Una nuova era per l’Europa: dalle grandi sfide nascono opportunità uniche

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L’Unione Europea è a un bivio. Dalle scelte di oggi dipende il futuro del vecchio continente, che spazia dall’opportunità di dar forma a una nuova era fino al cadere nella frammentazione e nel conflitto. A partire dalla gestione della crisi provocata dal COVID, l’Europa deve ora affrontare congiuntamente le conseguenze della pandemia globale, la crisi climatica e le crescenti turbolenze politiche. Un gruppo di accademici riflette sulle principali sfide economiche e sociali che l’economia europea dovrà affrontare nel contesto post-COVID.

A New Era for Europe”. Carraro et al. 2022

L’Europa si trova di fronte a un cambio di paradigma. Lo evidenziano le conseguenze della pandemia di COVID, la guerra che infuria in Ucraina e la crisi climatica sempre più pressante, resa ancora più evidente dalle evidenze emerse dall’ultimo rapporto del Gruppo di Lavoro II dell’IPCC. Le decisioni politiche di oggi hanno il potenziale di inaugurare una nuova era per l’Europa o, all’opposto, di portare alla divisione, al conflitto e al degrado ambientale. Per intraprendere il giusto percorso, giocano un ruolo fondamentale la ricerca e la comprensione di come le decisioni prese oggi in ambito politico possano influenzare il futuro, anche nel medio e nel lungo termine. E centrale in questo processo è la creazione di scenari in grado di descrivere il mondo di domani sulla base delle decisioni di oggi.

A questo scopo, un rapporto dell’High-Level Group on post-COVID economic and social challenges, il gruppo di alto livello sulle sfide economiche e sociali post-COVID convocato dal Commissario europeo per l’economia Paolo Gentiloni, esamina la possibilità di dare vita a una nuova era per l’Europa e come l’Unione possa sfruttare al meglio la ripresa dalla pandemia, perseguendo allo stesso tempo una crescita sostenibile e promuovendo la stabilità a livello globale.

 

Cosa aspettarsi

È epoca di cambiamento. Il mondo sta subendo profondi sconvolgimenti politici e sociali, che si accompagneranno a cambiamenti nei bisogni, nelle priorità e negli interessi dei cittadini.

A New Era for Europe” osserva come le scelte politiche prese prima e durante la pandemia offrano un’indicazione di ciò che riserva il futuro, fornendo al contempo indicazioni per aiutare l’UE a intraprendere scelte mirate, che facciano tesoro del passato ed evitino la ripetizione di errori commessi in precedenza.

Viviamo una fase di definizione del futuro, in cui le decisioni prese oggi avranno conseguenze durature e potenzialmente irreversibili sul mondo di domani.

La risposta positiva alla crisi legata al COVID, che ha visto l’approvvigionamento congiunto di vaccini e una capacità fiscale congiunta su una scala senza precedenti, dà la sensazione che l’Europa possa essere in grado di rispondere con successo alle prossime sfide.

Per farlo, il primo passo è quello di immaginare un futuro ideale che richiederà una tripla transizione nelle aree del cambiamento climatico, della trasformazione digitale e dell’evoluzione sociale. Una volta delineato questo futuro, dovranno essere articolati i passi necessari per renderlo possibile, applicando una tassazione equa ed efficace, muovendo verso un’European Health Union (Unione della Salute), rafforzando il ruolo dell’Europa nel contesto mondiale e rendendo la governance dell’Unione adatta ai nuovi obiettivi.

E se non si intraprendesse il percorso verso questo futuro ideale? L’alternativa sarebbe la frammentazione, e quello che si delineerebbe sarebbe un futuro in cui i conflitti, come quello che attualmente infuria in Ucraina, diventerebbero più comuni e farebbero precipitare l’UE in ulteriori crisi.

 

Pubblico e privato, un’azione congiunta

Alla base di ogni transizione efficace vi è la comprensione delle sfide finanziarie, politiche e ambientali da affrontare e la formulazione di raccomandazioni che ne garantiscano una gestione sicura.

A questo scopo, occorre anche assicurarsi che il settore privato e quello pubblico lavorino insieme per favorire lo sviluppo di innovazione nei campi green, digitale e sociale.

Esistono molti esempi di queste sinergie nel contesto europeo. Per quanto riguarda le iniziative del settore pubblico, l’UE può attingere alla propria esperienza e al successo del NextGenerationEU. Sul fronte privato, può essere decisivo promuovere gli investimenti rafforzando l’Unione Bancaria, muovendo verso un’Unione dei mercati dei capitali e fornendo incentivi che spingano gli attori privati a preferire investimenti a favore di una transizione climatica.

L’UE, attraverso una combinazione di scelte politiche e meccanismi di mercato, può aiutare il settore privato ad allontanarsi dalle fonti fossili, preferire le energie rinnovabili e le fonti energetiche a basse emissioni di carbonio.

Per quanto riguarda le scelte politiche, si spazia da strumenti come il carbon pricing (dare un prezzo al carbonio), sussidi ben mirati, schemi assicurativi, incentivi per la ricerca e lo sviluppo, e altri tipi di standard e norme di settore.

Guardando alle condizioni di mercato, gli investimenti low-carbon saranno guidati dalla riduzione del costo delle tecnologie – dal fotovoltaico alle batterie – combinata con l’aumento (e con la volatilità) dei prezzi dei combustibili fossili.

Un tema che è ancora una volta critico, data l’impennata subita dai prezzi dell’energia in seguito all’invasione russa dell’Ucraina. “La transizione verde è anche il solo sistema definitivo a disposizione dell’UE per raggiungere la sicurezza energetica, la stabilità dei prezzi e una bolletta energetica più bassa nel lungo periodo”, si legge nel rapporto “A New Era for Europe”.

Nel complesso, la risposta dell’UE alla pandemia può offrire un esempio per la definizione di nuove e future sinergie pubblico-private. E il rafforzamento delle istituzioni e della governance Europea, insieme all’efficienza nella fornitura di beni pubblici, può permettere di affrontare il tema delle disuguaglianze, favorendo maggiore prosperità e resilienza, elementi fondamentali per l’attuazione della tripla transizione.

 

La tripla transizione

Cambiamenti tecnologici, transizione energetica, evoluzione in capitale umano e competenze: la tripla transizione è un processo complesso che ha bisogno di finanziamenti sia pubblici che privati.

Ma questo non significa necessariamente azzerare tutto e ricominciare da capo: anche aggiornare e migliorare gli schemi e le politiche attuali può essere un approccio efficace. Per esempio, un nuovo Patto di Sostenibilità e Crescita (PSC 2.0) – che migliorerebbe l’attuale Patto di Stabilità e Crescita (PSC) – e una versione 2.0 della NextGenerationEU (NGEU) potrebbero assicurare una migliore sostenibilità delle finanze pubbliche di tutti i paesi dell’UE, aumentando la resilienza e aiutando gli Stati membri a rifocalizzare i propri programmi di spesa pubblica per rispecchiare meglio le priorità condivise.

Con la NGEU 2.0 la componente di finanziamento della NGEU continuerebbe ad esistere, mentre la spesa dovrebbe “passare dal sistema temporaneo di trasferimenti a un regime che finanzi solo i progetti che contribuiscono ad aumentare la fornitura di beni pubblici europei”. La caratteristica distintiva della NGEU 2.0 non sarebbe così una ridistribuzione delle finanze pubbliche, ma un miglioramento della loro qualità, concentrando la spesa pubblica per sostenere gli obiettivi strategici più importanti per l’UE, come la tripla transizione.

 

Tre futuri possibili

La capacità di guardare al futuro e di studiare le conseguenze della rosa di azioni possibili è una competenza chiave che il mondo della ricerca continua ad affinare e sulla quale il mondo della politica fa sempre più affidamento nei propri processi decisionali.

Il rapporto “A New Era for Europe” esamina nello specifico gli impatti della pandemia di COVID e le sfide finanziarie, politiche e ambientali che ci attendono, delineando tre scenari possibili, che definisce come: “Nuova Era”, “Business as Usual” e “Frammentazione e Conflitto”.

Nello scenario “Business as Usual” le cose continuano secondo le tendenze attuali, con modesti cambiamenti in termini di spesa sanitaria e di “rinverdimento” dell’economia. Questo scenario è paragonato al periodo successivo alla crisi finanziaria 2002-2008: all’indomani della recessione europea di quel periodo, gli unici cambiamenti fatti nell’UE riguardarono il settore finanziario, senza affrontare in modo significativo l’economia reale. L’equivalente, questa volta, sarebbe implementare solo riforme nell’ambito del settore sanitario senza cogliere l’opportunità offerta dalla pandemia di affrontare altre questioni fondamentali. Continuare con il business as usual non farebbe altro che aggravare problemi di fondo come i cambiamenti climatici, le questioni legate alla globalizzazione e la disuguaglianza economica.

Al contrario, lo scenario “New Era” mostra come la crisi dovuta alla pandemia possa fornire lo slancio per un cambiamento. Questo scenario è paragonato a ciò che avvenne nel primo e nel secondo dopoguerra, quando “un nuovo ordine mondiale fu costruito sulle ceneri del vecchio, con una maggiore giustizia sociale concretizzata nello stato sociale”.

Anche se questo è uno scenario positivo, rimangono aperte alcune questioni sulla compatibilità tra crescita elevata, basse disuguaglianze e basse emissioni di carbonio. Mentre alcuni tecno-ottimisti credono che l’innovazione legata all’affrontare la sfida del clima e la trasformazione digitale saranno sufficienti, i critici indicano la necessità di attuare politiche di crescita limitata o addirittura di decrescita e ritengono che sarà inevitabile dover trovare un compromesso tra crescita economica e sostenibilità ambientale.

Infine, il rapporto descrive un terzo scenario che coinvolge il conflitto e la frammentazione in tutta l’Unione, suggerendo la possibilità dell’emergere di una nuova crisi entro i prossimi dieci anni: “Una crisi diversa, che richiede nuovamente grandi somme di denaro pubblico ed erode ulteriormente la fiducia dei cittadini nei governi, già molto bassa nella maggior parte dei paesi dell’UE amplificata dai social media. Forse una crisi geopolitica con gravi conseguenze economiche. Questo terzo scenario potrebbe anche essere descritto come ‘minaccioso’ o ‘catastrofico’ per le democrazie liberali e per l’integrazione dell’UE”, si legge nel rapporto, in quella che ora suona come una vera e propria premonizione del conflitto che si sta dipanando in Ucraina.

Sia la pandemia che la guerra in Ucraina devono riunire l’Unione e dare un senso di urgenza alla necessità di attuare una tripla transizione nei settori del cambiamento climatico, della trasformazione digitale e dell’evoluzione sociale. Se ci si riuscirà, allora si prospetta una nuova era per l’Europa. In caso contrario, la frammentazione e il conflitto saranno inevitabili.

 

Per maggiori informazioni:

Carraro, C, B Coeuré, O Dhand, B Eichengreen, M C Mills, H Rey, A Sapir and D Schwarzer (2022), A New Era for Europe. How the European Union can make the most of its pandemic recovery, pursue growth and prosperity for all, and establish global leadership, High-Level Group on post-COVID Economic and Social Challenges.

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