Artico: vincitori e sconfitti della corsa all’ultima frontiera

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Ciò che accade nell’Artico non rimane nell’Artico. Quello che fino a pochi anni fa era tra le aree più inaccessibili e inabitabili del pianeta, si sta trasformando radicalmente per effetto dei cambiamenti climatici. Una trasformazione che non riguarda solo il territorio ma anche dinamiche geopolitiche, economiche e sociali che dal Polo Nord si diramano fino a latitudini lontane e inaspettate. Il libro di Marzio Mian, Artico. La battaglia per il Grande Nord, è un racconto sul campo di questa trasformazione, frutto di circa un decennio di lavoro giornalistico e di reportage nella regione artica.

“Nel corso degli anni mi sono accorto che stavano accadendo delle cose importanti che nessuno raccontava: le conseguenze del cambiamento climatico dal punto di vista geopolitico, sociale, culturale”, racconta Mian. “Ho voluto raccontare i protagonisti di questa trasformazione: coloro che cavalcano l’onda delle grandi opportunità che si stanno creando e le vittime, le popolazioni aborigene, che subiscono la colonizzazione dell’ultima delle ultime frontiere e sono disarmati di fronte a questi grandi eventi”.

Nelle regioni artiche l’aumento della temperatura media è circa il doppio di quella globale e l’ipotesi di un’estate artica ice-free, senza ghiaccio, è incombente. Dal 2011 in Groenlandia sono scomparse ogni anno 375 miliardi di tonnellate di ghiaccio. “L’area dove gli impatti sono più evidenti è sicuramente l’Alaska, dove le comunità Inupiat sono costrette a spostarsi con costi enormi a causa della velocissima erosione delle coste”, spiega Mian. “Stanno scomparendo 300-400 metri di costa all’anno, le onde sono più alte e viene a mancare la protezione del ghiaccio”.

Dall’altra parte, il ritiro dei ghiacci perenni sta scoprendo territori immensi, risorse fino a poco tempo fa inaccessibili, nuove rotte commerciali. Una nuova, immensa ricchezza su cui si stanno concentrando gli interessi di stati e compagnie internazionali.
“Tra le nazioni artiche, la principale potenza per storia e tradizione è la Russia. Ma la nuova, vera potenza artica è la Cina, che si definisce un Near-Arctic State ed è il vero motore della trasformazione nella regione. La Cina investe nelle nuove rotte, nell’accesso alle nuove risorse, nelle infrastrutture (come il nuovo porto di Sabetta, in Russia), nella ricerca scientifica sul campo (per esempio con due nuove stazioni scientifiche nelle Isole Svalbard e in Islanda), investe anche politicamente e diplomaticamente in modo molto sofisticato”. 
Secondo Mian, “il grande impegno cinese, in termini di investimenti, rende la grande trasformazione dell’Artico un fenomeno attuale, già in corso, e non qualcosa di futuribile, che vedremo negli anni a venire”.
Anche gli scienziati hanno un ruolo centrale in questa vicenda. Cercano di preservare l’area per quanto possibile, ad esempio stabilendo moratorie per avere tempo di studiare quello che accade. Mian durante i suoi reportage ha incontrato molti scienziati – climatologi, glaciologi, etc – che si occupano di Artico e ha raccolto pareri unanimi sul fatto che stiamo assistendo a un evento epocale, irreversibile, “una spirale mortale per quanto riguarda il destino del ghiaccio”, che necessita di ulteriori ricerche soprattutto per inquadrare i potenziali effetti dello scioglimento del permafrost.

Il mutamento è inarrestabile non solo a causa del riscaldamento globale, ma anche degli interessi economici in gioco. “Le navi rompighiaccio ormai attraversano il Polo Nord anche d’inverno, perchè il ghiaccio non supera i tre metri di spessore. Il grande Nord è il nuovo esotico e il turismo è uno dei grandi fenomeni che stanno interessando il Circolo Polare con aumenti del 300%. Luoghi sperduti, che spesso non compaiono neanche sulle mappe, sono destinati a diventare porti internazionali, aeroporti, città.  Paradossalmente nel giro di un paio d’anni la regione polare sarà quella più connessa, per permettere per esempio la navigazione e la cartografia digitale. Il Pil dell’Artico sta crescendo dell’11-12% all’anno, con investimenti della Cina, di fondi pensionistici statunitensi, degli Emirati Arabi”.
L’augurio, conclude Mian, è che questa grande trasformazione venga governata, per impedire che la libertà di pochi possa mettere a repentaglio l’intero equilibrio di un sistema così fragile e fondamentale per l’intero pianeta.

Marzio Mian presenta il suo libro “Artico. La battaglia per il Grande Nord” mercoledì 11 aprile presso CFZ Cultural Flow Zone, Venezia. L’evento è organizzato dal CMCC in collaborazione con CFZ dell’Università Ca’ Foscari Venezia.

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