
Proteggere Venezia: la ricerca lagunare sul clima di CMCC e Università Ca’ Foscari vince il premio Aspen

Premiati a Roma ricercatori di CMCC e Università Ca’ Foscari Venezia per uno studio internazionale sulle più valide misure di gestione del rischio per la città lagunare. Dal team di ricerca internazionale, una rassegna delle soluzioni più innovative per preparare Venezia al suo futuro, rafforzare la resilienza e minimizzare i rischi derivanti da ondate di calore, alluvioni ed altri eventi legati al clima.
Roma, 11 giugno 2025 – Venezia può affrontare le sfide del cambiamento climatico puntando su un approccio innovativo e integrato alla resilienza. A dimostrarlo è la ricerca “Quali priorità dare alle iniziative di resilienza in risposta a calamità naturali nella Città Metropolitana di Venezia”, vincitrice della decima edizione del Premio Aspen Institute Italia 2025 per la collaborazione e la ricerca scientifica tra Italia e Stati Uniti.
Si tratta di uno studio alle frontiere delle scienze ambientali, dell’ingegneria e della climatologia, che propone soluzioni di gestione del rischio efficaci in diversi scenari futuri, tenendo conto dell’elevata incertezza legata al cambiamento climatico e fornisce strumenti per valutare la resilienza delle comunità costiere ai disastri naturali, con una metodologia testata nella città lagunare. La ricerca ha coinvolto un team di ricerca multidisciplinare composto da esperti italiani del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici e dell’Università Ca’ Foscari Venezia, accanto a ricercatori attivi degli Stati Uniti, in particolare dell’Università della Virginia, della Carnegie Mellon University e del Corpo degli Ingegneri dell’Esercito, specializzati in rischio e resilienza ai disastri naturali.
Il sistema costiero della laguna di Venezia è sempre più sotto pressione per effetto dei cambiamenti climatici, aggravati da urbanizzazione, turismo, uso del suolo e dinamiche socioeconomiche. In questo contesto, la ricerca indica che la strategia migliore è quella di utilizzare un portafoglio di misure di gestione del rischio per migliorare la resilienza dell’intero sistema.
Questo insieme di misure dovrebbe includere sia misure di tipo fisico e ingegneristico – come l’adattamento delle strutture di difesa idraulica – per far fronte a eventi intensi e su larga scala, sia di tipo cognitivo e sociale – come l’aggiornamento e l’implementazione di piani e regolamenti – che possono essere abbastanza flessibili da essere efficaci contro un’ampia serie di pericoli climatici.
“Quando parliamo di misure cognitive, informative e sociali, ci riferiamo a strategie che vanno oltre le soluzioni fisiche o strutturali, e che puntano a modificare il modo in cui le persone e le comunità percepiscono, comprendono e reagiscono al rischio,” ha detto Anna Sperotto dell’Università Ca’ Foscari e del CMCC.
Le misure sociali, ad esempio, sono quelle che promuovono una nuova consapevolezza del rischio attraverso educazione e partecipazione dei cittadini; le misure informative, come sistemi di allerta rapidi e diffusi per una risposta efficace agli eventi estremi, sono quelle che garantiscono la diffusione capillare e tempestiva di informazioni rilevanti; e le misure cognitive, includono piani urbanistici aggiornati e soluzioni basate sulla natura per una gestione più sostenibile del territorio.
“Nel caso di Venezia, lo studio dimostra chiaramente che le sole misure fisiche, per quanto necessarie, non bastano ad affrontare l’incertezza dei rischi futuri, soprattutto quando si considerano scenari in cui si potranno verificare diversi eventi in simultanea, come acqua alta e ondate di calore,” aggiunge Sperotto. In questi casi, è fondamentale puntare su misure cognitive e informative, che rendano le comunità più consapevoli e pronte ad agire, adattandosi più efficacemente al cambiamento.”
“Possiamo dire che oggi i risultati della nostra ricerca sono ancora più attuali e rilevanti,” ha detto Andrea Critto, professore all’Università Ca’ Foscari Venezia, Senior Scientist al CMCC e coordinatore della ricerca. “Negli ultimi anni, abbiamo avuto conferme evidenti dell’aumento di frequenza e intensità di eventi estremi legati al clima: la DANA a Valencia, l’emergenza idrica in Catalogna, l’alluvione in Emilia-Romagna sono solo alcuni esempi recenti che mostrano quanto siamo esposti a rischi sempre più diversificati e impattanti. Tutte queste crisi ci dimostrano chiaramente che le sole misure strutturali non bastano più: serve costruire una cultura del rischio diffusa, che prepari le comunità a gestire tutte le fasi del ciclo del rischio, dalla prevenzione alla preparazione, dalla risposta all’adattamento nel lungo termine.”
“Lo studio non si limita al caso specifico di Venezia, ma offre indicazioni preziose per molti altri contesti, urbani e costieri, in cui è necessario bilanciare lo sviluppo economico e sociale con la salvaguardia ambientale. Il valore principale della ricerca sta proprio nel mostrare che un adattamento efficace richiede un cambiamento trasformativo, non solo tecnico, ma anche culturale e istituzionale,” ha detto Igor Linkov, Senior Scientific and Technical Manager at the US Army Engineer Research and Development Center, Adjunct Professor at Carnegie Mellon University and University of Florida, e CMCC fellow.
Nello studio, pubblicato nel 2022, un elemento centrale è stato il coinvolgimento diretto degli stakeholder, non solo come consulenti ma come co-autori del processo. Questo approccio ha permesso di integrare conoscenze scientifiche e pratiche, superare visioni settoriali e costruire strategie di adattamento più efficaci, inclusive e sostenibili nel tempo.
Le prospettive future che emergono da questa ricerca sono molteplici e particolarmente rilevanti in un contesto di crescente complessità e incertezza legata ai cambiamenti climatici. “Ci indica la necessità di evolvere verso approcci multi-rischio e di adattamento trasformativo, capaci di affrontare eventi estremi complessi e senza precedenti,” ha detto Silvia Torresan del CMCC. “Le prospettive future puntano sull’utilizzo di tecnologie emergenti, come intelligenza artificiale e machine learning, per migliorare la comprensione, la previsione e la gestione degli impatti climatici. La direzione è chiara: unire innovazione tecnologica, collaborazione intersettoriale – tra ricerca, enti pubblici e privati – e visione a lungo termine per costruire una resilienza di tipo sistemico.”
Tra gli scienziati autori dello studio premiato figurano sei membri di CMCC e Università Ca’ Foscari: Marta Bonato, Andrea Critto (coordinatore della ricerca), Antonio Marcomini, Beatrice Sambo, Anna Sperotto e Silvia Torresan, insieme al fellow del CMCC Igor Linkov. Lo studio, pubblicato sulla rivista Risk Analysis, è stato condotto nell’ambito del progetto BRIDGE (Building resilience of society to natural disasters: improved methodologies and solutions for Italy and US), “Progetto di Grande Rilevanza” per la cooperazione tra Italia e Stati Uniti, promosso fra il 2019 e il 2022 e finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
La cerimonia di consegna del Premio Aspen Institute Italia si è tenuta l’11 giugno presso la sede di Aspen a Roma, alla presenza di rappresentanti delle istituzioni, della comunità scientifica e del mondo accademico. L’evento è preceduto dal dibattito “Il progresso scientifico per la gestione delle calamità naturali”, con la partecipazione del Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare Sebastiano Musumeci e di altre figure di rilievo, tra cui Giulio Tremonti, Federico Mollicone, Angelo Maria Petroni, Luciano Maiani, Letizia Magaldi, Fabio Florindo e Stefano Pontecorvo.
Il Premio Aspen Institute Italia, istituito nel 2015, valorizza ogni anno una ricerca scientifica congiunta tra Italia e Stati Uniti nel campo delle scienze naturali, teoriche o applicate, come esempio di eccellenza nella cooperazione transatlantica.