Adattamento ai cambiamenti climatici nelle aree transfrontaliere e marittime UE: fondamentale la cooperazione

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Le regioni transnazionali e le aree marittime europee, come l’Artico e il Mediterraneo, sono quelle che stanno vivendo i peggiori impatti legati ai cambiamenti climatici. I Paesi responsabili di queste aree stanno però già portando avanti numerose azioni e iniziative per adattarsi a questi cambiamenti, come ondate di calore o precipitazioni intense: è quanto emerge dal Technical Paper di ETC/CCA.

Il Technical Paper “Politiche e conoscenze sull’adattamento nelle regioni transnazionali in Europa” (“Adaptation policies and knowledge base in transnational regions in Europe), pubblicato l’8 dicembre 2018 dal Centro Tematico Europeo sugli impatti, la vulnerabilità e l’Adattamento ai cambiamenti climatici (ETC/CCA – European Topic Centre on Climate Change Impacts, Vulnerability and Adaptation) fornisce una panoramica aggiornata di come i paesi europei stiano lavorando insieme per adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici in queste regioni condivise, alcune delle quali sono considerate “punti caldi” (hot spots), i più vulnerabili ai cambiamenti climatici.

La raccolta e l’analisi delle informazioni sono state condotte nel 2018, nell’ambito dell’accordo quadro di partenariato con l’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), che nel briefing pubblicato quest’oggi “Affrontare l’adattamento ai cambiamenti climatici nelle regioni transnazionali in Europa” (“Addressing climate change adaptation in transnational regions in Europe”), ne presenta una sintesi delle principali conclusioni.

Il Technical Paper è incentrato su 12 delle 15 regioni transnazionali europee, inclusi Mare del Nord, Europa nord-occidentale, Estremo nord e Artico, Mar Baltico, Danubio, Area Atlantica, Area Alpina, Europa centrale, Adriatico-Ionio, la regione Balcanica-Mediterranea, Europa sud-occidentale e il Mediterraneo. Queste regioni comprendono numerosi Paesi membri dell’AEA dove le questioni ambientali sono affrontate attraverso numerose iniziative di cooperazione a livello regionale ed europeo, incluso il cosiddetto Interreg V B programme. Il cambiamento climatico si va ad aggiungere alle altre problematiche ambientali esistenti affrontate da queste regioni, come l’aumento della popolazione, l’inquinamento delle acque e dell’aria, i cambiamenti di uso del suolo, etc., rendendo queste aree più vulnerabili.

Lo studio fa notare come alcune di queste regioni abbiano già da tempo convenzioni internazionali che, definendo le regole di cooperazione su molte questioni transfrontaliere, hanno favorito le azioni di adattamento ai cambiamenti climatici e l’istituzione di accordi di cooperazione con le strategie europee macro-regionali. Strategie e piani transnazionali comuni di adattamento ai cambiamenti climatici completano queste convenzioni, che in molti casi contemplano già impegni e iniziative per proteggere e rafforzare gli ecosistemi locali, o per gestire meglio le risorse idriche. Tuttavia, il livello di attuazione di tali strategie è piuttosto variabile.

Costruire e condividere conoscenze: la chiave per migliorare la cooperazione
I progetti regionali rilevanti per l’adattamento si sono concentrati sul miglioramento delle conoscenze, comprese la sensibilizzazione pubblica, lo sviluppo delle competenze e la creazione di reti per la condivisione delle informazioni. Questo bagaglio di conoscenze, tuttavia, non sempre è ben sfruttato, afferma il briefing. Nella maggior parte di queste regioni transnazionali sono attivi anche piattaforme online, centri d’informazione e network sull’adattamento.

Il portale Climate-ADAPTEuropean Climate Adaptation Platform ha una sezione dedicata alle regioni transnazionali (“Transnational regions and other regions and countries”) che fornisce una panoramica dei quadri politici e delle iniziative di adattamento esistenti in queste regioni, comprese quelle di creazione e condivisione delle conoscenze.

Il Technical Paper va a completare i recenti rapporti sull’adattamento ai cambiamenti climatici pubblicati di recente dall’AEA, con il supporto di ETC/CCA, che includono: Climate change, impacts and vulnerability in Europe 2016 e Climate change adaptation and disaster risk reduction in Europe — enhancing coherence of the knowledge base, policies and practices“, rapporti che sottolineano l’urgenza di affrontare gli impatti degli eventi climatici e meteorologici estremi e mostrano gli strumenti innovativi emergenti che le istituzioni stanno già utilizzando a questo scopo a livello nazionale, regionale e locale.

La Fondazione CMCC ha contribuito in maniera sostanziale a questo lavoro.
La ricercatrice Margaretha Breil (ECIP) è uno dei principali autori del Technical Paper e si è occupata in particolare dell’analisi dei programmi di cooperazione e delle iniziative sull’adattamento nelle regioni transnazionali (Capitoli 1 e 3).
La ricercatrice Elisa Calliari (RAAS) è uno egli autori e si è occupata delle Regioni Ultraperiferiche (ORs – Outermost Regions) dell’Unione europea (Annex 1), parte integrante dell’UE e particolarmente vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici, in special modo a innalzamento del livello del mare ed eventi meteorologici e climatici estremi.
La preparazione del documento è stata coordinata da Sergio Castellari (AEA), Margaretha Breil (Fondazione CMCC), ed Emiliano Ramieri (Thetis).

ETC/CCA è coordinato dalla Fondazione CMCC; la ricercatrice CMCC Silvia Medri (CSP – Climate Simulation and Prediction Division) ne è l’attuale coordinatore.

Scarica la versione integrale del Technical Paper.
Leggi il Briefing dell’Agenzia europea dell’Ambiente.

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