Disastri naturali, un workshop tra prevenzione e adattamento

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Il link tra emissioni antropogeniche e cambiamento climatico non è in discussione all’interno della comunità scientifica, così come non lo è il legame tra la modifica progressiva del clima e l’accentuarsi degli eventi estremi. Negli ultimi decenni, le perdite economiche causate dai disastri naturali hanno subito un notevole aumento, legato alla crescita della popolazione e a quella economica. Con l’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi estremi, nei prossimi decenni le loro conseguenze si aggraveranno se non si agirà sui due fronti della prevenzione e dell’adattamento.

In occasione dell‘International Research Workshop on Economics of Natural Disaster – Bridging Disaster Risk Reduction and Climate Adaptation Efforts and Strategies, ospitato dall’International Center for Climate Governance (ICCG) sull’Isola di San Giorgio Maggiore (Venezia) il 10 e 11 Febbraio 2011, ventuno speaker hanno animato il dibattito sul tema dell’evento, che ha coinvolto quaranta studiosi appartenenti ad istituzioni di rilievo internazionale, tra cui OECD, European Environmental Agency, World Bank.

Il workshop, organizzato da ICCG, FEEM, CMCC, IIASA e promosso da EC DG Research, UNISDR, TWAS ed UNESCO, è stato strutturato in tre sessioni:

  • Sessione 1 (presieduta da Reinhard Mechler, IAASA)- Rischio di disastri naturali: tendenze, costi economici e cambiamenti cruciali
  • Sessione 2 (presieduta da Jaroslav Mysiak, FEEM e CMCC) – Adattamento agli eventi estremi: costi economici e cambiamenti cruciali
  • Sessione 3 (presieduta da Salvano Briceno, UN/ISDR) – Politiche e misure per la riduzione del rischio e per l’adattamento al cambiamento climatico.

Il dibattito proposto ha portato ad un confronto tra due filoni solitamente scollegati: da una parte la valutazione analitica e probabilistica del rischio di disastri naturali di oggi e dall’altra l’adattamento ai futuri disastri naturali ed eventi estremi.

Diversi i temi affrontati. Dalla definizione di “disastro naturale” all’incertezza dei risultati ricavati dalle valutazioni dei danni; dalla necessità della condivisione e omogeneizzazione dei dati all’interno della comunità scientifica a quella dell’individuazione dei giusti strumenti di analisi e modelli; dalle riflessioni sull’importanza della collaborazione tra scienziati e policy maker alle priorità dei finanziamenti della ricerca, finalizzati alla prevenzione o all’adattamento.

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