Brasile: senza azione per il clima raddoppiano i giorni di utilizzo dei condizionatori

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Dal 70 al 190% di emissioni in più a causa dei condizionatori. È quanto peserà al Brasile la crescente domanda di raffrescamento, a seconda di quanto riusciremo a frenare l’aumento delle temperature dovuto ai cambiamenti climatici. Uno studio realizzato con il contributo di CMCC@Ca’Foscari sulla relazione tra cambiamenti climatici, necessità di raffrescamento e domanda di energia elettrica nelle diverse regioni del paese.

Il 14% della domanda di elettricità residenziale in Brasile è oggi dovuta alla climatizzazione degli ambienti, percentuale destinata ad aumentare con l’aggravarsi dei cambiamenti climatici.

Sono pochi gli studi esistenti che analizzano la relazione tra cambiamenti climatici, necessità di raffrescamento e domanda di energia elettrica. In una nuova ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Energy and Buildings, un team di ricercatori dell’Universidade Federal do Rio de Janeiro e di CMCC@Ca’Foscari – partnership dell’Università Ca’Foscari Venezia e della Fondazione CMCC – ha indagato come il clima e il reddito abbiano influenzato le necessità di raffrescamento in Brasile durante il periodo 1970-2010. A partire da questa relazione storica, i ricercatori hanno potuto proiettare la domanda di energia per climatizzazione in tre scenari di riscaldamento dovuto ai cambiamenti climatici: +1,5°C, +2°C, +4°C.

Dallo studio emerge che la media dei giorni di utilizzo degli impianti di condizionamento dell’aria in Brasile è destinata ad aumentare di oltre il 100% in uno scenario di riscaldamento di 4°C, con un impatto sostanziale sui consumi energetici associati. Ma anche nel caso di scenari futuri più ottimisti i consumi – e le conseguenti emissioni – aumenteranno. Per le esigenze di raffrescamento nel paese, la media annuale delle emissioni di CO2 (oggi di 0,62 Mt) aumenterà nei tre scenari di riscaldamento del 70% (+1,5°C), 99% (+2°C) e 190% (+4°C).

“Per definire il fabbisogno di comfort termico ambientale passato e futuro, abbiamo utilizzato una misura della temperatura che tiene conto dell’umidità dell’aria: i gradi giorno di raffrescamento a bulbo umido (wet bulb Cooling Degree Days – CDDwb)” spiega Enrica De Cian, professoressa dell’Università Ca’ Foscari Venezia, Dipartimento di Economia, e ricercatrice della Fondazione CMCC, co-autrice dello studio e principal investigator della ERC Starting Grant ENERGYA – Energy use for Adaptation. “Il Brasile è un paese molto particolare, con una grande varietà interna in termini di condizioni climatiche e di densità della popolazione. Dalla nostra ricerca emerge che la crescita maggiore di temperatura avverrà nelle zone settentrionali, caratterizzate da una bassa densità abitativa, e non si tradurrà quindi generalmente in un aumento del consumo energetico. Fa eccezione la città di Manaus, la settima città più popolosa del Brasile, che si trova nel Nord del paese, circondata dalla foresta amazzonica”.

Il Nord, inoltre, è già saturo, con una media di 328 giorni di utilizzo annuale dei condizionatori. Al contrario, nella regione meridionale, un aumento della temperatura di 4°C moltiplicherebbe quasi per 5 il consumo di energia.

La domanda totale di energia per la climatizzazione degli ambienti può aumentare in misura consistente come effetto del reddito, come è stato osservato nel primo decennio di questo secolo.

“Oltre alla temperatura e alla densità della popolazione, anche il reddito di una regione risulta cruciale nel definire la domanda di energia” spiega Malcolm Mistry, ricercatore presso Fondazione CMCC e il Dipartimento di Economia a Ca’Foscari. “I fattori socioeconomici sono importanti anche per valutare le tendenze nei tassi di proprietà degli apparecchi di condizionamento e delle tipologie in uso: molte famiglie brasiliane non sono infatti in grado di raggiungere il comfort termico a causa di ristrettezze economiche”.

Considerando i soli aumenti della popolazione e del reddito, il tasso di proprietà di condizionatori in Brasile potrà raggiungere nel 2035 le 96 unità ogni 100 famiglie, rispetto a una media attuale di 40 unità. Questo, spiegano gli autori, aumenterà la domanda di energia del 125%.

Interventi di efficienza energetica possono ridurre la crescita dei consumi energetici osservata per tutti gli scenari climatici considerati. Le emissioni evitate da tali risparmi energetici dipendono dal mix di combustibili utilizzati per la produzione di energia: in Brasile, conclude la ricerca, è possibile raggiungere un miglioramento dell’efficienza del 59%, ma per farlo sono necessarie politiche di efficienza energetica molto più aggressive di quelle attualmente in vigore.

Gradi giorno di raffrescamento a bulbo umido annuali (wet bulb Cooling Degree Days – CDDwb) nello scenario di base e nei diversi scenari di riscaldamento

 

Per maggiori informazioni:

Paula Bezerra, Fabioda Silva,Talita Cruza, Malcolm Mistry, Eveline Vasquez-Arroyo, Leticia Magalar, Enrica De Cian, André F. P. Lucena, Roberto Schaeffer, Impacts of a warmer world on space cooling demand in Brazilian households (2021), Energy and Buildings. https://doi.org/10.1016/j.enbuild.2020.110696

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