Nella botte piccola c’è il vino buono

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Intervista di Alessandra Mazzai

Positiva, sempre sorridente e piena di energia. Conosciamo meglio la minuta ed esplosiva Elena Verdolini, la più recente vincitrice della prestigiosa borsa ERC della Divisione SEME, senior scientist all’RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment.

Cosa fai al CMCC?

Lavoro come senior scientist nell’ambito della Divisione Sustainable Earth Modelling Economic e dell’RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment, dove dirigo l’unità dedicata all’innovazione sostenibile. In questa unità, studiamo le questioni relative ai cambiamenti tecnologici e all’innovazione nel contesto dei cambiamenti climatici e dello sviluppo sostenibile.

Quale strada ti ha portato al CMCC?

Più di “cosa” dovrei rispondere “chi” mi ha portato al CMCC. Fu Valentina Bosetti a darmi l’ispirazione per il mio primo lavoro di ricerca. Da quando ho iniziato a lavorare con lei, non ho più lasciato il CMCC.

È il lavoro che sognavi da bambina?

No. Non perché sognavo di fare un altro lavoro, ma semplicemente perché non riuscivo ad immaginarmi da adulta, con un vero lavoro. Dopo la laurea, ho continuato a cercare la strada giusta e alla fine sono diventata una “ricercatrice”. Sono arrivata a questo lavoro relativamente tardi nella vita, ho provato molte altre cose prima… ma dopo tutti questi anni, è chiaramente il lavoro che fa per me!

Qual è stato il momento più importante nella tua carriera al CMCC?

Lo scorso luglio, Lara Aleluja Reis, Laurent Drouet e io eravamo in una accesa discussione su Skype con Massimo Tavoni, il direttore della Divisione, al mio computer. Tutto d’un tratto, noto una notifica dal segretariato dell’ERC (European Research Council). Ero sbalordita: il cuore batteva all’impazzata, letteralmente incapace di leggere o mettere due parole in fila. Lara ha dovuto leggermi la mail ad alta voce (due volte!) perché non riuscivo a capire cosa stava succedendo. Mi aveva invitato per un colloquio. Ovviamente, sono stata presa in giro per mesi per la mia reazione.

Cosa c’è sulla tua scrivania?

Una foto con Massimo, Lara e una pianta – non chiedermi come ci sia entrata – che ci ha fatto ridere molto dopo una lunghissima giornata di lavoro per un project meeting a Berlino. E, naturalmente, una ricca collezione di “opere d’arte” fatte dai miei figli per me.

Com’è cambiata la tua giornata lavorativa a causa del COVID-19?

Ho smesso di fare la pendolare e di incontrare i miei colleghi di persona. Dopo la prima settimana di confusione abbiamo preso il toro per le corna. Abbiamo organizzato riunioni periodiche in remoto, sia con i colleghi più senior che con i più junior, ed elaborato linee guida per il lavoro a distanza. Parliamo molto spesso di lavoro e ricerca, ma per mantenere alto il morale abbiamo anche organizzato una serie di attività sociali online: un allenamento di mezz’ora ogni mattina, lezioni di cucina (sia per bambini che per adulti) nel fine settimana, prendiamo il caffè insieme il giovedì dopo pranzo. Abbiamo perfino fatto aperitivi, giocato a distanza e organizzato una “serata cinema”. Il COVID-19 è una sfida, ma mi ha mostrato ancora una volta che il nostro gruppo è inarrestabile.

Cinema o letteratura?

Anche se mi piacciono entrambi, direi: musica. Amo ascoltare musica (e ballarla) con i miei due figli. Canzoni preferite? Questa settimana sceglierei ACIDA dei Prozac +. L’abbiamo ascoltata di recente. Il più grande, di sei anni, dopo i primi tre accordi mi chiede: “Mamma, dobbiamo pogare?!”. Ovviamente non ci siamo tirati indietro!

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