Vincere un progetto è un po’ come centrare il bersaglio

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Intervista di Alessandra Mazzai.

Nei sogni da bambino c’erano già la scienza e il tiro con l’arco. Francesco Bosello si racconta tra progetti, sport, partite a pallavolo e letteratura fantasy. Conosciamo un po’ meglio il direttore della Divisione ECIP, direttamente dal Lido di Venezia.

Cosa fai al CMCC?
Dirigo la Divisione ECIP, che si occupa di impatti e politiche di adattamento, in particolare attraverso lo sviluppo modelli macroeconomici. Da economisti, interagiamo quotidianamente con ricercatori di tutte le divisioni CMCC che si occupano di discipline anche molto diverse dalla nostra: alla fine, il nostro compito è quello di tradurre in termini economici quelle che loro identificano come conseguenze fisiche dei cambiamenti climatici.

Quale strada ti ha portato al CMCC?
Sono sempre stato interessato alle tematiche economico-ambientali. Per la mia tesi di laurea ho studiato la tassazione e la fiscalità ambientale, per poi affinare il mio interesse sull’economia dei cambiamenti climatici. Ho visto la nascita del CMCC, e ho avuto la fortuna di collaborarvi fin dagli inizi.

È il lavoro che sognavi da bambino?
Mi ha sempre affascinato la ricerca, come idea e professione, anche indipendentemente dal campo disciplinare. Ma forse è perché non sapevo bene cosa volesse dire! Immaginavo il ricercatore come uno studioso chiuso nella sua stanzetta, con i suoi libri e il suo computer a “pensare”. Nella realtà, oggi la ricerca vera e propria occupa solo una parte del mio tempo: direi che grossomodo un terzo è investito nell’attività di fund raising, essenziale, e un quarto (almeno) nell’evadere pratiche amministrative di svariato genere.

Ci racconti qual è stato il momento più bello della tua vita da ricercatore al CMCC?
Sono due le categorie di momenti che vorrei ricordare. La prima è la vincita (e la conseguente gestione) di grossi progetti come coordinatore. Proprio recentemente abbiamo vinto il progetto H2020 COACCH, partito a dicembre 2017. La seconda sono le partite di beach volley giocate con i colleghi in occasione delle convention del CMCC a Ugento.

Cosa c’è sulla tua postazione di lavoro?
La foto di mia figlia Isabella, di 9 anni, un orologio a forma di furgoncino Volkswagen e due regali di ex-colleghi: un elefantino di legno, regalo di un visiting indiano, e un portapenne di latta dei Simpson, ex-contenitore di un mini-panettone opportunamente riciclato.

Come vai al lavoro la mattina?
Abito al Lido di Venezia e vado a lavoro rigorosamente in mezzi pubblici: bus-vaporetto-bus.

Che cosa fai nel tuo tempo libero?
Al lavoro sono per lo più seduto e concentrato, nel tempo libero mi dedico allo sport: body building, corsa (lungo il bagnasciuga: abito a 50 m dalla spiaggia!) e tiro con l’arco.

Quando tiri con l’arco, centri il bersaglio?
Beh, se è vicino, sì! Ma ogni tanto, anche da 70 metri. In realtà ho iniziato solo da un anno e mezzo, ma ho voluto realizzare un desiderio che avevo sin da piccolo (un po’ come il fare il ricercatore!). Il mio modello? Eugen Herrigel (Robin Hood sarebbe troppo scontato).

Cinema o letteratura: dacci un titolo e spiegaci perché lo hai scelto
Amo leggere libri fantasy e di fantascienza. Il mio libro preferito è Il Signore degli Anelli, un libro che, letto in fasi diverse della vita, mi ha colpito per aspetti diversi: a 12 anni per l’avventura, a 18 per la costruzione e la complessità dei personaggi, da adulto per la visione cosmogonica dell’autore.

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