Dopo Parigi, il primo piano d’azione per il clima viene dalla Papua Nuova Guinea

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Fonte: Ufficio stampa UNFCCC

Bonn, 29 aprile 2016 – Il Segretariato generale delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici ha creato una nuova pagina sul suo sito web per raccogliere i piani d’azione ufficiali dei diversi Paesi nell’ambito dell’Accordo di Parigi, e il primo dei cosiddetti “Nationally Determined Contributions” (NDCs, “contributi definiti a livello nazionale”) è quello della Papua Nuova Guinea.

Gli NDCs definiscono pubblicamente le azioni per il clima che ciascuna nazione ha intenzione di intraprendere sulla base dell’Accordo di Parigi per contribuite agli sforzi della comunità internazionale per assicurare un futuro sostenibile a tutti gli stati, mantenendo l’innalzamento della temperatura globale al di sotto di 2°C rispetto ai livelli pre-industriali.

“Mi congratulo con la Papua Nuova Guinea per questo primo NDC presentato. Prima della conferenza delle Nazioni Unite sul clima di Parigi, la comunità internazionale aveva già previsto una risposta senza precedenti, con quasi tutte le nazioni della Terra che avevano dichiarato ufficialmente i propri piani d’azione preliminari per affrontare i cambiamenti climatici. Questi piani forniscono una base a partire dalla quale il mondo cercherà di rafforzare nel corso del tempo la propria abilità nel mantenere l’innalzamento della temperatura globale ben al di sotto dei 2°C, se non al di sotto di 1,5°C, e costruire società resilienti. Molto di più è quel che resta ancora da fare, ma gli NDCs nell’ambito dell’Accordo di Parigi rappresentano uno dei prossimi passi chiave insieme all’apertura con la firma dell’Accordo di New York il 22 aprile 2016, destinato a entrare rapidamente in vigore”.

L’Accordo ha inoltre incluso le modalità e i mezzi per fornire un crescente supporto finanziario e tecnologico ai Paesi in via di sviluppo perché possano raggiungere i propri obiettivi climatici definiti a livello nazionale.

Lo scorso dicembre, ben 195 Paesi sotto l’egida della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC – United Nations Framework Convention on Climate Change) hanno tracciato un chiaro percorso verso questo obiettivo alla Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima. Questo vuol dire raggiungere il picco delle emissioni presto – cessando l’attuale incremento annuale delle emissioni – per poi invertire molto rapidamente fino a un determinato valore prima possibile entro questo secolo, quando le emissioni di gas serra saranno riassorbite dall’atmosfera per vie naturali o grazie alla tecnologia.

Prima di Parigi, pressoché tutti questi Paesi hanno presentato quelli che sono stati denominati intended nationally determined contributions (INDCs, “contributi programmati e definiti a livello nazionale”). L’Accordo di Parigi adesso fornisce una base legale per gli INDCs precedentemente comunicati, nella forma di NCDs.

L’impatto degli INDCs, una volta che siano pienamente implementati, dovrebbe già mantenere il mondo attorno a un innalzamento di 3°C – ancora non abbastanza, ma un enorme passo avanti rispetto ai 4° – 5 °C o più verso cui ci saremmo altrimenti diretti, con ogni grado extra in più che avrebbe aggiunto in maniera esponenziale grandi perdite in termine di vite, mezzi di sussistenza e investimenti.

Entro un mese, il segretariato UNFCCC lancerà il nuovo registro ufficiale degli NCDs.

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