Allineare le politiche commerciali agli obiettivi climatici ed economici: la nuova guida per i leader del G7

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Il commercio internazionale è responsabile del 25% delle emissioni globali e la decarbonizzazione è un obiettivo cruciale che i membri del G7 devono affrontare. La Fondazione CMCC e il CMCC-RFF European Institute on Economics and the Environment hanno aderito a una coalizione di istituzioni ed esperti di politiche commerciali e climatiche per lanciare il Consortium for Climate-Aligned Trade (CCAT). Tutti i dettagli sulle sette raccomandazioni del CATT su come i membri del G7 possano stimolare una decarbonizzazione globale più rapida e completa lavorando insieme per sviluppare politiche commerciali in linea con gli obiettivi climatici.

Il Consortium for ClimateAligned Trade (CCAT), una rete di ricercatori appartenenti a una dozzina di think tank leader nella comunità del G7, ha lanciato lo scorso 7 aprile le sue raccomandazioni preliminari ai leader del G7 per supportarli nell’allineare le loro politiche commerciali agli obiettivi climatici ed economici. In un momento in cui i membri del G7 stanno perseguendo nuove politiche industriali e commerciali finalizzate alla decarbonizzazione delle loro economie, queste raccomandazioni identificano azioni capaci di stimolare una decarbonizzazione globale più rapida e completa attraverso la cooperazione.

“Il mondo ha bisogno di un quadro di riferimento per sfruttare il potere della politica commerciale per accelerare l’azione per il clima, assicurandosi allo stesso tempo che le politiche climatiche non danneggino l’economia, i lavoratori o le comunità”, ha dichiarato Nigel Purvis, CEO di Climate Advisers e coordinatore del CCAT. “Crediamo che i leader del G7 debbano impegnarsi a sviluppare un quadro politico per un commercio che sia allineato agli obiettivi climatici prima del 2030” ha continuato Purvis, “perché non farlo potrebbe soffocare il progresso in materia di clima e portare a dannose controversie commerciali”.

I beni scambiati a livello internazionale sono responsabili del 25% delle emissioni globali di gas serra e possono rappresentare un’area importante per stimolare la decarbonizzazione delle economie mondiali. I membri del G7 stanno adottando politiche nazionali e regionali che hanno implicazioni sul clima e sul commercio, come il meccanismo europeo di adeguamento della CO2 alle frontiere (carbon border adjustment), entrato in vigore quest’anno, e le sovvenzioni statunitensi per il clima contenute nell’Inflation Reduction Act approvato dal Congresso lo scorso anno. I disaccordi su queste politiche sono in aumento. Sono necessarie azioni commerciali allineate agli obiettivi climatici per ridurre gli attriti commerciali e accelerare le soluzioni climatiche in questi settori, riducendo al minimo il carbon leakage e accelerando le soluzioni energetiche non inquinanti.

“Fare della riduzione dell’intensità delle emissioni l’obiettivo principale del commercio è fondamentale per consentire ai Paesi di essere flessibili nello sviluppo e nell’attuazione di un insieme di misure efficaci”, ha dichiarato Matt Piotrowski, senior director di Climate Advisers e project leader del CCAT.

Le raccomandazioni del CCAT indicano che la collaborazione tra i membri del G7 può contribuire a spianare la strada alla definizione di un accordo politico più ampio che includa altre nazioni e, in ultima analisi, a un passaggio più rapido a un’economia pulita a livello globale, basata su un commercio libero ed equo. Inoltre, lavorando insieme, i membri del G7 possono ridurre al minimo la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio (carbon leakage, ovvero il trasferimento delle emissioni di gas serra da un Paese all’altro), che rischia di compromettere l’efficacia delle politiche climatiche, di distorcere il commercio e di danneggiare le imprese, i lavoratori e le comunità. L’armonizzazione delle politiche commerciali eviterebbe questi esiti negativi e darebbe al settore privato e agli altri governi la fiducia necessaria per impegnarsi in ulteriori sforzi di decarbonizzazione.

I membri e i consulenti esperti del CCAT hanno condiviso le seguenti dichiarazioni sull’iniziativa e sull’importanza di stabilire un sistema di commercio orientato al clima.

“Mentre i Paesi si affrettano a ristrutturare le loro economie per raggiungere gli obiettivi climatici, i loro sforzi interesseranno in misura crescente i settori ad alte emissioni e a elevato traffico commerciale come l’acciaio, il cemento e l’alluminio. Il G7 ha un ruolo unico da svolgere nel raggiungere un accordo internazionale su ciò che è appropriato e sulle migliori pratiche per i Paesi che attuano politiche climatiche che influiscono sul commercio”, ha dichiarato Aaron Cosbey, Senior Associate dell’International Institute for Sustainable Development (IISD).

“Le attuali regole commerciali devono essere adeguate alle nuove realtà economiche e politiche della transizione a un’economia a zero emissioni. Devono essere eque e il più possibile aperte. Ma devono anche considerare le nuove e legittime preoccupazioni sul carbon leakage, sullo sviluppo industriale verde e sulla sicurezza energetica pulita”, ha dichiarato Oliver Sartor, Senior Advisor di Agora Industry.

“Se il G7 allinea le proprie politiche commerciali agli obiettivi climatici, può aprire la strada verso un futuro sostenibile e ispirare le nazioni non appartenenti al G7 a fare lo stesso” ha affermato Joseph Dellatte, Resident Fellow – Climate, Energy and Environment, Institut Montaigne.

“Il Climate Leadership Council è orgoglioso di unirsi ai principali think tank del G7 nel lancio del Consortium for Climate-Aligned Trade. La cooperazione internazionale sul commercio è essenziale per raggiungere la decarbonizzazione globale e non vediamo l’ora di partecipare all’importante lavoro del CCAT”, ha dichiarato Greg Bertelsen, CEO del Climate Leadership Council.

“Una politica climatica equa e significativa su scala internazionale deve essere sostenuta da una solida base di ricerca. I ricercatori che partecipano al CCAT hanno un’esperienza decennale: è fantastico riunire tutte queste persone e organizzazioni in un’unica stanza per discutere del futuro del clima. Sono conversazioni come queste che inizieranno a spostare l’ago della bilancia. Ma individuare le opzioni politiche efficaci è solo il primo passo; il consenso dei leader del G7 sarà fondamentale per trasformare le raccomandazioni in realtà”, ha dichiarato Ray Kopp, senior fellow di Resources for the Future e direttore dell’International Climate Policy Initiative and Comprehensive Climate Strategies Program.

“Il commercio internazionale offre la possibilità di allineare le ambizioni climatiche globali. Il prossimo G7 in Giappone potrà essere il luogo più adatto per rafforzare un’alleanza di Paesi membri, aperta al resto del mondo, per combinare le politiche climatiche e commerciali, con l’obiettivo di accelerare la decarbonizzazione globale e garantire filiere più sicure e affidabili”, scrivono Massimo Tavoni e Andrea Tilche, del CMCC-RFF European Institute on Economics and the Environment, con sede in Italia.


L’elenco completo delle raccomandazioni del CCAT per i membri del G7 è riportato di seguito:

1. Riaffermare l’impegno del G7 a decarbonizzare i settori industriali e accordarsi per rispettare i tempi dell’Accordo di Parigi. I membri del G7 si sono già impegnati a raggiungere emissioni nette di gas serra pari a zero entro la metà del secolo. Il raggiungimento di questo obiettivo richiederà una rapida e profonda decarbonizzazione delle loro intere economie, compresi i settori industriali ad alta intensità energetica. Nel 2021, i leader del G7 si sono impegnati ad agire per decarbonizzare i loro settori industriali e hanno lanciato la Industrial Decarbonization Agenda (IDA) per promuovere la cooperazione. Nel 2022, i leader del G7 si sono impegnati a lavorare per la creazione di un club del clima, il cui mandato include la decarbonizzazione industriale. Ora, i leader del G7 dovrebbero chiarire che la decarbonizzazione industriale avverrà in tempi sufficientemente rapidi da riuscire a contribuire a contenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 gradi Celsius, e preferibilmente non oltre 1,5 gradi Celsius.

2. Porre la riduzione dell’intensità delle emissioni dei beni commercializzati come obiettivo prioritario delle politiche commerciali in linea con gli obiettivi climatici. Per ottenere una rapida riduzione delle emissioni di gas serra, gli sforzi per decarbonizzare il settore industriale dovrebbero essere rivolti innanzitutto a ridurre le emissioni attribuibili ai beni, compresi quelli scambiati. Nel 2022 i ministri del Clima, dell’Energia e dell’Ambiente hanno convenuto sull’importanza di ridurre l’intensità delle emissioni. Sebbene questo sia stato un positivo passo avanti, non ne hanno fatto l’obiettivo principale della politica commerciale legata al clima. Inoltre, i leader del G7 non hanno mai parlato di come la riduzione dell’intensità delle emissioni di carbonio sia fondamentale per allineare le politiche climatiche e commerciali. Il vertice del G7 di quest’anno offre l’opportunità di correggere queste omissioni. Questo aiuterebbe a concentrare l’attenzione delle politiche sulla misurazione, la rendicontazione e la verifica dei miglioramenti in termini di intensità delle emissioni, anche se i membri del G7 continuano a perseguire mix di politiche climatiche alquanto diversificati.

3. Affermare che le politiche commerciali legate al clima possono essere strumenti utili e appropriati per affrontare la crisi climatica. [1] Tali politiche possono includere meccanismi di adeguamento della CO2 alle frontiere, sussidi per le tecnologie climate-friendly, appalti verdi e altro ancora. Queste politiche commerciali legate al clima sono strumenti a disposizione dei membri per perseguire gli obiettivi climatici. [2] Il G7 non ha mai comunicato questo importante principio e dovrebbe farlo quest’anno.

4. Stabilire un obiettivo temporale per creare un quadro di sostegno reciproco e regolamentato ben prima del 2030 per allineare le politiche commerciali legate al clima. Come primo passo, i membri del G7 dovrebbero accettare di lavorare in coalizioni attraverso un approccio globale dal basso verso l’alto. La decarbonizzazione dei settori industriali diventerà più difficile, se non impossibile, se le nazioni saranno reticenti nell’adottare politiche climatiche forti per timore del carbon leakage. Allo stesso modo, l’adozione di politiche commerciali legate al clima contrastanti e conflittuali potrebbe portare a conflitti commerciali che ridurrebbero l’ambizione climatica, frenando il commercio di beni e servizi sostenibili. Per evitare questi esiti negativi e sviluppare un consenso internazionale su come allineare al meglio il commercio con gli obiettivi climatici, il G7 dovrebbe fissare un obiettivo temporale per lo sviluppo e l’approvazione di un quadro comune per l’allineamento delle politiche commerciali e climatiche. Sulla base degli approcci nazionali, regionali e internazionali esistenti, l’obiettivo dovrebbe essere quello di rendere interoperabili e compatibili i rispettivi sistemi nazionali e regionali. Le differenze con gli altri partner commerciali non dovrebbero impedire al G7 di raggiungere un accordo prima del 2030, soprattutto se non è possibile adottare un approccio più inclusivo entro tale termine. Allo stesso tempo, i membri del G7 dovrebbero sforzarsi di includere le nazioni al di fuori del G7 nell’articolazione di un quadro condiviso.

5. Impegnarsi a trovare un terreno comune e a ridurre le tensioni commerciali quando si incontrano divergenze sulle politiche commerciali legate al clima. Mentre il G7 lavora per creare un quadro condiviso per le politiche commerciali legate al clima, i membri del G7 dovrebbero evitare tensioni commerciali cercando di superare le divergenze attraverso il dialogo ogni qualvolta sia possibile. Questo approccio include il raggiungimento di un accordo sui principi provvisori per i sussidi, gli adeguamenti alle frontiere e gli appalti pubblici verdi. Anche quando le divergenze permangono, i membri del G7 dovrebbero fare il possibile per evitare di inasprire le controversie commerciali o di ricorrere a una revisione internazionale. Gli scontri commerciali rischiano di rallentare l’azione per il clima e di compromettere molti altri interessi comuni del G7.

6. Accettare di collaborare per espandere il commercio di beni e servizi rispettosi del clima in modo da contribuire a creare catene di approvvigionamento resilienti e sicure. Il mondo deve aumentare le ambizioni climatiche, anche incrementando il commercio di beni e servizi ecologici. Il mondo ha anche bisogno di catene di approvvigionamento sicure e resilienti per garantire che disastri naturali, future pandemie e dispute geopolitiche non rallentino la rapida transizione verso un’economia pulita. La condizione più auspicabile è un commercio che, allo stesso tempo, aumenti la disponibilità di beni e servizi eco-compatibili e migliori la resilienza e la sicurezza della catena di approvvigionamento. I membri del G7 dovrebbero impegnarsi a lavorare insieme e con altri, ogniqualvolta sia possibile, per promuovere questi obiettivi comuni.

7. Impegnarsi a collaborare sui dati e sulle questioni tecniche, sia direttamente che attraverso le istituzioni internazionali. In particolare, il G7 dovrebbe impegnarsi a:
– Migliorare la trasparenza, la disponibilità e la qualità dei dati.
– Allineare meglio le definizioni nazionali per le categorie di beni e i metodi di calcolo dell’intensità delle emissioni dei beni.
– Lavorare per creare approcci interoperabili attraverso le politiche commerciali per ridurre il carbonio contenuto nei beni scambiati.


 

[1] Queste politiche dovrebbero essere conformi alle regole internazionali. Il G7 dovrebbe lavorare nel frattempo per raggiungere una comprensione comune dei principi e un quadro globale di sostegno reciproco negli anni a seguire.
[2] L’espressione “politiche commerciali legate al clima” si riferisce qui a qualsiasi politica in cui si intrecciano interessi commerciali e climatici.

 


 

Il Consortium for Climate Aligned Trade (CCAT) è una rete di ricercatori appartenenti a una dozzina di think tank leader nella comunità del G7. La Fondazione CMCC è membro del CCAT. Questi ricercatori vantano una vasta esperienza in materia di politiche climatiche e commerciali. I membri del CCAT sono consapevoli che il raggiungimento degli obiettivi climatici globali dipenderà in gran parte dalla capacità delle politiche commerciali di contribuire alla rapida decarbonizzazione dei settori industriali ad alta intensità energetica, come acciaio, alluminio, prodotti chimici, fertilizzanti e cemento.
Il Consorzio è gestito da Climate Advisers, un’azienda statunitense che si occupa di politiche, analisi e comunicazione per rafforzare l’azione globale per il clima. Il CCAT è sostenuto da sovvenzioni filantropiche, tra cui quella di Breakthrough Energy. https://climatealignedtrade.org/

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