I costi dei cambiamenti climatici; Carlo Carraro intervistato da Enea webTV

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La situazione italiana, le misure di mitigazione e di adattamento, le energie rinnovabili. Carlo Carraro risponde alle domande di Fabiola Falconieri e Massimo Maffioletti su Enea WebTV

 

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I costi del  cambiamento climatico
I costi del cambiamento climatico sono difficili da stimare perché si tratta di un fenomeno di lungo periodo, non stiamo parlando di eventi che avranno un grande rilievo nel brevissimo termine, cioè nei prossimi dieci venti anni, ma di eventi che solo dopo il 2050 si manifesteranno in modo particolarmente intenso, e inoltre sono costi estremamente variabili nelle varie regioni del globo per cui è difficile parlare  di un costo medio del cambiamento climatico. Ad esempio, nel Rapporto Stern pubblicato nel 2006 si stimava un costo del cambiamento climatico, in assenza di misure di intervento, pari a circa il 5-15% del PIL mondiale, ma questa è una misura aggregata che non dice molto, perché il cambiamento climatico avrà degli effetti probabilmente positivi in alcune regioni del mondo. Possiamo pensare alla Russia e, nel suo complesso, il Canada, che avranno dei benefici. Avranno degli effetti minimi o probabilmente neutri nei Paesi più sviluppati, nelle zone più temperate e sviluppate e avranno degli effetti catastrofici nei Paesi in via di sviluppo. Effetti catastrofici che poi si ripercuoteranno attraverso i mercati finanziari, attraverso  il commercio internazionale anche negli altri Paesi. Quindi è una stima estremamente variabile. Il dato medio potrebbe essere come detto il tra il 5 e il 10 o il 5 e il 15% nel caso peggiore tenendo conte degli impatti oltre il 2100, in questo secolo probabilmente l’impatto non andrà in media oltre  il 2-3% ma la variabilità e quindi le conseguenze disastrose nel zone più vulnerabili del mondo, va tenuta in grande considerazione.

La situazione dell’Italia
L’Italia è una zona di confine e quindi avremo le regioni del nord che saranno sostanzialmente risparmiate, anche perché hanno grandi capacità di adattamento, e le regioni del sud che sono molto più vulnerabili perché sono al confine della regione climatica che subirà le variazioni più rilevanti e lì invece i danni potranno essere più consistenti.

Le misure di mitigazione
Le misure di mitigazione, vale a dire di riduzione delle emissione dei gas ad effetto serra e le misure di adattamento, cioè l’adattamento dei sistemi economici a quello che rimane in termini di cambiamento climatico dopo aver mitigato hanno dei costi che invece  sono più facilmente stimabili, anche perché sono costi di breve termine. Le misure di mitigazione sono misure che dobbiamo prendere oggi o nei prossimi  dieci vent’anni, quindi più facilmente quantificabili. Qui c’è abbastanza consenso perché la gran parte degli studi, centinai di studi ormai a livello mondiale stimano, ancora una volta come media globale, un costo che va tra 1 e il 2% del PIL mondiale in questo secolo, costi più elevati mano, mano che andiamo in là nel tempo.  Allora se confronto questo numero con il valore dei costi del cambiamento climatico pensati prima, tra 1 e il 2% di costo di mitigazione  e tra il 5 e 10% di costo del cambiamento climatico mi accorgo che il costo la mitigazione è sicuramente conveniente, cioè costa molto meno introdurre delle misure di mitigazione piuttosto che subire il cambiamento climatico.

Le misure di adattamento
C’è da dire però che la mitigazione alla quale stiamo pensando non elimina completamente il cambiamento climatico. C’è un cambiamento climatico inevitabile che ci porterà comunque ad avere un incremento della temperatura di circa 2°C rispetto ai valori preindustriali e questo avrà degli impatti negativi. Quindi tenendo conto di questo costo, che è quello dell’adattamento, il costo complessivo potrebbe aggirarsi attorno al 3%. Comunque, in base alle stime che conosciamo oggi, inferiore al costo del danno che il cambiamento climatico può infliggere soprattutto alle regioni più vulnerabili.

Abbiamo bisogno delle energie rinnovabili?
Qui davvero non ci sono incertezze. Abbiamo bisogno, e l’abbiamo fatto in parte nell’ultimo anno e mezzo di misure di stimo alla crescita economica; all’interno di queste misure è fondamentale individuare anche quelle che permettano di garantire la transizione energetica dal sistema dei combustibili fossili a quello delle rinnovabili. E questo anche indipendentemente dal cambiamento climatico, perché prima o poi le fonti fossili si esauriranno, in particolare petrolio e gas, carbone ne abbiamo già un po’ di più, e soprattutto per ragioni di sicurezza energetica, per ragioni strategiche, geopolitiche, in ogni caso questa transizione va gestita e l’occasione dei grandi investimenti necessari per il rilancio della crescita economica è un’occasione da non perdere.

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