
Pubblicata la trentunesima indagine della Qualità della vita del Sole 24. Il rischio climatico, calcolato per l’Italia dalla Fondazione CMCC, tra i criteri utilizzati nella classifica del benessere dei territori.
Dal 1990, l’indagine della Qualità della vita del Sole 24 racconta ogni anno il benessere delle province italiane analizzando indicatori suddivisi in sei macro-categorie tematiche: ricchezza e consumi, affari e lavoro, ambiente e servizi, demografia e salute, giustizia e sicurezza, cultura e tempo libero.
Questa trentunesima edizione ha avuto l’obiettivo di rilevare come la pandemia da COVID-19 abbia impattato in modo differente in diverse aree della penisola, con 25 indicatori – sui 90 utilizzati nell’indagine – scelti proprio per valutare le conseguenze su larga scala del virus. Risultano penalizzati soprattutto il Nord – dove si registra la diffusione più elevata del virus in rapporto alla popolazione residente – e le aree metropolitane più turistiche. “Per il momento sembra che la crisi stia colpendo soprattutto i territori che tradizionalmente occupano la parte più alta della graduatoria ma senza riuscire a trascinarli sul fondo” si legge sul sito ufficiale dell’indagine, dove viene però specificato come i bilanci sull’impatto della pandemia siano ancora prematuri.
Bologna, Bolzano e Trento occupano i primi posti della classifica finale. Inoltre, per ogni macro-categoria, viene proposta una classifica attraverso l’analisi di 15 indicatori. Tra quelli utilizzati per valutare il benessere nel settore “Ambiente e servizi”, emerge l’Indice di Rischio Climatico (CRI). L’indice, elaborato per l’Italia dalla Fondazione CMCC ed incluso nel rapporto Analisi del Rischio, I cambiamenti climatici in Italia (2020) misura il rischio climatico in termini di pericolo, esposizione e sensibilità, oltre alla capacità di adattamento, considerando uno scenario ad emissioni contenute rispetto al periodo di riferimento 1961-1990.
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