Il meglio deve ancora venire

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Affronta il presente con consapevolezza e si proietta nel futuro con positività. Conosciamo meglio Guido Rianna, il calciatore mancato della divisione REMHI. 

Intervista di Alessandra Mazzai

Cosa fai al CMCC?
Coordino l’Unità di Ricerca Impatti all’interno della Divisione Regional Models and geo-Hydrological Impacts (REMHI). La mia attività, come quella di molti colleghi nell’Unità, è quella di “climate adaptation engineering”: aggiornare strumenti e approcci dell’ingegneria tradizionale, soprattutto civile (idraulica, costruzioni, infrastrutture, geotecnica), alla luce delle sfide dell’adattamento ai cambiamenti climatici.

Quale strada ti ha portato al CMCC?
I lavori che ho fatto per la tesi di laurea e per il dottorato erano incentrati sullo studio dell’interazione tra suolo, vegetazione ed atmosfera, temi di grande interesse nello studio dei cambiamenti climatici. Ho avuto il primo contratto col CMCC nel 2007 e cinque anni dopo, una volta conseguito il dottorato, sono entrato a far parte della divisione ISC (che adesso si chiama REMHI).

È il lavoro che sognavi da bambino?
No … ogni bambino cresciuto negli anni ’80 a Napoli aveva il sogno di diventare calciatore! Dall’adolescenza in poi, ho maturato il desiderio di fare un lavoro che avesse una dimensione e una ricaduta sociale, soprattutto sui temi dell’ambiente. In questo senso, probabilmente sto realizzando quel desiderio.

Qual è stato il momento più importante nella tua carriera al CMCC?
Sono sempre proiettato al futuro: davanti ad ogni successo, piccolo o grande, credo sempre che il meglio debba ancora venire. In ogni caso, un momento speciale ogni anno è la settimana del meeting annuale EGU – European Geosciences Union – a Vienna, che quest’anno mi è mancata molto. Mi offre l’occasione di incontrare molti amici e colleghi, scambiare opinioni e suggerimenti, seguire e approfondire molti temi di interesse. Torno sempre con molte idee da sviluppare, libri e gadget di inutile bellezza.

Cosa c’è sulla tua scrivania?
La mia postazione è molto caotica: oltre al computer e qualche “opera d’arte” di mia figlia, ci sono dei paper in attesa di essere completati o letti, materiale sulle proposte cui sto lavorando e sui progetti che sto seguendo.

Com’è cambiata la tua giornata lavorativa a causa del COVID-19?
Lavoro da casa ormai dall’inizio del lockdown. All’inizio è stata dura, perchè la situazione fluida tra vita personale e lavoro mi metteva in difficoltà. Tutto è andato meglio quando ho fissato tempi e spazi per l’uno e per l’altro pur rimanendo sempre in casa. Il vantaggio reale è quello di evitare di perdere tempo per il tragitto casa-lavoro (quasi due ore al giorno) e avere più tempo sia per la famiglia che per il lavoro.

Cinema o letteratura? Raccontaci le tue preferenze.
È difficile scegliere tra le due. Amo in particolare David Foster Wallace e Paolo Sorrentino e la loro capacità di dare forma e contenuto a sentimenti, situazioni, stati d’animo tramite le loro storie e i loro personaggi. Cosa c’è di meglio del racconto di David Foster Wallace in “Questa è l’acqua” per affrontare e comprendere la quotidianità e la routine? “Ci sono due giovani pesci che nuotano uno vicino all’altro e incontrano un pesce più anziano che, nuotando in direzione opposta, fa loro un cenno di saluto e poi dice “Buongiorno ragazzi. Com’è l’acqua?”. I due giovani pesci continuano a nuotare per un po’, e poi uno dei due guarda l’altro e gli chiede: “Ma cosa diavolo è l’acqua?””

Cosa fai nel tuo tempo libero?
Non ho (avevo) problemi a “riempire” il mio tempo libero: adoro leggere (narrativa e graphic novel), giocare a “board games” con gli amici di sempre o andare al cinema o al teatro con mia moglie ma, a dir la verità, ora passo la maggior parte del mio tempo libero a bere caffè immaginari da tazzine di plastica o a vestire e svestire bambole.

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