Se il crollo del barile frena la lotta ai cambiamenti climatici

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Pubblichiamo un estratto dell’articolo di Riccardo Valentini “Il crollo del barile un fatale boomerang contro la Green Economy?”, apparso sull’edizione online di Huffigton Post il 3 febbraio 2015.

Con il prezzo del petrolio in continua discesa (sotto a 50 dollari a barile) l’entusiasmo si diffonde da più parti ed è facile intuirne le ragioni. I titoli dei giornali che diffondono la buona notizia, annunciando l’alleggerimento delle bollette per i cittadini. I paesi produttori, OPEC in primis, che sperano di assestare un duro colpo agli investitori statunitensi dello ShaleOil, la nuova tecnologia di estrazione che ha reso gli USA indipendenti dal petrolio arabo, ma competitiva solo con un prezzo del petrolio intorno ai 100 dollari. I detrattori di Vladimir Putin che si augurano in questo modo di sconfiggere definitivamente le ambizioni sull’Ucraina della Russia, il cui bilancio pubblico dipende per il 70% dall’esportazione di petrolio e gas ed è oggi proiettata verso una imminente recessione.

Tuttavia “non tutto è oro quel che luccica” e gli scenari sono molto più foschi, soprattutto se pensiamo al fronte delle politiche globali per l’ambiente. Nei giorni della macro operazione della BCE di Mario Draghi viene naturale pensare se il ribasso del prezzo del petrolio non risulti invece un boomerang contro la lotta al riscaldamento globale. L’abbassamento del costo del petrolio complicherebbe non poco la possibilità di raggiungere un accordo entro il 2015 a Parigi per una riduzione globale delle emissioni di gas serra. È come mettere un “big mac” di fronte ad un diabetico. La tentazione di poter disporre del petrolio a basso costo per la produzione di energia può interrompere lo sforzo straordinario delle politiche sulle energie rinnovabili, l’efficienza energetica e la mobilità sostenibile, sforzo che aveva faticosamente consentito di raggiungere un livello di competitività alla pari con le energie fossili. Già negli ultimi mesi in USA, grazie al calo del costo della benzina, è aumentato l’acquisto di veicoli SUV, invertendo cosi un trend contrario faticosamente raggiunto negli ultimi anni. Non si vuole qui gridare al complotto, ma certamente le recenti politiche petrolifere mondiali rischiano di sabotare molti degli sforzi fatti contro la lotta al riscaldamento globale. Non ė da escludere che questa sia una mossa disperata di chi, dopo il negazionismo climatico, sconfitto dalla comunità scientifica, passa direttamente al meccanismo brutale del mercato. Purtroppo nello sfondo aleggiano scenari a dir poco preoccupanti.

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