2020: il clima che verrà

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Dalla conferenza di Madrid alcune indicazioni utili per guardare al prossimo anno, ai nodi nevralgici dei negoziati, a dodici mesi che si presentano già da ora come un periodo in cui la scienza del clima avrà molto da dire ai decisori politici, all’opinione pubblica, alle scuole e ai media.

Da Madrid a Glasgow, passando per Milano. Il 2020 alle porte si presenta come un anno in cui il tema dei cambiamenti climatici sarà molto presente. Importanti decisioni attese alla COP25 di Madrid sono state infatti rimandate alla COP26, che si terrà il prossimo novembre a Glasgow e la strada che dalla Spagna arriva in Scozia passa per l’Italia.

Alla conferenza di Madrid il Ministro Costa ha annunciato che l’Italia parteciperà attivamente all’organizzazione della COP26 (in partnership con il Regno Unito). Non solo, ad ottobre Milano ospiterà la PreCOP, evento preliminare che definisce nel dettaglio il calendario della conferenza che si svolge il mese successivo. A margine di questo incontro internazionale, il governo italiano ha deciso di allestire anche la Youth COP, la conferenza sul clima dedicata ai giovani. Il Ministro Costa, nell’annunciare queste decisioni, ha sottolineato come queste nascano dalla volontà di integrare il ruolo delle giovani generazioni dentro il percorso decisionale dei negoziati internazionali sulle politiche climatiche. È un passo molto importante e innovativo, ha specificato il Ministro, che mette divulgazione delle scienze del clima, la comprensione dei contenuti prodotti dalla ricerca, in una espressione, la climate literacy, al centro del rapporto dei giovani con i cambiamenti climatici e con quanto i decisori politici saranno in grado di realizzare in termini di iniziative concrete per mettere in pratica l’accordo di Parigi.

Il 2020 è anche l’anno a cui l’esito della COP di Madrid rimanda su numerose decisioni importanti. La conferenza spagnola avrebbe dovuto rappresentare un importante passo per terminare il lavoro per il “libro delle regole” dell’Accordo di Parigi, il manuale necessario per renderne operativa l’attuazione a partire dal 2020. In particolare, si è fatto riferimento all’Articolo 6, relativo alla regolamentazione dei mercati del carbonio, ma i punti rilevanti hanno riguardato anche le tempistiche degli impegni di riduzione dei singoli Stati e la trasparenza delle informazioni e dei dettagli dei rapporti che ciascun Paese dovrà produrre per garantire la comunicazione periodica degli effetti delle proprie azioni. Un lavoro decisamente complesso, che a Madrid non ha trovato compimento, producendo un rinvio al 2020 di tutti i risultati e consegnando alla COP26 il compito di affrontare e sciogliere numerose questioni controverse.

Altro argomento importante è stato quello incentrato sulla revisione del Meccanismo di Varsavia (WIM – Warsaw International Mechanism) per l’implementazione di approcci integrati finalizzati ad affrontare i danni e le perdite associati agli impatti dei cambiamenti climatici. Uno dei temi più controversi ha riguardato i modi utili a rafforzare e potenziare il supporto finanziario in questo ambito. La sessione si è conclusa con la decisione di stabilire un panel di esperti, il comitato esecutivo del WIM, che analizzi la questione nei dettagli, e un network (“Santiago Network”) per facilitare il supporto tecnico ai paesi più vulnerabili.

Molte quindi le questioni aperte che si affacciano al 2020, un anno che si presenta denso di eventi e di temi da sciogliere per le politiche climatiche, un anno in cui il clima sarà protagonista su molti tavoli operativi, non ultimo quello della Commissione Europea e del Green New Deal, un anno in cui, alla vigilia della pubblicazione del Sesto Rapporto di valutazione dell’IPCC, la scienza del clima sarà ancora chiamata a esporre con chiarezza i risultati della ricerca.

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