Impatti economici e nuove prospettive per il settore forestale

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Un aumento di temperatura di appena 1,92°C nel 2050 (rispetto ai livelli pre – industriali) potrebbe portare a gravi perdite del prodotto interno lordo globale, di quasi 0,5 punti percentuali. È il risultato di uno studio di assessment realizzato dalla divisione CIP (Climate Impacts Policies. An Economic Assessment) del CMCC.
L’articolo, pubblicato dagli autori CMCC Francesco Bosello, Fabio Eboli, e Roberta Pierfederici, illustra una valutazione degli impatti economici basata su modelli CGE (Computable General Equilibrium).
Mentre alcune regioni, come il Nord Europa, risulteranno probabilmente favorite dall’innalzamento stimato delle temperature, altre regioni, come Europa orientale e meridionale, o alcune delle zone più povere del mondo, come Asia meridionale, Sud – Est asiatico, Nord Africa e Africa Sub – Sahariana, risentiranno negativamente degli effetti dei cambiamenti climatici dello scenario preso in esame. Nei paesi in via di sviluppo appare particolarmente a rischio il settore agricolo, e l’impatto sulla produttività delle colture sembra essere una delle conseguenze più drammatiche dei cambiamenti climatici.
Utilizzando lo stesso approccio, Melania Michetti e Ramiro Parrado, in un’altra pubblicazione della divisione CIP del CMCC, hanno invece preso in esame il ruolo potenziale del settore forestale europeo all’interno delle strategie di mitigazione dei cambiamenti climatici.
L’analisi considera due set di politiche per il clima. In un primo scenario, si immagina una situazione in cui l’Europa si impegna in maniera unilaterale a ridurre le sue emissioni di CO2 (rispettivamente del 20%, e del 30%) entro il 2020; in un secondo scenario, invece, si immagina che le aziende europee paghino dei sussidi progressivamente sempre più cospicui per il sequestramento forestale delle emissioni, per supportare le diverse attività del settore forestale.
I risultati dello studio hanno evidenziato come le foreste d’Europa non soddisfino i target di riduzione delle emissioni: includere le foreste (e la loro capacità di sequestramento di CO2) in una strategia di compliance può ridurre infatti il prezzo del carbonio, o agevolare altre misure di mitigazione, ma si dimostra del tutto inadeguata, per esempio, a evitare il fenomeno del carbon leakage.

La riduzione dei livelli di carbonio dovuto alle foreste temperate europee, inoltre, non sembra avere un potenziale di mitigazione significativo, soprattutto se messo a confronto con la biomassa forestale di altre regioni del mondo. Una strategia di mitigazione forestale più efficace, quindi, dovrebbe probabilmente coinvolgere altre regioni, specialmente quelle in cui si trovano le foreste più antiche del pianeta.

Leggi la versione integrale dei research papers:

Assessing the economic impacts of climate change. An update CGE point of view – F. Bosello, F. Eboli et al. – CIP division – January 2012
Improving land-use modelling within CGE to assess forest-based mitigation potential and costs – M. Michetti, R. Parrado – CIP division – February 2012

 

Photo by buksy4free

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