Al Padiglione Italiano di Belém, Giulia Galluccio (Direttrice del Centro per la Formazione Avanzata e l’Educazione del CMCC ATEC e Vicepresidente di JPI Climate) sottolinea come il patrimonio culturale e naturale unitamente al potere trasformativo dell’istruzione possano informare un’azione climatica più inclusiva.
Il 15 novembre, nella cornice della COP30, l’evento “Entangled Destiny: Trees and Humans of the Mediterranean” ha esaminato la resilienza culturale ed ecologica dei paesaggi mediterranei, evidenziando le relazioni profonde e durature tra persone e alberi. La discussione ha gettato luce su come queste connessioni siano in grado di modellare i mezzi di sussistenza, l’identità e il patrimonio bio-culturale dell’Italia e, più ampiamente, della regione del Mediterraneo.
Nell’ambito del programma del Padiglione Italiano all’AcquaPraça, l’evento ha messo in mostra come i paesaggi bioculturali italiani incarnino resilienza, innovazione e cooperazione – tutti principi cardine dell’azione globale per il clima. La sessione è iniziata con un’attività interattiva in cui i partecipanti hanno condiviso esperienze personali e connessioni emotive con la natura, incoraggiando la riflessione individuale e la narrazione collettiva. Queste intuizioni hanno preparato il terreno per una tavola rotonda in cui esperte ed esperti hanno esplorato il modo in cui le relazioni uomo–albero possano influenzare la gestione sostenibile del territorio, la conservazione della biodiversità, le strategie di adattamento climatico e la salvaguardia del patrimonio. Relatori e relatrici hanno sottolineato l’importanza di salvaguardare il patrimonio culturale ed ecologico in un contesto di cambiamenti nei modelli di utilizzo del territorio, evoluzione tecnologica e globalizzazione, attraverso la gestione strategica, il coinvolgimento della comunità e il riutilizzo adattivo.
Al panel ha preso parte anche Giulia Galluccio, Direttrice Centro per la Formazione Avanzata e l’Istruzione del CMCC e Vicepresidente di JPI Climate, con una prospettiva incentrata sul ruolo del patrimonio culturale e naturale come potenti strumenti di connessione tra persone, paesaggi e resilienza climatica.
È stato evidenziato come per affrontare il cambiamento climatico sia necessario collegare la ricerca scientifica con l’identità culturale, le conoscenze tradizionali e la memoria della comunità, rendendo l’azione per il clima più significativa e inclusiva. È stata sottolineata anche la collaborazione di lunga data tra JPI Climate e JPI Cultural Heritage, una partnership che si è evoluta nel corso degli anni e che ha portato a un bando internazionale congiunto che ora finanzia 16 progetti transdisciplinari, sottolineando come queste iniziative siano essenziali per collegare la ricerca sul clima, la conservazione del patrimonio e la conoscenza locale, e dimostrando come la ricerca all’interfaccia clima-patrimonio possa supportare società più resilienti.
Guardando al futuro, è stata anche presentata la nuova European Partnership on Resilient Cultural Heritage, un partenariato europeo decennale che coinvolge circa 90 organizzazioni in tutta Europa, alla quale il CMCC e JPI Climate contribuiranno promuovendo nuove direzioni di ricerca sul nesso tra cambiamento climatico, resilienza e patrimonio culturale (tangibile e intangibile) e naturale.
Uno dei principali focus dell’intervento è stato il ruolo dell’istruzione, intesa come motore di trasformazione per la salvaguardia culturale e la resilienza climatica, nonché come fattore di rafforzamento per la conservazione a lungo termine del patrimonio culturale. Nelle parole della Direttrice “Costruire la resilienza climatica passa attraverso l’accesso alle informazioni e ai dati: le persone devono avere conoscenza per sentirsi responsabilizzate.” L’istruzione, ha spiegato, è essenziale per trasformare la conoscenza in azione e trasmetterla alle generazioni più giovani, promuovendo in ultima istanza una comunità di ricercatori e ricercatrici in grado di plasmare i propri contesti locali. In questo senso, promuovere l’educazione ai cambiamenti climatici è fondamentale per costruire comunità resilienti.
L’evento si è concluso con tre messaggi chiave
- Gli alberi sono agenti del patrimonio culturale che hanno plasmato paesaggi, economie e tradizioni spirituali del Mediterraneo.
- Le persone e gli ecosistemi condividono un destino comune: la salute degli ecosistemi e quella dei mezzi di sussistenza del Mediterraneo sono, infatti, strettamente interconnesse e la rivitalizzazione dei sistemi basati sugli alberi è essenziale per la resilienza climatica e la sicurezza alimentare.
- Le soluzioni basate sulla natura devono radicarsi nelle conoscenze ecologiche tradizionali, in particolare sui sistemi agroforestali e di utilizzo del territorio che hanno definito i paesaggi mediterranei per secoli.


