Città a prova di futuro: costruire l’economia circolare

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Dall’importanza dei dati al rispetto dei limiti dei confini del pianeta, dalle strategie di adattamento alla gestione del flusso di materiali. Come le città dei Paesi Bassi e dell’Italia stanno rispondendo ai cambiamenti climatici attraverso l’economia circolare e la resilienza per mantenere un equilibrio tra benessere della popolazione, ambiente ed economia. Un dialogo europeo tra la scienza e le istituzioni, con la presentazione dei casi di studio di Amsterdam e Milano.

Le città occupano solo il 3% della superficie globale, ma ospitano già il 55% della popolazione mondiale, una proporzione che è prevista aumentare al 68% entro il 2050. Le aree urbane consumano più di due terzi dell’energia mondiale e sono responsabili del 75% delle emissioni globali di CO2. Inoltre, con il 90% delle aree urbane del mondo situate sulle coste, le città sono ad alto rischio per alcuni degli impatti più devastanti dei cambiamenti climatici, come l’innalzamento del livello del mare e le potenti tempeste costiere.

Rispondere ai cambiamenti climatici attraverso l’economia circolare e la resilienza è quindi sempre più necessario. Le esperienze di Milano, Amsterdam e Rotterdam – tutte parte della rete C40 cities network – sono state presentate in un webinar co-organizzato dalla Fondazione CMCC e dall’Ambasciata e Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi in Italia, con l’obiettivo di discutere come Italia e Paesi Bassi stiano ripensando le loro città per renderle “a prova di futuro”.

L’adattamento ai cambiamenti climatici è locale

A causa dell’interazione del clima con l’ambiente costruito, le aree urbane soffrono di ondate di calore più intense e di maggiori impatti dovuti a precipitazioni estreme rispetto alle aree rurali. Inoltre, è nelle aree urbane che vivono i più vulnerabili, e le infrastrutture e i servizi presenti nelle città sono importanti non solo per le aree urbane stesse, ma anche per le zone limitrofe. Pertanto, è cruciale che le aree urbane si adattino e costruiscano una resilienza ai cambiamenti climatici.

“Dobbiamo trasformare le aree urbane” ha spiegato Paola Mercogliano, Direttrice della Divisione REMHI alla Fondazione CMCC. “Questo è l’obiettivo della comunità scientifica: dobbiamo costruire strumenti che possano essere utili alle persone, ai politici, alle comunità che vivono nelle città. E’ necessario sottolineare questo punto: l’adattamento è locale, deve essere costruito con la comunità e considerando le caratteristiche specifiche dell’area urbana. Il nostro approccio deve essere a rete, e non possiamo adattarci con successo se consideriamo ogni parte dell’area urbana come uguale alle altre.

Stiamo attualmente sviluppando nuovi modelli climatici in grado di valutare i cambiamenti climatici a scala urbana e suburbana, considerando le caratteristiche dell’area costruita. Possiamo così, ad esempio, dare maggiori informazioni sulle precipitazioni estreme e capire quali zone della città sono le più calde. Tuttavia, è ancora molto difficile per noi preparare piani di adattamento perché non sappiamo dove si trovino le persone che hanno maggiormente bisogno del nostro sostegno. Ci servono più dati sulle infrastrutture, sugli abitanti e sui servizi per diminuire il rischio nelle aree urbane”.

Il modello a ciambella della città di Amsterdam

La visione di Amsterdam di essere “una città prospera, rigenerativa e inclusiva per tutti i cittadini, rispettando i limiti del pianeta” ha fatto sì che la città sia stata la prima ad adottare il modello economico a ciambella, creato dall’economista britannica Kate Raworth. Il modello descrive come società e imprese possano contribuire allo sviluppo economico pur rispettando i limiti del pianeta e della società.

“Lavoriamo insieme a istituti di ricerca, aziende e stakeholder per cercare di misurare a che punto ci troviamo in relazione ai confini sociali ed ecologici, e valutare quali possano essere i passi successivi in termini di politiche per mantenere o migliorare la situazione” ha spiegato Christiaan Norde, Policy Advisor International Affairs della città di Amsterdam.

La Strategia di Resilienza di Milano

Ilaria Giuliani, Deputy Chief Resilience Officer del Comune di Milano, ha evidenziato il processo attraverso il quale è stata realizzata la Strategia di Resilienza della città attraverso un intenso processo di coinvolgimento degli stakeholder, partendo dall’identificazione degli shock e degli stress. “L’aspetto principale del nostro approccio” ha affermato “è il fatto che non stiamo considerando solo i cambiamenti climatici e l’ambiente, ma stiamo considerando gli impatti di queste sfide sulla città, soprattutto sulla popolazione più vulnerabile. Stiamo considerando la loro interazione con gli aspetti sociali ed economici”.

Economia Circolare a Rotterdam

“Le città del futuro dovranno essere in grado di funzionare entro i confini del pianeta, dividendo le risorse in modo giusto ed equo tra tutti gli abitanti” ha spiegato Tamara Streefland, Cities Program Lead a Metabolic. “Siamo ancora lontani da questo traguardo, perché stiamo alimentando le nostre città attraverso un’economia estrattiva, usando molta terra, introducendo risorse attraverso complesse catene di approvvigionamento, e fabbricando queste risorse in prodotti che difficilmente possiamo smaltire. Abbiamo bisogno di trasformare la nostra economia e possiamo farlo cambiando radicalmente il modo in cui progettiamo e pianifichiamo le nostre città e le nostre catene del valore”.

A Rotterdam, ha spiegato Streefland, il processo di costruzione di una roadmap dell’economia circolare è iniziato nel 2017. Grazie alle analisi del flusso dei materiali sono stati identificati i settori chiave in cui intervenire.

 

Il webinar è stato moderato da Antonella Totaro, giornalista di Renewable Matter e introdotto da Désirée Bonis, Ambasciatrice del Regno dei Paesi Bassi in Italia.

 


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