Il costo sociale dei cambiamenti climatici

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Sono un rischio tangibile per le nostre economie per tutti noi, anche alla luce della recente emergenza siccità che ha messo in ginocchio l’agricoltura di molte regioni italiane.
Quello che forse percepiamo meno, è che i cambiamenti climatici sono anche un’opportunità di sviluppo sostenibile per le nostre società. “Pensiamo a una trasformazione dell’economia che vada verso la sostenibilità, che permetta di ridurre le emissioni dei gas serra e il problema dell’inquinamento, ma anche di gestire meglio le risorse idriche e alimentari: le opportunità economiche che aprono i cambiamenti climatici sono molte, e le soluzioni ci sono già adesso”.
Queste le parole usate da Massimo Tavoni, docente di Economia del clima al Politecnico di Milano e ricercatore della Fondazione CMCC, nel corso del programma Rai “Petrolio”, in una puntata tutta dedicata al cambiamento climatico.

I cambiamenti climatici hanno un costo sociale enorme, gli impatti non riguardano solo l’agricoltura, ma anche, per esempio, la salute (si pensi all’eccezionale ondata calore del 2003 e alle morti che provocò). Sono un fenomeno globale, irreversibile, destinato ad avere effetti su di noi e soprattutto sulle future generazioni.
“Solo in Italia”, commenta Massimo Tavoni, “il cambiamento climatico costa ogni anno miliardi di euro. Se parliamo di percentuali di PIL perso ogni anno, si stima che in Italia il cambiamento climatico sia responsabile di un 10% di PIL in meno”.
Per fortuna non mancano le soluzioni. Per prima cosa, suggerisce Tavoni, “dovremmo iniziare a tassare la CO2: perché dobbiamo tassare il lavoro che non causa danni all’ambiente, e non possiamo tassare le emissioni che danneggiano l’economia?”.

Ascolta l’intervista completa (dal minuto 24:23).

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