
La questione climatica appartiene a tutti, a tutta la società, non può essere relegata solamente dentro la comunità scientifica o nei meeting di esperti. Le soluzioni alla crisi climatica passano necessariamente attraverso la consapevolezza delle persone, dell’opinione pubblica, e quindi anche attraverso iniziative che sappiano coinvolgere le scuole, studenti e insegnanti a tutti i livelli, su questo complesso argomento che, dalle forti basi scientifiche, coinvolge tutti gli aspetti della società, dell’economia e dell’ambiente, a livello globale e a livello locale.
Di climate literacy, alfabetizzazione sul clima, si è discusso alla Conferenza delle Nazioni Unite di Madrid, quella COP25 che inizia la sua seconda settimana di lavori e che, dopo il confronto serrato tra esperti e tecnici, vede il coinvolgimento diretto delle delegazioni governative e ospita nella capitale spagnola migliaia di partecipanti provenienti da tutto il mondo e intenti ad analizzare soluzioni e prospettive per affrontare la crisi climatica.
L’incontro, dal titolo Climate and Ocean Literacy: tools for a sustainable future, si è svolto nel Padiglione Italiano della Conferenza lunedì 9 dicembre ed è stato un’occasione di confronto e dialogo tra organizzazioni internazionali che si impegnano nel campo della divulgazione e della formazione in tema di climate change e di oceano, come l’UNESCO e l’italiana Fondazione CMCC – co-organizzatori dell’evento –, la marocchina Mohammed VI Foundation for Environmental Protection e la NGO francese Ocean & Climate platform.
“L’oceano svolge un ruolo molto importante e influenza il meteo e il clima – ha spiegato in apertura Francesca Santoro di IOC UNESCO – dobbiamo usare l’alfabetizzazione su questo tema con l’obiettivo di conferire alle persone, attraverso la conoscenza e la consapevolezza, la capacità di prendere l’iniziativa e agire ora nei confronti dei cambiamenti climatici”.
“Il clima è la nostra sfida: è multidisciplinare, è molto complesso, è globale, è locale, produce impatti su tutti gli aspetti della nostra vita”, ha sottolineato Mauro Buonocore del CMCC, ricordando che un tema così importante per la vita delle persone e così pervasivo, coinvolge pubblici diversi. “Per comunicare in maniera efficace questa complessità e contribuire a migliorarne la consapevolezza pubblica – ha concluso – la comunità scientifica ha il dovere di cercare linguaggi specifici per ciascun pubblico, strumenti adatti per ogni destinatario, e utilizzarli in maniera simultanea e integrata”.
“La climate e ocean literacy sono determinanti per raggiungere gli obiettivi di Parigi e dell’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile senza lasciare nessuno indietro”, ha spiegato Ayman Cherkaoui della Mohammed VI Foundation for Environmental Protection. In particolare, ha continuato, “bisognerebbe amplificare e dare risposte alla voce delle giovani generazioni africane, come l’esempio dell’African Youth Climate Hub, che è nato per svolgere un ruolo di facilitatore in questo senso”.
Dal dibattito è emersa, insomma, la forte necessità di sviluppare progetti e iniziative che, a partire dalle scuole e dal coinvolgimento degli studenti, mettano a disposizione contenuti e occasioni per migliorare la consapevolezza di tutta l’opinione pubblica su un tema che viene riconosciuto dalla comunità internazionale come una delle sfide più importanti della nostra epoca.