L’Italia fragile

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La fragilità del territorio italiano, il livello raggiunto nel consumo di suolo e il rischio idrogeologico costituiscono un insieme di criticità che determina una strutturale debolezza economica e una costante fonte di tensione sociale. Fenomeni estremi sono ricorrenti nel nostro paese fin da tempi molto lontani, anche se il cambiamento climatico ci obbliga a confrontarci con frequenze ben diversa e con intensità a cui non eravamo abituati.

Per esaminare i diversi aspetti del problema, è online il nuovo numero monografico di Ecoscienza dedicato al dissesto idrogeologico e ai temi collegati; meteoclimatologia, idrogeologia, modellistica, urbanistica, comunicazione, senza trascurare l’opinione dei protagonisti: dal governo alle Regioni, ai Comuni e agli organi tecnici come la protezione civile, le autorità di bacino, i consorzi di bonifica e la ricerca.

Il CMCC contribuisce alla realizzazione di questo numero con quattro articoli:

  • Integrare i processi di DRM e di adattamento (pp. 38-39), di S. Castellari.
    In Europa i servizi di protezione civile, spesso con le agenzie ambientali, sono le istituzioni che attuano politiche e misure per la gestione del rischio di disastri (disaster risk management, DRM). DRM e l’adattamento ai cambiamenti climatici sono due processi diversi che dovrebbero essere integrati per ottenere i migliori risultati.
  • Scenari climatici sull’Italia per valori estremi (pp. 40-41), di G. Rianna, A. L. Zollo, P. Mercogliano.
    Nella valutazione delle priorità da affrontare sul lungo periodo per la mitigazione del rischio geo-idrologico sono cruciali gli scenari climatici ad alta risoluzione. I modelli climatici regionali permettono, rispetto ai modelli globali, una migliore riproduzione dei valori estremi di precipitazione.
  • Po, come cambiano le piene con il clima che cambia (pp 70-71), di R. Vezzoli, P. Mercogliano, S. Pecora, C. Cacciamani.
    CMCC e ARPA Emilia-Romagna hanno sviluppato simulazioni di tipo climatico-idrologico per il bacino padano, per avere proiezioni sul regime del fiume Po per effetto dei cambiamenti climatici. I risultati forniscono risultati utili per la pianificazione.
  • Impatti economici del dissesto e della messa in sicurezza (pp. 98-99), di J. Mysiak.
    Tra i Paesi dell’Unione europea, l’Italia è prima per entità del danno economico causato dai dissesti naturali. Il danno atteso ogni anno dovuto alle alluvioni ammonta a circa 800 milioni di euro. Il cambiamento climatico peggiorerà la situazione.

Scarica Ecoscienza 3/2015 (pdf), “L’Italia fragile”, il numero monografico sul dissesto idrogeologico e i temi collegati.

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