Chi crede ancora ai cambiamenti climatici in Italia, e perché?

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Il livello di istruzione e la giovane età sono fattori decisivi nella propensione a interessarsi alla problematica dei cambiamenti climatici e in particolare nell’affidarsi agli scienziati per formarsi una propria opinione. Il prof. Bucchi ha presentato all’International Center for Climate Governance lo scorso 21 Marzo i risultati di un’inchiesta che dà importanti indicazioni su come il pubblico italiano si rapporta alla conoscenza scientifica.

Dal 2007 vengono intervistati ogni due anni circa 1.000 italiani  per capire l’evoluzione nella percezione da parte dell’opinione pubblica di questioni scientifiche complesse come lo sono i cambiamenti climatici o il nucleare.

Per quanto riguarda i cambiamenti climatici, il primo dato interessante è se questo viene effettivamente percepito come un problema reale: “si passa dal 90% del 2007 (Ultimo rapporto IPCC) al 70% del 2009 (Climate gate) per poi riassestarsi intorno all’80% del 2011, dove però la percentuale degli indecisi cala drasticamente intorno al 3 %”. Queste percentuali si commentano da sole e rappresentano senz’altro un dato positivo, poiché dimostra come la sensibilità in questo ambito rimanga elevata.

Ancora più interessante è capire come si forma questa opinione e nello specifico quale ruolo assumano gli scienziati, i mezzi di informazione, le associazioni ambientaliste, o semplicemente l’andamento delle stagioni nel determinare tale percezione.

Questa percezione è oggi “principalmente basata sul lavoro fatto dagli scienziati”, con una percentuale che raddoppia dal 2007 al 2011 (da 18,7 a 44,7%), mentre “motivazioni più intuitive perdono decisamente quota in questi 4 anni” (dal 67,3 al 40,5 % di persone che dichiarano basarsi sulle  “temperature” delle diverse stagioni). Infine “l’influenza delle associazioni ambientaliste cala drasticamente” per assestarsi nel 2011 intorno al 14%  mostrando come queste abbiano “perso il capitale di credibilità di cui godevano in passato”.

Andando ancora di più nel dettaglio per analizzare coloro che si affidano alle indicazione degli scienziati, si scopre che il livello di istruzione degli intervistati appare fondamentale nel scegliere questa fonte: il “64,3 % dei laureati” lo fà contro “il 38,3% di coloro che hanno solo il diploma di scuola media”. Fortunatamente, anche “la giovane età gioca un ruolo fondamentale nel preferire questa fonte per formarsi un’opinione”: il 50,8 % degli intervistati con meno di 29 anni, contro il 32% degli over 60, si affida alla scienza per formarsi un’opinione su questa complessa questione.

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