Dall’Antartide a Youtube per studiare il climate change

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Si aggiusta la giacca prima di sedersi di fronte alle telecamere. Poi, dopo il ciak di rito, il Prof. Carlo Barbante dell’Università Ca’Foscari di Venezia inizia a parlare di cambiamenti climatici. Non in un’aula affollata di studenti, ma in un video accessibile a tutti su YouTube.

Oggetto di studio, principali metodi d’indagine a disposizione, problematiche ancora aperte e sfide future: con frasi semplici e chiare, e con l’aiuto di numerose animazioni, il professore illustra le principali problematiche legate ai cambiamenti climatici, i modelli di cui disponiamo oggi per ricostruire il clima del passato e prevedere quello del futuro, le questioni ancora aperte e su cui gli scienziati dovranno lavorare per dare delle risposte più precise.

Il clima, come ricorda il Prof. Barbante, è un sistema dinamico e complesso, costituito da diversi fattori (atmosfera, criosfera, idrosfera, biosfera), che interagiscono fra loro in maniera non lineare. Per studiare il clima e fare delle previsioni è pertanto indispensabile riunire più competenze (di fisica, matematica, geologia, biologia, oceanografia, meteorologia, climatologia ecc.) e realizzare studi interdisciplinari di ampio spettro. I climatologi studiano il clima del passato, e si avvalgono di modelli climatici per prevedere il clima del futuro. I modelli climatici sono degli algoritmi matematici con cui gli scienziati del clima cercano di prevedere il variare nel tempo di alcuni parametri fondamentali del sistema clima, come temperatura e umidità; è molto importante ricostruire il clima del passato per verificare l’attendibilità di questi modelli. E per studiare il passato, sottolinea Barbante, abbiamo bisogno di archivi. Di banche dati per seguire le variazioni di umidità e temperatura nelle ultime decine – centinaia di anni, o di archivi ambientali e climatici per ricostruire serie storiche molto più ampie, dell’ordine di migliaia o milioni di anni.

In particolari aree geografiche, in Groenlandia, in Antartide, nelle zone d’alta quota, come sulle Alpi, l’Himalaya, le Ande, il Kilimangiaro, dove esistono deposizioni continue di ghiaccio, un ottimo metodo per studiare il passato è rappresentato dalle carote di ghiaccio, veri e proprio archivi ambientali e climatici, in grado di fornire ai ricercatori informazioni su alcuni parametri fondamentali relativi alla composizione chimica dell’atmosfera o in grado di dare indicazioni preziose sulla temperatura del passato. Il Prof Barbante racconta di una sua spedizione fatta di recente in Antartide, per eseguire dei carotaggi a quasi 4000 metri di quota, in un enorme deserto di ghiaccio, a oltre 1500 chilometri dalla base più vicina.

È indubbio che il clima sia variato nel corso degli ultimi tre milioni di anni con una certa ciclicità regolare, ben riconducibile, per esempio, a parametri orbitali come la posizione relativa della Terra rispetto al Sole. E vi sono pure modelli che sfruttano tali parametri per darci un’indicazione delle temperature del passato, e di conseguenza di quelle future. L’incertezza, il nodo che ancora resta da sciogliere, è soprattutto legato all’entità del contributo antropico: in che misura l’uomo sta influenzando il clima, in che maniera, e a quale velocità?

Siamo probabilmente la prima generazione, conclude il professore, che lascerà il Pianeta alle future generazioni in condizioni peggiori di come lo ha ricevuto; gli effetti dei gas serra che l’uomo immette nell’atmosfera non sono immediatamente percepibili, ma avranno conseguenze devastanti nel lungo periodo. L’uomo sta velocizzando enormemente un processo altrimenti naturale, l’immissione di gas serra in atmosfera. Avere l’accortezza (e l’umiltà) di utilizzare fin da subito le migliori pratiche disponibili per ridurre le emissioni e ricercare fonti di energia alternative al petrolio e al carbone, maturare una nuova coscienza ambientale: questo dovremmo fare oggi per evitare di lasciare un’eredità pesantissima ai nostri figli e nipoti.

Il progetto “10 minuti con…”, poche manciate di minuti per raccontare in un video alcuni dei temi più caldi degli ultimi anni, è una iniziativa del Servizio di placement e orientamento dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.

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