Cambia il clima, cambiano gli oceani: come si mappano gli impatti del clima sulla vita sottomarina

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Uno nuovo studio dipinge un quadro netto e preciso del riscaldamento, dell’acidificazione e della diminuzione dei livelli di ossigeno che stanno distruggendo gli ecosistemi marini. Analizzando indicatori chiave della salute marina in diversi scenari climatici, i ricercatori hanno creato la mappa finora più dettagliata dei cambiamenti degli oceani. Queste informazioni sono cruciali per pianificare e gestire soluzioni sostenibili ed efficaci.

I cambiamenti climatici stanno influenzando la fisica e la biologia degli ecosistemi marini attraverso il riscaldamento, l’acidificazione, la deossigenazione e i cambiamenti nella produttività. Le osservazioni degli oceani globali suggeriscono che questi cambiamenti stanno avvenendo molto più rapidamente del previsto e stanno già danneggiando diverse parti dell’oceano in molti modi.

Per studiare come i cambiamenti climatici influenzano gli habitat marini, le previsioni climatiche devono tener conto di diverse situazioni e spaziare su diverse scale utili per la pianificazione e la gestione. Inoltre, avere vari modelli e scenari è necessario per tener conto delle incertezze.

Un team internazionale di ricercatori ha pubblicato su Scientific Reports uno studio esauriente che offre proiezioni dettagliate degli impatti dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi marini nella regione europea. Questa ricerca indica diverse strade di mitigazione con una risoluzione senza precedenti, incorporando attentamente le relative incertezze. Questi risultati sono essenziali per informare pianificazioni basate sugli ecosistemi e la gestione delle soluzioni basate sulla natura.

Per colmare le lacune esistenti, i ricercatori hanno utilizzato un downsizing statistico sui modelli climatici, esaminando cinque importanti indicatori della salute dell’oceano – temperatura, salinità, pH, ossigeno e clorofilla – nelle acque europee.

Nel contesto del progetto FutureMARES finanziato dall’UE, gli scienziati del CMCC hanno svolto un ruolo cruciale nella progettazione di questo approccio di downsizing, supervisionando la sua implementazione, convalidando i set di dati e valutandone l’incertezza.

In particolare, utilizzando un downsizing statistico dei modelli CMIP6, gli scienziati hanno generato un ensemble climatico ad alta risoluzione, confrontando le loro proiezioni con le osservazioni reali in quattro regioni europee: il Mare del Nord, il Mar Baltico, il Golfo di Biscaglia e il Mar Mediterraneo.

Questo confronto ha rivelato che le previsioni ridimensionate corrispondono bene alle effettive condizioni climatiche tra il 1993 e il 2020. I risultati forniscono valori medi dell’entità del riscaldamento, dell’acidificazione e della deossigenazione in tutte le aree marine che circondano l’Europa continentale, e stimano le incertezze, che possono essere utilizzate per prevedere il successo delle soluzioni basate sulla natura (Nature-based Solutions), come il ripristino degli habitat tra cui le praterie di alghe e il kelp.

“Questo lavoro evidenzia chiaramente le diverse esposizioni alle pressioni dei cambiamenti climatici e sottolinea la necessità di una politica di mitigazione climatica coerente per raggiungere gli obiettivi climatici, che emergono con chiarezza dalla variabilità di base del sistema,” ha detto il ricercatore del CMCC Momme Butenschön, uno degli autori dello studio.

Anche se tutti e tre i fattori di stress – riscaldamento, acidificazione e deossigenazione – sono in aumento nelle proiezioni future in tutti i mari europei, i risultati mostrano che l’intensità di questi trend e l’efficacia di vari approcci di mitigazione differiscono in base allo specifico fattore e alla posizione geografica.

In generale, il trend di crescita dell’acidificazione è il più evidente, con livelli distinti di acidificazione che emergono in intervalli di pochi anni sotto diversi scenari di mitigazione. Al contrario, le variazioni nei livelli di mitigazione del riscaldamento e della deossigenazione diventano evidenti solo nella seconda metà del secolo, principalmente a causa della variabilità naturale e dell’incertezza dei modelli.

Le differenze tra questi tre indicatori mostrano che previsioni dettagliate sugli aspetti fisici e chimici di diverse aree sono necessarie per comprendere come i cambiamenti climatici potrebbero influenzare gli ecosistemi marini a livello regionale e locale.

“Abbiamo sviluppato dati climatici ad alta risoluzione per le acque costiere”, ha detto Trond Kristiansen dell’Istituto Farallon, US, primo autore dello studio, “e ciò ci permette di capire come gli ecosistemi – che forniscono essenziali benefici alle persone – saranno influenzati dai cambiamenti climatici.”

 

Maggiori informazioni:

Kristiansen, T., Butenschön, M. & Peck, M.A. Statistically downscaled CMIP6 ocean variables for European waters. Sci Rep 14, 1209 (2024). https://doi.org/10.1038/s41598-024-51160-1

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