India e Cina, boicotaggio tra i cieli d’Europa?

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L’India si unisce alla Cina e invita le sue compagnie aeree a boicottare il sistema di scambio delle emissioni dell’Unione europea, confermando l’escalation di opposizioni sulla questione da parte della diplomazia internazionale. Un funzionario del governo indiano, intervistato da Reuters, ha dichiarato come il governo indiano sia in attesa del via libera ufficiale di alcuni ministeri per rendere effettivo l’ordine alle compagnie aeree di bandiera a non osservare l’Emission Trading Scheme europeo.

L’opposizione dell’India al sistema ETS potrebbe compromettere la ratifica del Free Trade Agreement (FTA), per cui il governo indiano sta recentemente trattando con l’Europa.

Nonostante la suprema corte europea abbia stabilito lo scorso dicembre che le leggi europee non siano in contrasto con i diversi accordi internazionali, un numero crescente di paesi, fra cui Stati Uniti, Cina e India, ritiene che le nuove disposizioni dell’Unione europea vadano ben al di là della sua giurisdizione legale. Il piano europeo in tema di emissioni è stato molto criticato anche dall’industria dell’aviazione.

L’escalation di tensione a livello internazionale nei confronti dei programmi europei ha dato nuovo impulso all’ICAO (International Civil Aviation Organization) per la realizzazione di un suo piano sul tema, attraverso la direzione di un gruppo di lavoro che sta vagliando tutte le possibili opzioni, e che dovrebbe presentare un primo rapporto a giugno. L’Unione europea si è dichiarata disponibile a modificare la propria legislazione solo se l’ICAO avanzerà un’alternativa convincente.

La scorsa settimana, la Commissione europea ha inoltre precisato che gli operatori delle compagnie aeree che rientreranno nell’Emission Trading Scheme potranno contare sui crediti di emissione rimasti inutilizzati. Nel rispondere sulla questione, un portavoce della Commissione europea ha confermato che, sulla base dell’articolo 11a, “le compagnie aeree potranno estendere il loro diritto alla compensazione del 15% delle emissioni di CO2 dal 2012 agli anni successivi”. Questo provvedimento potrebbe contribuire in linea teorica a tagliare i costi per la messa in regola del settore, consentendo agli operatori di avvalersi dei più economici crediti stranieri per la compensazione delle emissioni.

Leggi la versione integrale dell’articolo nell’ultimo numero di Climate Policy News, a cura di Marinella Davide e Valeria Barbi.

Immagine dell’album Flickr CC di aldoaldoz.

 

 

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