Xylella fastidiosa: così la scienza cerca di salvare gli ulivi

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Grande attenzione in Puglia. Ma inizia a preoccupare altre zone dell’Europa (come Francia e Spagna). Sul tema della Xylella fastidiosa si concentrano paure e ansie di chi vede un patrimonio, quello degli ulivi, in pericolo. La scienza è impegnata a studiare e scoprire strumenti innovativi che sappiano fornire soluzioni utili: sensori sulle piante, previsioni climatiche, analisi del contagio dalla foglia fino a intere aree geografiche. La Fondazione CMCC è in prima linea – con scienziati e tecnologie – per fornire diagnosi, rilevamenti e analisi efficaci per fermare e prevenire l’infezione.

Da queste parti non c’era mai stata la Xylella fastidiosa, il batterio responsabile dell’infezione che secca le piante di ulivo. Le prime avvisaglie si sono avute nel 2008, e poi dal 2013 è iniziata un’epidemia che ha colpito in modo particolare il Salento, ma che inizia a manifestarsi anche in Francia (in Corsica, e nell’area continentale vicino Nizza) e Spagna (Isole Baleari). È una novità assoluta per l’Italia e per l’Europa, e per questo, in cerca delle soluzioni più efficaci per conoscerla, capire come si espande e sconfiggerla, sono al lavoro squadre di ricerca internazionali, strategie multidisciplinari, diversi metodi e approcci.

La Fondazione CMCC si sta impegnando in attività che coniugano il contributo di esperti agronomi ed ecologi, con complessi modelli di simulazione del clima e dei comportamenti delle piante e con il contributo del supercomputer che, con sede a Lecce, elabora dati per fornire informazioni utili a ricostruire la vulnerabilità delle piante all’infezione.

Tra le priorità c’è, ad esempio, lo sviluppo di tecniche per la diagnosi precoce dei sintomi di Xylella fastidiosa a diversi livelli, dalla singola foglia fino alla scala territoriale. È quello che si sta facendo nell’ambito del progetto finanziato dall’Unione Europea, XF-ACTORS (questo il nome del progetto di ricerca), che vede la collaborazione multidisciplinare di diversi centri di ricerca internazionali (fra cui la Fondazione CMCC) coordinati dal CNR di Bari, Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante – IPSP. In particolare, la Fondazione CMCC formulerà modelli di impatto del clima sulla vulnerabilità dell’olivo. “Utilizzeremo pacchetti di sensori messi sul tronco degli ulivi”, spiega Monia Santini del CMCC. “Così  acquisiremo dati in continuum su alcuni parametri eco-fisiologici della pianta, come temperatura e oscillazioni del diametro del tronco, viscosità e velocità della linfa, livelli di penetrazione della luce attraverso la chioma”. In questo modo si potrà monitorare lo stato di salute delle singole piante e capire molto velocemente quali, pur essendo sane, sono altamente vulnerabili a causa delle condizioni ambientali circostanti, quali manifestano i primi sintomi di infezione da Xylella fastidiosa, e quali sono soggette ad una più o meno veloce diffusione della malattia e del disseccamento. Inoltre, simulazioni climatiche regionali sull’Europa saranno utilizzate per una mappatura su come e dove potrebbe avanzare e diffondersi il batterio nei prossimi decenni grazie ad un clima ad esso favorevole, con l’identificazione di potenziali corridoi preferenziali e aree di diffusione.

Si tratta di attività che si combinano anche con altri obiettivi e che consentono di migliorare le pratiche in corso per quello che riguarda la prevenzione e la mappatura delle piante infette. Su questo si concentra un altro progetto della fondazione CMCC, “Antidote”, finanziato dalla Regione Puglia e realizzato in collaborazione con un team dell’Università del Salento con i Prof. Angelo Corallo e Giuseppe Ciccarella. Utilizzando i sensori e integrandoli con le informazioni dai modelli fisico-matematici per la riproduzione delle fasi vegetative dell’olivo, si arriverà a una metodologia d’avanguardia per il rilevamento precoce e il monitoraggio sul territorio. “Cercheremo di ricostruire la fenologia della pianta, capire come cresce, in che periodo è più probabile che avvenga la fioritura o la maturazione delle olive, e quindi come variano i parametri fisiologici all’interno delle varie fasi. Potremo così capire in quale periodo dell’anno c’è più probabilità che gli alberi siano infettati, perché più vulnerabili, o che l’infezione da Xylella fastidiosa possa diffondersi più facilmente e combinarsi con altri fattori quali ad esempio lo stress idrico dovuto a siccità. Sulla base dei modelli saranno infine realizzate soluzioni IT per l’analisi dei dati, a supporto dell’allerta e/o prevenzione dell’attacco e diffusione della Xylella fastidiosa”.

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