EU ETS: cosa c’è da sapere sulla riforma del sistema cap-and-trade per ridurre le emissioni europee

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Il processo legislativo per riformare il mercato europeo del carbonio è iniziato nel 2015 con la prima proposta di revisione della Commissione europea per il periodo dal 2021 in poi (fase 4). Con l’approvazione finale del Consiglio europeo a febbraio 2018, la riforma ETS è diventata legge ed è entrata in vigore all’inizio di aprile (il 20° giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale del 14 marzo 2018).

Il sistema europeo di scambio delle quote di emissione (EU ETS) è il più grande mercato del carbonio al mondo e rappresenta uno strumento centrale della politica climatica dell’Unione. Lanciato nel 2005, il sistema è attualmente nella sua terza fase, che copre il periodo dal 2013 al 2020. Con l’EU ETS vengono regolate circa il 45% delle emissioni di gas serra dell’Unione Europea, coinvolgendo oltre 11.000 impianti (centrali elettriche e impianti industriali) nei 28 membri stati e in Liechtenstein, Norvegia e Islanda. L’EU ETS regola anche le emissioni delle compagnie aeree che operano all’interno di questi paesi.

Nell’ultimo decennio, il mercato europeo è stato caratterizzato da un eccesso di offerta cronico (pari a circa 2 miliardi di quote) che ha portato a un progressivo calo dei prezzi da 30 euro per tonnellata nel 2008 a meno di 5 nel 2017, un livello troppo basso per stimolare il settore energetico e industriale europeo a investire in misure di riduzione delle emissioni.

 Il sistema funziona in base al principio di “cap-and-trade”: fissa un limite alle emissioni di gas serra provenienti dagli impianti interessati e lo riduce ogni anno, secondo il cosiddetto fattore di riduzione lineare, o LRF (Linear Reduction Factor). Per la fase attuale 2013-2020 il LRF è pari a 1,74%, con l’obiettivo di ridurre le emissioni degli impianti del 21% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2020. Le aziende accumulano i permessi attraverso l’assegnazione gratuita e le aste e possono scambiarli all’interno del sistema per coprire le proprie emissioni.

La riforma della fase 4 stabilisce misure per stimolare il rialzo dei prezzi, riducendo l’eccesso di offerta, e per proteggere le industrie europee dal rischio di rilocalizzazione delle emissioni (“carbon leakage”, ovvero quando le imprese trasferiscono la produzione in Paesi con politiche climatiche meno stringenti e costi inferiori). Le misure principali della riforma comprendono un LRF del 2,2% all’anno (legato all’obiettivo per il 2030 di ridurre le emissioni dei settori interessati del 43% rispetto al 2005); il raddoppio della quantità di quote da trasferire nella Market Stability Reserve per i primi cinque anni (un meccanismo di compensazione per prevenire l’eccesso di offerta, che sarà operativo dal 2019); l’aggiornamento dei parametri e delle regole per l’assegnazione gratuita di quote, a garanzia del sostegno ai settori più esposti al rischio di carbon leakage (leggi tutte le misure previste dalla riforma nella nota ufficiale del Consiglio). Tra le altre modifiche, la nuova direttiva introduce anche due meccanismi per aiutare l’industria e i settori energetici nella transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio: il Fondo per l’Innovazione (Innovation Fund), dedicato alla dimostrazione di tecnologie innovative nell’industria, e il Fondo di modernizzazione (Modernisation Fund), per facilitare gli investimenti nel settore energetico negli stati europei più poveri.

Nelle settimane precedenti l’approvazione finale della riforma, i prezzi delle emissioni hanno iniziato a salire e hanno superato i 10 euro per tonnellata, un livello mai raggiunto dal 2011.

L’International Emissions Trading Association, i cui membri includono banche, intermediari, impianti produttivi e piattaforme di scambio, ha accolto con favore la riforma come un passaggio fondamentale per rafforzare il mercato. Secondo l’ultima analisi dell’International Carbon Action Partnership, le nuove misure rappresentano un forte segnale di impegno da parte dei governi europei per la decarbonizzazione a lungo termine.

Tuttavia, altre valutazioni, come quella del think tank Sandbag, hanno sottolineato che la riforma non riflette il livello di ambizione richiesto dall’accordo di Parigi e che saranno necessari ulteriori adeguamenti per allineare il sistema ETS agli impegni internazionali sul clima dell’Unione Europea. Uno studio della High Level Commission on carbon prices, guidata dagli economisti Stern e Stiglitz, ha stimato che un livello dei prezzi coerente con gli obiettivi di Parigi oscilla tra 34 e 68 euro per tonnellata per il 2020 e tra 43 e 85 per il 2030.
Secondo Carbon Market Watch, il sistema EU ETS deve essere integrato da misure aggiuntive a livello nazionale, ad esempio stabilendo un prezzo minimo del carbonio come quello applicato nel Regno Unito a £18 per tonnellata.

Per approfondire:

Il testo ufficiale della direttiva UE 2018/410, che riporta i dettagli della riforma EU ETS 2021-2030.

Il comunicato stampa del Consiglio europeo, che riassume i principali elementi della riforma.

La sezione dedicata a EU ETS sul sito della Commissione europea.

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