera pose fine all’ultima Era Glaciale

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Un nuovo studio pubblicato su Nature rivela come un improvviso aumento dei livelli di C02 in atmosfera abbia portato all’ultimo periodo interglaciale, iniziato circa 20.000 anni fa.

Dall’analisi di ottanta campioni (carote di ghiaccio e sedimenti marini provenienti da tutto il mondo), il team di ricercatori dell’Università di Harvard e dell’Oregon University ha in particolare confermato come un innalzamento delle temperature a livello globale sia stato preceduto da un aumento dei livelli di C02. Questi risultati confermano il ruolo determinante dell’anidride carbonica come principale gas serra responsabile a livello globale dei cambiamenti climatici, e gettano luce anche su alcune contraddizioni e qualche paradosso evidenziato in studi precedenti. In particolare, in passato era stata evidenziata un’incongruenza fra i livelli di C02 e le temperature registrate in Antartide: i campioni antartici mostravano come si fosse avuto un aumento delle temperature prima dell’effettivo aumento dei livelli di anidride carbonica in atmosfera. Il fatto aveva dato man forte al fronte degli scettici dei cambiamenti climatici, che avevano usato queste evidenze sperimentali per riaffermare con forza come l’anidride carbonica atmosferica non avesse un ruolo importante nel provocare il riscaldamento globale.
Oggi grazie a questo studio sappiamo che l’Antartide rappresenta un’anomalia. I nuovi dati raccolti, e le simulazioni realizzate con gli ultimi modelli climatici, illustrano infatti che la fine dell’Ultima Era Glaciale fu causata in primis da un cambiamento dell’inclinazione dell’asse terrestre, che avrebbe portato a un riscaldamento delle terre emerse dell’emisfero settentrionale e sciolto il ghiaccio artico, determinando anche un cambiamento delle correnti oceaniche. Lo studio illustra quindi come un innalzamento dei livelli di C02 sia un fattore cruciale nel determinare un aumento globale delle temperature, ma evidenzia anche come il primo fattore a dare il via alla fase “di deglaciazione” sia stato qualcosa di diverso, un lieve riscaldamento associato a modificazioni delle correnti oceaniche.
Anche se non è ancora ben chiaro che cosa abbia determinato l’iniziale innalzamento dei livelli di anidride atmosferica, i ricercatori hanno quindi ipotizzato che uno sconvolgimento nella circolazione degli oceani abbia provocato lo scioglimento del ghiaccio marino e terrestre dell’emisfero sud, determinando la liberazione della C02 intrappolata negli oceani.
Il rilascio massiccio di enormi quantità di gas serra in atmosfera avrebbe quindi amplificato l’iniziale aumento globale delle temperature. I ricercatori dello studio di Nature hanno quindi dimostrato il ruolo determinante della C02 nel porre fine all’ultima Era Glaciale, principale fattore nel promuovere il riscaldamento globale del pianeta  dell’ultimo periodo interglaciale.
La ricerca è stata immediatamente seguita da un altro studio, anch’esso pubblicato su Nature e realizzato da un team internazionale di ricercatori italiani, inglesi e americani, che confermerebbe come gli eventi estremi di riscaldamento globale (hyperthermals) di circa 55 milioni di anni fa, si siano sovrapposti a un trend generale di riscaldamento su vasta scala e a lungo termine. Nello studio si afferma come la C02 rilasciata dai sedimenti vegetali contenuti nel permafrost possa influenzare il clima. Inoltre,  l’innalzamento delle temperature appare ancora una volta associato a un aumento dei livelli di C02 in atmosfera. Queste nuove evidenze implicano che l’attuale aumento della concentrazione di gas serra in atmosfera potrebbe favorire l’innalzamento delle temperature globali e causare un riscaldamento globale incontrollato.

Leggi tutte le notizie nell’ultimo numero della newsletter Climate Policy News, a cura di Marinella Davide.

Immagine dell’album Flickr CC di Jerrold.

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