Secondo un recente sondaggio realizzato da Eurobarometro, i cittadini dell’Unione europea guardano agli effetti dei cambiamenti climatici come a un problema più serio persino dell’attuale crisi finanziaria.
La ricerca indica senz’ombra di dubbio che la maggioranza degli europei considera i cambiamenti climatici un problema serio, con un 20% che arriva persino a dichiarare di considerare il riscaldamento globale come il problema più grave in assoluto. Dopo povertà, fame, mancanza di acqua potabile, i cambiamenti climatici appaiono come la prima questione con cui dovremo fare i conti in futuro.
I cittadini con il più alto grado d’istruzione, e in particolare gli studenti e i manager (57%), sembrano i più sensibili al tema dei cambiamenti climatici. L’attuale situazione economica preoccupa invece di più i liberi professionisti, i disoccupati e le casalinghe. Anche considerando il profilo socio-demografico dei partecipanti al sondaggio, è possibile rilevare alcune differenze significative: le donne e i giovani sono più propensi a considerare con maggior gravità i cambiamenti climatici dei loro concittadini più anziani (di 55 anni e oltre di età).
Connie Hedegaard, commissario europeo per il clima,vorrebbe innalzare di dieci punti l’obiettivo europeo sulla riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2020, portandolo dal 20 al 30%. Ai giornalisti del Guardian ha dichiarato: “I risultati dell’Eurobarometro sono incoraggianti, e ci indicano chiaramente come i cittadini si aspettino che politici e imprenditori affrontino senza rimandare le sfide poste dai cambiamenti climatici”.
Il sondaggio conferma quindi come i cambiamenti climatici restino un nodo cruciale per gli europei, e mette in luce come la percezione del problema sia sensibilmente aumentata dal precedente sondaggio, condotto prima del summit di Copenhagen sui cambiamenti climatici del 2009. Il numero delle persone che considera i cambiamenti climatici un problema serio, infatti, è salito dal 64% del 2009, al 68% attuale. Su una scala di importanza da 1 a 10, gli europei assegnano ai cambiamenti climatici un punteggio di 7.4 (era di 7.1 nel 2009).
Contrastare i cambiamenti climatici porterà grandi benefici economici: lo credono 8 europei su 10, pari al 78%, convinti che cercare di risolvere il problema gioverà all’economia e creerà nuove opportunità di lavoro. Un bel passo avanti dal 2009, dove solo il 63% la pensava così.
Inoltre, alla domanda “sarebbe d’accordo all’idea di tassare i cittadini soprattutto sulla base del loro consumo di energia”, oltre i due terzi (68%) si dichiarano d’accordo.
Esiste un chiaro legame tra il riconoscimento della serietà del problema rappresentato dai cambiamenti climatici e l’emergere di un senso di responsabilità personale; nonostante ciò, combattere gli effetti dei cambiamenti climatici è ancora considerato compito soprattutto dei governi nazionali, delle autorità dell’Unione Europea, del mondo delle imprese. Solo il 21% dei cittadini dichiara di sentirsi personalmente chiamato in causa. Riciclare la spazzatura domestica, piuttosto in basso nella classifica delle misure utili a ridurre le emissioni di gas serra, è la principale azione intrapresa da questi cittadini responsabili, seguita dall’evitare di acquistare articoli usa e getta e dal preferire prodotti stagionali e a chilometro zero.
L’istantanea che ci lascia l’ultimo Eurobarometro ci racconta che gli Europei sono ottimisti riguardo al futuro. È convinzione diffusa che per il 2050 l’Europa sarà diventata un luogo più amico del clima, con un’economia basata in minima parte sul carbone. Come? Puntando soprattutto su energie rinnovabili ed efficienza energetica, per esempio progettando automobili meno inquinanti e alimentate con maggior efficienza.
Immagine presa dall’album Flickr di Cherrylynx