Il side-event “Hot spots. Projections and impacts of climate change in the Mediterranean and Caribbean Areas” rappresenta un’azione concreta della coperazione avviata due centri di ricerca: il CMCC e il Centro della Comunità Caraibica per i Cambiamenti Climatici (CCCCC).
Nel 2005 il CCCCC é stato riconosciuto Centro d’Eccellenza dalla Banca Mondiale, da varie agenzie dell’ONU e da diversi governi, permettendo così la sovvenzione da parte del governo italiano. Questa sovvenzione é stata stabilita attraverso un Memorandum of Understanding firmato il 15 Dicembre 2004 a Buenos Aires tra il Ministero italiano dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ed il Centro della Comunità Caraibica per i Cambiamenti Climatici. Nello stesso anno, é stato fondato il CMCC con il supporto del Minstero italiano dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, della Pubblica Istruzione, dell’Università, della Ricerca, dell’Economia e delle Finanze.
Il side-event di Copenhagen é stato introdotto dal dott. Corrado Clini che ha evidenziato il ruolo della collaborazione. In particolare, le analogie e le differenze di queste due aree potrebbero aiutare a comprendere e a disegnare misure opportune per combattere gli effetti del cambiamento climatico.
Tale posizione é stata enfatizzata anche dal dott. Leslie (CCCCC) che ha spiegato il ruolo simbolico dell’evento come punto di riferimento e pietra miliare. Prima di tutto, la cooperazione con l’Italia é un esempio importante di cooperazione istituzionale che riguarda i cambiamenti climatici. Inoltre, la collaborazione che porta all’adattamento al cambiamento climatico e lo sviluppo di programmi congiunti mostra come dovrebbe essere realizzata in generale la cooperazione sul cambiamento climatico. Infine, i paesi caraibici potrebbero imparare da quel che dovrebbe essere implementato nell’area mediterranea.
La vulnerabilità climatica ed economica nei paesi in via di sviluppo é stata analizzata da diverse prospettive.
Il dott. Trotz (CCCCC) ha presentato gli impatti del cambiamento climatico nella regione caraibica. La sostanza é che loro stanno già sperimentando gli effetti del cambiamento climatico con il 2008 che registra una delle più devastanti stagioni di uragani. l’IPCC ha classificato questa regione tra quelle più vulnerabili e gli impatti dei cambiamenti climatici aggraveranno questa vulnerabilità. Il futuro per i Caraibi appare più secco e più caldo, gli uragani diventeranno più intensi, vi saranno più eventi estremi come siccità, alluvioni e relative tensioni. In particolare, si prevedono impatti negativi sulle seguenti aree : agricoltura, innalzamento del livello del mare, risorse idriche, energia rinnovabile, ed utilizzo del territorio.
Per quanto riguarda la valutazione economica, il prof. Carlo Carraro (CMCC) ha parlato della valutazione economica degli impatti dei cambiamenti climatici.
Partendo da due diversi scenari climatici (+ 1,2 e + 3,1 °C per il 2050 rispetto al 2001), il CMCC ha stimato il valore economico dei diversi impatti fisici nella regione mediterranea utilizzando un modello settoriale di equilibrio generale (ICES), che include gli impatti sulla salute, sull’innalzamento del livello del mare, il turismo, l’agricoltura, l’utilizzo dell’energia. Questi impatti incidono sul lavoro e sulla produttività del suolo, sulla domanda di energia, le spese sulla salute ed i flussi di turismo. I maggiori impatti negativi si riscontrano in Africa e nel Sud-Est dell’Asia, mentre alcune regioni sviluppate come il nord Europa potrebbero avere dei benefici dall cambiamento climatico. L’adattamento del mercato é già una prima forma di adattamento al cambiamento climatico: in verità, per tutte le regioni, l’impatto finale sull’economia sarà più basso se comparato agli impatti economici diretti del cambiamento climatico. Ad esempio, in caso di adattamento del mercato agricolo, attraverso i cambiamenti nei relativi prezzi e nella produzione, si possono ridurre gli impatti. Una conclusione simile può essere osservata nel settore della salute e nell’industria del turismo. Ci sono ancora regioni che soffriranno molto nonostante l’adattamento autonomo del mercato. I paesi sviluppati (Europa) possono adattarsi più facilmente delle regioni meno sviluppate (nord Africa e medio Oriente), e pertanto le politiche di adattamento e la cooperazione sull’adattamento giocano ancora un ruolo cruciale.
Infine, il dott. Emanuele Massetti (CMCC) ha presentato la questione della mitigazione per l’area Euro-Mediterranea, includendo Europa, Medio Oriente e Nord Africa (MENA). I risultati sono stati ottenuti utilizzando il modello WITCH. Il MENA ha una popolazione che cresce velocemente, e che supererà quella europea nel 2045. Le emissioni si equivarranno velocemente nei valori assoluti, ma non in quelli pro capite. La stabilizzazione a 535 Co2-eq nel 2100 richiederebbe un picco di emissioni nel 2015 per l’Europa e nel 2025 per il MENA. La riduzione delle emissioni pro-capite dovrà essere invece più veloce in Europa rispetto al MENA. Ma come si possono ridurre le emissioni? La decarbonizzazione del mondo
sviluppato e l’aumento dell’efficienza energetica nei paesi in via di
sviluppo sono possibili soluzioni. In particolare, l’Europa é già
efficiente in termini di utilizzo dell’energia e dovrebbe
perciò ottimizzare la parte che riguarda l’offerta di energia. Al contrario, in MENA ci sono maggiori opportunità per migliorare l’efficienza energetica a causa delle inefficienze esistenti. Gli investimenti aggiuntivi sarebbero dell’ordine di 100 Miliardi per decennio. In verità, rappresenta più una sfida di gestione che una sfida finanziaria. La tecnologia é la risposta chiave per cambiare il mix energeticoattraverso l’adozione di tecnologie già esistenti e investimenti per lo sviluppo di nuove opzioni. Infine, sono essenziali dei segnali stabili e credibili a lungo termine. Una proposta presentata é l’introduzione di una Tassa Globale sul Carbonio in capo ad un sistema cap-and-trade: questo potrebbe portare ad una progressiva decarbonizzazione del mondo, stimolando l’innovazione tecnologica nei paesi sviluppati, e l’aumento dell’efficienza energetica nel mondo in via di sviluppo, e un aumento degli investimenti nelle tecnologie a basso o senza conenuto di carbonio.
La cooperazione tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo come quella stabilita tra CCCCC e CMCC potrebbe essere il punto di partenza nella lotta agli impatti dei cambiamenti climatici.


