I cambiamenti climatici minacciano il futuro dell’agricoltura in Europa

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La produzione agricola e di bestiame diminuirà e potrebbe persino dover essere abbandonata in alcune regioni dell’Europa meridionale e del Mediterraneo a causa dei crescenti impatti dei cambiamenti climatici: è quanto si evince dal nuovo studio dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA). Il report, che vede il contributo di tre ricercatrici CMCC, evidenzia come l’adattamento ai cambiamenti climatici debba diventare una priorità assoluta per il settore agricolo dell’Unione Europea, al fine di migliorare la resilienza a eventi estremi come siccità, ondate di calore e inondazioni.

 

Gli impatti negativi dei cambiamenti climatici si stanno già avvertendo in tutta Europa. Eventi meteorologici estremi, come le recenti ondate di calore verificatesi in molte parti del continente, stanno già causando perdite economiche al settore agricolo. I cambiamenti climatici potrebbero anche avere alcuni effetti positivi in futuro, grazie all’allungamento delle stagioni di crescita dei raccolti e a condizioni colturali più adeguate, ma tali effetti saranno più che compensati dall’aumento degli eventi estremi che incideranno negativamente sul settore.

Secondo il rapporto dell’AEA “Climate change adaptation in the agricultural sector in Europe” questi impatti negativi sono destinati ad aumentare, a causa dei cambiamenti climatici. Il rapporto, in linea con i messaggi chiave tratti dal recente rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) su cambiamenti climatici e uso del suolo, esamina le principali sfide che l’agricoltura europea è chiamata ad affrontare e le prospettive per gli anni a venire, fornendo una panoramica di come le politiche europee affrontino il tema dell’adattamento ai cambiamenti climatici e includendo esempi di azioni di adattamento fattibili e di successo.

“I cambiamenti climatici stanno stabilendo nuovi record in tutto il mondo e le conseguenze negative di questo cambiamento stanno già influenzando la produzione agricola in Europa, specialmente nel sud. Nonostante alcuni progressi, il settore deve fare molto di più per adattarvisi, in particolare a livello di singola azienda agricola, e le future politiche dell’UE devono essere progettate in modo da facilitare e accelerare la transizione in questo settore”, ha affermato Hans Bruyninckx, Direttore Esecutivo dell’AEA.

Gli impatti dei cambiamenti climatici hanno portato a raccolti più poveri e a costi di produzione più elevati, incidendo sul prezzo, sulla quantità e sulla qualità dei prodotti agricoli in alcune parti d’Europa. Mentre si prevede che i cambiamenti climatici possano migliorare le condizioni di coltivazione in alcune zone del nord Europa, è vero il contrario per la produttività delle colture nell’Europa meridionale. Secondo le proiezioni, le rese di colture non irrigate come grano, mais e barbabietola da zucchero diminuiranno nell’Europa meridionale fino al 50% entro il 2050. Ciò potrebbe comportare un calo sostanziale del reddito agricolo entro il 2050, con grandi variazioni regionali.

In uno scenario simile, si prevede che i valori dei terreni agricoli possano diminuire di oltre l’80% in alcune parti dell’Europa meridionale entro il 2100, il che potrebbe comportare l’abbandono di tali aree. Anche i modelli commerciali subiranno questi impatti, influenzando a loro volta il reddito agricolo. Secondo il rapporto, sebbene la sicurezza alimentare non sia minacciata in Europa, l’aumento della domanda alimentare mondiale potrebbe esercitare pressioni sui prezzi degli alimenti nei prossimi decenni.

 

L’adattamento a livello di singola azienda agricola

La maggior parte dei paesi membri dell’AEA ha adottato strategie nazionali di adattamento che riconoscono l’agricoltura come settore prioritario, ma solo un numero limitato di essi ha incluso misure di adattamento specifiche per il settore agricolo.

Misure di adattamento a livello di azienda agricola
Fonte: EEA 2019

La strategia di adattamento dell’UE è cruciale per le azioni di adattamento in Europa. Uno dei suoi obiettivi è quello di integrare l’adattamento nell’ambito delle diverse politiche europee, compresa la Politica Agricola Comune (PAC). Tuttavia, l’adattamento a livello di singola azienda agricola spesso non avviene a causa della mancanza di finanziamenti, del sostegno politico all’adattamento, della capacità istituzionale e dell’accesso al know-how per l’adattamento stesso. Il rapporto sottolinea la necessità di maggiori conoscenze, innovazione e sensibilizzazione per migliorare l’efficacia delle misure di adattamento già disponibili, come l’introduzione di colture adattate, migliori tecniche di irrigazione, una gestione mirata dei margini di campo, l’agroforestazione, la diversificazione delle colture e l’agricoltura di precisione (si veda la figura).

Queste misure dovrebbero comportare anche minori emissioni di gas serra e inquinanti atmosferici, una migliore gestione del suolo e delle risorse idriche, contribuendo così a preservare gli ecosistemi locali e la biodiversità. Il report suggerisce inoltre una migliore definizione delle priorità da parte degli stati membri, ad esempio aumentando i finanziamenti alle misure di adattamento attraverso l’attuazione della PAC.

 

L’agricoltura, ancora motore del cambiamento climatico

Il settore agricolo ha un ruolo cruciale da svolgere nella riduzione delle emissioni di gas serra, essendo responsabile di circa il 10% delle emissioni europee, principalmente per le emissioni di metano (CH4) risultanti dalla fermentazione enterica. L’ammoniaca (NH3) e il particolato primario (PM10) sono invece i due inquinanti atmosferici più importanti provenienti dall’agricoltura. Anche se le emissioni di gas ad effetto serra prodotte dall’agricoltura sono diminuite dal 1990, il settore dovrà intensificare gli sforzi per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di mitigazione dell’UE al 2030 e 2050. Per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e di inquinanti atmosferici, l’Europa è chiamata a rimodellare il proprio sistema alimentare e ridurre le emissioni agricole derivanti dai fertilizzanti migliorandone l’uso, dallo stoccaggio del letame migliorandone l’efficienza e dal bestiame attraverso adeguate tecniche di allevamento. Anche il comportamento dei consumatori dovrà cambiare: mangiando meno carne e riducendo gli sprechi alimentari ciascuno può contribuire alla riduzione delle emissioni.

 

La Fondazione CMCC ha contribuito al report nel contesto di ETC/CCA, l’European Topic Centre on Climate Change impacts, vulnerability and Adaptation (ETC/CCA), un consorzio di 15 istituzioni europee finanziato da AEA e coordinato dal CMCC, nella figura della ricercatrice Silvia Medri.

Le ricercatrici CMCC Serena Marras e Valentina Mereu sono tra i lead authors del report “Climate change adaptation in the agriculture sector in Europe”. In particolare, si sono occupate degli impatti fisici dei cambiamenti climatici sul settore agricolo e dell’analisi di alcuni casi studio. Melania Michetti, precedentemente ricercatrice CMCC, ha contribuito con lo studio delle conseguenze economiche dei cambiamenti climatici sull’agricoltura.

 

Scarica il rapporto “Climate change adaptation in the agriculture sector in Europe” – EEA Report No 04/2019, ISSN 1977-8449

Leggi il comunicato stampa dell’AEA

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