Aeroporti sicuri, con l’analisi del rischio climatico

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È uno dei settori chiave per cui i potenziali effetti dei cambiamenti climatici potrebbero essere particolarmente critici. Una nuova metodologia per definire il livello di rischio climatico sulle infrastrutture aeroportuali nelle regioni del Mediterraneo, in uno studio pubblicato su Natural Hazards realizzato con il contributo della Fondazione CMCC.

Se l’aviazione è stata a lungo criticata per essere tra le cause del cambiamento climatico attraverso le sue emissioni di gas serra, l’esigenza di questo settore di adattarsi alle conseguenze dei cambiamenti climatici non è mai stata approfondita o presa in considerazione.
Il settore dell’aviazione è invece particolarmente a rischio per i potenziali effetti dei cambiamenti climatici. Sulla base del rapporto “Challenges of Growth 2013” pubblicato da Eurocontrol (Organizzazione europea per la sicurezza del traffico aereo), i principali rischi dei cambiamenti climatici per il settore in Europa sono legati all’aumento della temperatura, alle precipitazioni intense, alle variazioni dei venti e dei sistemi temporaleschi, agli effetti di innalzamento del livello del mare e storm surges (azione combinata di vento, pressione atmosferica e onde, ndr Eurocontrol 2013). Inoltre, anche se gli impatti sugli aeroporti europei differiscono sulla base dell’area geografica considerata, delle condizioni climatiche e delle caratteristiche locali, i rischi maggiori sono attesi in Europa centrale e meridionale. Gli aeroporti del Mediterraneo, in particolare, devono far fronte a rischi crescenti associati a innalzamento del livello del mare, e a una maggior frequenza di eventi di temperatura e precipitazioni estreme. Tutte queste problematiche richiedono l’implementazione di appropriate valutazioni del rischio e la definizione di strategie di adattamento mirate, ancora piuttosto limitate o assenti per la regione del Mediterraneo.

Uno studio pubblicato di recente su Natural Hazards (tra gli autori, Marta Ellena, ricercatrice della Divisione Modelli Regionali e Impatti Geo-Idrologici – REMHI – alla Fondazione CMCC, e Paola Mercogliano, direttrice di REMHI) presenta un quadro teorico per la valutazione del rischio relativo a temperature e precipitazioni estreme, e innalzamento del livello del mare, con un focus sugli aeroporti del Mediterraneo, identificando le fonti di rischio climatico che potrebbero portare a potenziali impatti sugli aeroporti (qui divisi nelle loro componenti “aeree” e “di terra”). A tal fine, i ricercatori hanno selezionato una serie di indicatori usati per identificare pericolo, esposizione e vulnerabilità. L’applicazione di questi quadri teorici permette di definire il livello di rischio associato a ciascun pericolo, con l’obiettivo di supportare l’identificazione di specifiche misure di adattamento per gli aeroporti mediterranei.

“La metodologia presentata in questo studio rappresenta uno dei primi tentativi di quantificare i rischi per gli aeroporti”, spiega Paola Mercogliano, Direttore della Divisione scientifica REMHI e fra gli autori dell’articolo. “Nel nostro studio proponiamo un approccio che ha come obiettivo quello di definire uno specifico livello di rischio per ogni pericolo (hazard) considerato. I nostri risultati ci mostrano che soprattutto gli aeroporti dell’area mediterranea dovranno affrontare molti rischi legati ai pericoli climatici. Ciononostante, è possibile applicare i quadri teorici illustrati nel nostro studio anche ad altri contesti geografici, interessati dagli stessi rischi.”
Il metodo proposto dai ricercatori vuole pertanto supportare i diversi stakeholder nella realizzazione di analisi del rischio, con l’obiettivo di identificare adeguate strategie di adattamento. Basati su un’analisi della letteratura scientifica disponibile, i quadri teorici sono stati costruiti attraverso l’identificazione di specifici indicatori di pericolo, esposizione e vulnerabilità.

Scendendo nel dettaglio, nel Quadro 1 – Rischio climatico legato a temperature estreme (Framework 1, in figura 2 dell’articolo), gli indici climatici selezionati si basano sulle soglie di temperatura che potrebbero danneggiare le superfici di piste, aree di stazionamento e di parcheggio, o in grado di causare un’interruzione delle normali attività aeroportuali. Le temperature estreme possono inoltre causare una maggiore pressione sui servizi locali, ad esempio acqua ed elettricità per il raffreddamento degli edifici, e problemi tecnici con i radar per il controllo del traffico aereo. Sulla base di queste vulnerabilità per gli aeroporti riportate in letteratura, i ricercatori hanno scelto la sensitività degli indicatori. 

Nel Quadro 2 – Rischio climatico legato a precipitazioni intense (Framework 2, in figura 3 dell’articolo), gli indicatori climatici sono stati scelti sulla base delle soglie di precipitazione che determinano impatti elevati sulle componenti aeroportuali. Gli eventi di precipitazione intensa potrebbero compromettere la capacità di drenaggio degli aeroporti, con un aumento delle inondazioni. La presenza di infrastrutture sotterranee, come parcheggi o diverse aree di accesso, che hanno maggiori probabilità di subire allagamenti, o la presenza di superfici impermeabili, in grado di ridurre la possibilità d’infiltrazioni d’acqua nel suolo, possono rendere un aeroporto più vulnerabile alle precipitazioni intense.

Nel Quadro 3 – Rischio climatico legato all’innalzamento del livello del mare (in figura 4), gli indicatori per innalzamento del livello del mare e storm surge sono stati selezionati per descrivere le inondazioni costiere. Molti aeroporti sono stati costruiti lungo le coste o in pianure alluvionali per facilitare le operazioni di decollo e atterraggio, ma queste aree sono più esposte all’innalzamento del livello del mare e a fenomeni di storm surge. Le inondazioni costiere, così come le alluvioni dovute a fenomeni di precipitazione intensa, possono interessare piste, aree di parcheggio e altre superfici aeroportuali, danneggiare edifici o altre strutture.

Lo studio riporta anche quelle soluzioni che potrebbero essere alla base di adeguate strategie di adattamento per far fronte a questi impatti.
Il rivestimento di piste, aree di rullaggio e altre strutture con materiali resistenti al calore, è fra le soluzioni individuate per far fronte ai danni termici dovuti ad eventi di temperatura estrema. Nelle aree in cui le temperature più elevate possono rappresentare una sfida per il decollo degli aerei, le misure di adattamento includono la costruzione di piste più lunghe o l’esecuzione dei voli intercontinentali la sera quando le temperature si abbassano. L’installazione di tetti e muri ricoperti di vegetazione nelle strutture degli aeroporti, rappresentano eccellenti misure green per mitigare gli effetti delle temperature estreme, risparmiare energia e ridurre il flusso di acqua piovana. Ulteriori benefici ottenuti dall’introduzione di queste soluzioni sono la riduzione del rumore, un miglioramento della qualità dell’aria e dell’estetica degli edifici, come anche benefici sociali, ambientali ed economici.
Per far fronte alle alluvioni, gli aeroporti hanno bisogno di implementare strategie di adattamento consistenti principalmente nella realizzazione di efficienti sistemi di drenaggio così come nello sviluppo di adeguati sistemi di allarme.
Per contenere i rischi associati alle inondazioni costiere, molti aeroporti, specialmente nel nord Europa, hanno portato avanti strategie di adattamento di tipo infrastrutturale e tecnologico o “grigie”, come la costruzione di barriere costiere, piste sopraelevate, ed efficienti sistemi di drenaggio.
Altre misure di adattamento comuni a tutti e tre i quadri sono l’adesione da parte degli aeroporti a iniziative di adattamento con l’obiettivo di acquisire una maggiore consapevolezza del rischio legato agli impatti dei cambiamenti climatici e l’adesione a polizze assicurative per gli eventi estremi, con l’introduzione di strumenti efficaci per la gestione delle perdite e dei danni.

“Il prossimo passo di questo lavoro, sviluppato nell’ambito di un dottorato realizzato in collaborazione con l’università Parthenope di Napoli, sarà l’applicazione di questa metodologia a specifici casi studio”, conclude Paola Mercogliano. “Stiamo pensando in particolare di applicare tali quadri teorici agli aeroporti italiani più esposti ai pericoli climatici analizzati, e ancora quasi del tutto privi di adeguate strategie di adattamento al rischio climatico.”

Per ulteriori informazioni, leggi la versione integrale dell’articolo:
De Vivo, C., Ellena, M., Capozzi, V. et al. Risk assessment framework for Mediterranean airports: a focus on extreme temperatures and precipitations and sea level rise. Nat Hazards (2021). https://doi.org/10.1007/s11069-021-05066-0

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