Cambiamenti climatici e rischio idrogeologico: il caso studio della Campania

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I potenziali impatti dei cambiamenti climatici sui pericoli idro-geologici, come frane e alluvioni. I risultati della collaborazione tra l’Autorità di Bacino della Campania Centrale e la Divisione REHMI della Fondazione CMCC.

In Europa, le variazioni in intensità e frequenza delle precipitazioni attese per effetto dei cambiamenti climatici potrebbero tradursi in un sostanziale incremento del rischio e quindi dei costi associati a fenomeni di dissesto idrologico. La legge italiana 49/2010, recependo la Direttiva Europea 2007/60/CE, richiede quindi che il potenziale effetto dei cambiamenti climatici sui fenomeni di dissesto sia esplicitamente tenuto in considerazione nelle fasi di pianificazione individuate e nei futuri aggiornamenti.
Il bacino della Campania centrale, un’area di circa 2200 kmq che si estende tra le province di Napoli, Avellino, Benevento, Caserta, Salerno, è caratterizzato da elevata urbanizzazione e alta vulnerabilità idro-geologica, sismica e vulcanica. Data la sua notevole importanza per le valenze paesaggistico-ambientali e storico-culturali, appare fondamentale individuare tempestivamente le principali vulnerabilità del territorio e mettere a punto i necessari piani d’intervento.
È con questo obiettivo che nasce la collaborazione fra l’Autorità di Bacino della Campania Centrale e la Divisione REMHI della Fondazione CMCC. Fra gli obiettivi di questa collaborazione, la valutazione degli impatti dei cambiamenti climatici nell’area della Campania centrale, con particolare riguardo alle portate idrologiche, alla definizione del bilancio idrico e delle portate di magra.
I risultati sono riportati nella “Relazione Idrologica” del Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico, e nello studio pubblicato sulla rivista Ingegneria dell’ambiente (Vol.3 n.1/2016), dal titolo “Stima dell’effetto dei cambiamenti climatici sui fenomeni di dissesto geo-idrologici: il caso studio della Campania centrale” (fra gli autori, anche i ricercatori della Fondazione CMCC Guido Rianna, Francesco Guarino e Paola Mercogliano).
Con l’obiettivo di inserire nel Piano Stralcio anche gli eventuali effetti dei cambiamenti climatici, lo studio ha cercato in via preliminare di raggiungere i seguenti obiettivi: presentare in modo chiaro la catena di simulazione climatica utilizzata per la stima delle variazioni di precipitazione e temperatura; confrontare le mappe di anomalia di precipitazione così ottenute con le mappe di pericolosità realizzate nell’ambito del Piano, cercando d’individuare quelle aree in cui l’attuale valutazione di pericolosità realizzata in condizioni “stazionarie”, senza tener conto dell’effetto dei cambiamenti climatici, potrebbe rivelarsi inadeguata.

Il risultato integrale, in termini generali, è una tendenza sull’area ad una “estremizzazione” dei comportamenti stagionali con una parte dell’anno caratterizzata da alte temperature e scarsissime precipitazioni (con conseguente maggiore probabilità di occorrenza di fenomeni siccitosi e ondate di calore) e altra parte caratterizzata da incrementi di temperatura inferiori e stazionarietà o incrementi delle precipitazioni. Le variazioni di pericolosità geo-idrologica potenzialmente indotte dai cambiamenti climatici sono soprattutto influenzate dai cambiamenti attesi nei valori estremi di precipitazione intensa.

La catena di simulazione
La catena modellistica impiegata, sviluppata dalla Divisione REMHI (REgional Models and geo-Hydrological Impacts) della Fondazione CMCC utilizza il modello climatico globale (GCM) CMCC-CM, il modello climatico regionale COSMO-CLM con risoluzione orizzontale di circa 8 km , nella configurazione ottimizzata per l’Italia da Bucchignani et al. (2015). Le analisi coprono l’intervallo temporale dal 1971 al 2100: per il primo periodo 1971-2005, i modelli climatici si basano su osservazioni delle emissioni, mentre per il restante sono utilizzati gli scenari IPCC RCP4.5 e RCP8.5.
Gli scenari RCP (Representative Concentration Pathways) selezionati dall’IPCC descrivono l’andamento di emissioni e concentrazioni di gas serra, aerosol, gas chimicamente attivi e variazioni di uso del suolo al 2100, e sono elaborati sulla base dei risultati dei modelli sullo sviluppo socio-economico futuro a scala globale e regionale (IAMs – Integrated Assessment Models). Per quanto riguarda i due scenari (dei 4 selezionati dall’IPCC e attualmente disponibili) utilizzati nello studio, lo scenario socio-economico RCP4.5 è uno scenario intermedio o di stabilizzazione delle emissioni, mentre lo scenario RCP8.5 prevede un incremento costante delle emissioni fino al 2100.

Tutte le elaborazioni grafiche sono state realizzate con il software CLIME sviluppato dalla Divisione REMHI della Fondazione CMCC.

Leggi la versione integrale dell’articolo:
Rianna G., Iodice L., Fariello L., Guarino F., Mercogliano P. Stima dell’effetto dei cambiamenti climatici sui fenomeni di dissesto geo-idrologici: il caso studio della Campania Centrale, Ingegneria dell’ambiente, Vol.3 n.1/2016, dx.doi.org/10.14672/ida.v3i1.363

 

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