
Sulla base delle valutazioni dell’ultimo working paper appena pubblicato, i costi per ridurre del 30% le emissioni entro il 2020 potrebbero essere inferiori a quelli stimati dalla Commissione Europea. Grazie alla crisi economica, aumentare le aspirazioni del piano di mitigazione dell’Unione Europea sarebbe diventato considerevolmente più conveniente ed economico.
Il nuovo report ha nuovamente acceso il dibattito sugli obiettivi di riduzione delle emissioni. Nel 2010, la discussione era stata temporaneamente accantonata per le forti resistenze di alcuni paesi dell’Europa centrale e orientale, preoccupati per gli alti costi che avrebbero dovuto sostenere.
Il nuovo documento prova a suggerire delle soluzioni per ridistribuire i costi di un eventuale innalzamento del target del 30%; una possibilità potrebbe essere quella di suddividere i costi tra gli Stati Membri attraverso l’EU ETS (Emission Trading Scheme), riducendo del 38% l’attuale livello di quote che i paesi più ricchi possono acquistare per le loro attività industriali. Questa soluzione nel 2020 toglierebbe dal mercato circa 341 milioni di quote di emissione, mentre aumenterebbe notevolmente, sulla base del report, fino all’80%, la disponibilità di risorse “all’asta” per i paesi EU più poveri.
Molti paesi dell’Unione Europea sono favorevoli a un aumento del target europeo di riduzione delle emissioni. Fra questi spicca la Danimarca, che ha fatto della green economy la più alta priorità durante la sua presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, e che sicuramente farà pressione perché sia approvata questa decisione.
Per maggiori informazioni, consulta l’ultimo numero di Climate Policy News, a cura di Marinella Davide.
Immagine dell’album Flickr CC di tiseb