Bologna e il CLIMA: passato e futuro

  • Nota Metodologica

    L’analisi climatica effettua una rappresentazione di dettaglio del clima attuale ed atteso per le diverse città di interesse avvalendosi di una serie di indicatori comunemente utilizzati in letteratura per caratterizzare il clima e la sua evoluzione sia per quanto attiene i valori medi, quali l’andamento della temperatura e precipitazione su scala annuale e stagionale, sia per quanto riguarda l’andamento dei valori più estremi di queste stesse variabili. I valori estremi sono dei valori assunti dalle variabili di interesse (ad es. precipitazione, temperatura) che differiscono dai valori che essa assume in media sull’area in un periodo di riferimento e che, quindi, hanno una probabilità bassa di occorrenza.

    Nello specifico, gli indicatori più utilizzati per descrivere intensità e frequenza di occorrenza di questi eventi sono quelli definiti dall’ETCCDI; essi sono relativi a diverse variabili atmosferiche, ma quelli maggiormente utilizzati in letteratura riguardano precipitazione e temperatura, e sono molto utili per successivi studi di settore volti a valutare i principali impatti locali del cambiamento climatico su cui si basano le strategie di adattamento (Karl et al. 1999, Peterson et al. 2001). In questo studio vengono analizzati alcuni tra questi indicatori, individuati tra quelli ritenuti più rilevanti a livello urbano. È importante precisare, a tal proposito, che lo studio del clima implica, per definizione, l’utilizzo di lunghe scale temporali; in particolare, la World Meteorological Organization(WMO 2007) stabilisce in 30 anni la lunghezza standard su cui effettuare delle analisi statistiche che possano essere considerate rappresentative del clima di una certa area. Per questo motivo, sia per la descrizione del clima attuale sia per quanto riguarda le variazioni del clima futuro rispetto al clima di riferimento, sono analizzati periodi di lunghezza di almeno 30 anni.

    Entrando nel dettaglio, per quanto riguarda l’analisi del quadro climatico attuale, i diversi indicatori sono calcolati sulla base di dati atmosferici derivanti da una simulazione climatica di reanalisi ad altissima risoluzione spaziale (circa 2 km) prodotta dalla Fondazione CMCC (Raffa et al; 2021)e disponibile sull’Italia per il periodo 1989-2020 . Tale simulazione (di seguito indicata come ERA5-2km) è ottenuta localizzando dinamicamente, con il modello regionale climatico (RCM) COSMO-CLM (Rockel at al. 2008), modello climatico sviluppato dalla CLM Assembly con cui la Fondazione CMCC collabora, la rianalisi ERA5.

    Le reanalisi sono un potentissimo strumento, che, combinando in modo coerente la modellazione numerica con le osservazioni (attraverso l’utilizzo di tecniche di assimilazione dei dati), possono fornire un quadro coerente e consistente del clima attuale.

    ERA5 rappresenta la quinta rianalisi globale prodotta dal Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche a Medio Termine (European Center Medium Weather Forecast, ECMWF) a risoluzione spaziale di circa 31 km. Allo stato attuale fornisce, in operativo, dati dal 1979 ai giorni nostri a risoluzione oraria. Esiste anche un’estensione al 1950 ancora in fase di validazione.

    Per quanto riguarda l’analisi del quadro climatico futuro, sono analizzate le variazioni climatiche attese (per effetto dei cambiamenti climatici di natura antropica) nell’area di studio rispetto ad un clima di riferimento. In questo caso, i diversi indicatori sono calcolati sia sulla base delle proiezioni climatiche al 2100 ad alta risoluzione (circa 8 km) per l’Italia prodotte dalla Fondazione CMCC (Bucchignani et al. 2016; Zollo et al. 2016) attraverso il modello regionale climatico (RCM) COSMO-CLM, considerando gli scenari IPCC RCP4.5 e RCP8.5 sia utilizzando i modelli climatici regionali disponibili nell’ambito del programma EURO-CORDEX alla più alta risoluzione attualmente disponibile: di circa 12 km sull’Europa.

    Maggiori informazioni riguardo l’iniziativa EURO-CORDEX sono disponibili al link http://www.euro-cordex.net. L’utilizzo di tutti i dati disponibili nel programma EURO-CORDEX consente un’analisi della variabilità climatica attraverso usando un approccio multi-model. Vale a dire che, a partire dalle diverse simulazioni disponibili, è possibile stimare il valore della anomalia media (ensemble mean), calcolata mediando i valori di tutte le simulazioni considerate, rispetto alle variabili (temperatura e precipitazione) e agli indicatori di interesse, per i due scenari considerati, e infine valutata l’incertezza associata (Jacob et al. 2020; Kotlarski et al. 2014).

    Tra gli scenari realizzati e resi disponibili dall’Integovernamental Panel on Climate Change (IPCC), ci si è concentrati qui su questi due (RCP4.5 e RCP8.5) in quanto sono gli scenari per i quali, al momento della realizzazione di questo lavoro, sono disponibili le analisi più avanzate. È bene sottolineare che RCP8.5 rappresenta lo scenario più estremo, quello che prevede nessuna iniziativa per ridurre la concentrazione di CO2 in atmosfera e quindi l’innalzamento della temperatura media globale. Si tratta di uno scenario probabilmente non realistico, che però è utile come termine di paragone per analizzare i cambiamenti climatici futuri rispetto all’assenza o meno di politiche di mitigazione. Per praticità e per semplificare la comunicazione, i due scenari sono riportati nel testo delle analisi come “scenario con politiche climatiche” (RCP4.5), e “scenario senza politiche climatiche” (RCP8.5) Per i dati EURO-CORDEX inoltre sono stati considerati 3 scenari IPCC RCP2.6, RCP4.5 ed RCP8.5; tuttavia poiché i modelli disponibili per lo scenario RCP2.6 sono in un numero molto minore (9) rispetto a quelli utilizzati per i rimanenti scenari (18) si è ritenuto, per non considerare analisi con diverso grado di affidabilità di non riportare  i risultati ottenuti con questo scenario.

1989-2020: evoluzione di temperatura e precipitazione

I grafici qui di seguito mostrano anomalie per il periodo 1989-2020, ossia la differenza tra valori annuali e la media del periodo, in riferimento ai valori di temperature medie (espresse in °C) e alla precipitazione annuali (espresse in percentuali).

Per quanto attiene la temperatura si registra un trend di crescita statisticamente significativo. Negli ultimi anni, aumenti significativi della temperatura media annuale rispetto alla media del periodo.

Per le anomalie di precipitazione annuale media, invece, non si  nota un andamento statisticamente significativo: emergono anomalie che però non definiscono una chiara tendenza per la città.

_
Andamento dell’anomalia annuale di temperatura media calcolata rispetto alla temperatura annuale media sul periodo 1989-2020.

_
Andamento dell’anomalia di precipitazione annuale calcolata rispetto alla precipitazione annuale media sul periodo 1989-2020.

1989-2020: andamento degli indicatori climatici

Attraverso gli indicatori climatici si analizzano alcune  specifiche caratteristiche del clima della città.

Gli indicatori qui considerati per quanto riguarda la temperatura sono tre:

Notti calde. Indica il numero di giorni con temperatura minima maggiore di 20°C. Si tratta di un valore molto importante per valutare l’impatto dei cambiamenti climatici sul benessere fisico delle persone.

Giorni molto caldi. Indica il numero di giorni in cui la temperatura massima giornaliera supera i 25°

Questi due indicatori sono importanti per lo studio degli ad impatti dei cambiamenti climatici sulla salute delle persone e sui consumi energetici per il raffrescamento degli ambienti.

Giorni freddi. Il numero dei giorni in cui la temperatura scende sotto 0°C

Dal grafico che riporta l’andamento annuale degli indicatori si vede come le notti calde seguono una crescita nel periodo 1989-2020, mentre gli altri due indicatori non mostrano tendenze significative.

_
Rappresentazione del ciclo annuale (percentuali di giorni al mese) per gli indicatori che nel testo sono descritti come giorni freddi (frost days, FD), notti calde (tropical nights, TR) e giorni molto caldi (summer days, SU) sul periodo 1989-2020.

_
Andamento annuale annuale (percentuali di giorni l’anno) per gli indicatori che nel testo sono descritti come giorni freddi (frost days, FD), notti calde (tropical nights, TR) e giorni molto caldi (summer days, SU) sul periodo 1989-2020.

Per quanto riguarda le precipitazioni, gli indicatori presi in considerazione sono:

Giorni consecutivi senza precipitazioni: percentuale media mensile del numero massimo di giorni consecutivi senza pioggia (ovvero con pioggia inferiore ad 1 mm).

Precipitazioni intense: numero di giorni con precipitazione molto intensa (uguale o superiore a 20mm)

Precipitazioni massime: il valore massimo di precipitazioni in un giorno.

I trend che si evidenziano per gli ultimi trent’anni non risultano statisticamente significativi per gli indicatori di precipitazione.

Gli andamenti medi mensili del numero massimo di giorni consecutivi senza precipitazione (CDD) evidenziano che tale indicatore assume valori più alti nei mesi di Gennaio, Febbraio e Marzo con percentuali fino al 55% del numero medio massimo di giorni consecutivi al mese senza precipitazioni; tuttavia tale valore risulta molto variabile al variare dell’anno (dispersione intorno al valore medio, espressa in termini di deviazione standard, di circa 12 giorni). Nei mesi di Maggio ed Aprile si osserva il valore più basso per questo indice, dell’ordine del 30%, con una variabilità di circa 10 giorni. Tali andamenti sono confermati anche su scala stagionale, in particolare si osserva mediamente un numero massimo di giorni senza precipitazione di circa 24 giorni nella stagione invernale e di circa 20 giorni nelle restanti stagioni. Mediamente su base annuale vengono osservati circa 32 giorni consecutivi senza precipitazione con una dispersione di circa 11 giorni. Diversi lavori di letteratura riportano come l’andamento della lunghezza di periodi senza pioggia possa determinare importanti impatti anche nelle aree urbane per quanto attiene la funzionalità di alcune componenti, tra le quali ad esempio vi sono: approvvigionamento idrico, gestione delle acque reflue, gestione delle aree verdi urbane, popolazione, infrastrutture sanitarie.

_

_

_

Ciclo annuale degli indicatori relativi a precipitazioni intense (R20), massimo numero di giorni consecutivi senza pioggia (CDD), entrambi calcolati in termini di percentuale di giorni al mese, e valori massimi giornalieri di pioggia (RX1day), sul periodo 1989-2020.

_

_

_

Evoluzione annuale degli indicatori relativi a piogge intense (R20) massimo numero di giorni consecutivi senza pioggia (CDD), calcolati entrambi in termini di percentuale di giorni al mese, e valori massimi giornalieri (RX1DAY), sul periodo 1989-2020. 

Scenari climatici per il futuro

Gli scenari climatici elaborati per la presente analisi prendono in considerazione, con orizzonte temporale a fine secolo, la temperatura media stagionale e il (WSDI – Warm Spell Duration Index, indice  rappresentativo delle ondate di calore) su base stagionale. Più nel dettaglio, WSDI indica il numero di giorni in cui la temperatura massima è superiore al 90° percentile della temperatura massima stagionale per almeno 6 giorni consecutivi.

Per quanto attiene il trend di crescita della temperatura media si vede come lo scenario senza politiche climatiche sia quello che riporta incrementi maggiori di circa 6°C in 100 anni (nell’ipotesi di un trend lineare) nella stagione estiva e di 5°C in 100 anni (nell’ipotesi di trend lineare) nella stagione autunnale ed invernale e, infine, di 4°C in 100 anni nella stagione primaverile. Lo scenario con politiche climatiche invece riporta delle variazioni analoghe per tutte le stagioni con incrementi di circa 2°C su 100 anni.


Nei grafici sono riportati i cambiamenti della temperatura media stagionale per i modelli EURO-CORDEX. Il colore rosso è associato allo scenario senza politiche climatiche, il colore blu allo scenario con politiche climatiche. La linea spessa indica l’ensemble mean (la media dei risultati prodotti da diversi modelli) a parità di scenario considerato. L’area colorata rappresenta la deviazione standard, ovvero la dispersione dei modelli che costituiscono l’insieme dei modelli EURO-CORDEX, attorno al valore medio, a parità di scenario.

Per quanto riguarda il trend stagionale atteso del numero di giorni molto caldi (WSDI), si nota in tutti gli scenari una crescita che è più marcata nello scenario senza politiche climatiche si  rispetto allo scenario con politiche climatiche, soprattutto durante la stagione estiva.


Nei grafici sono riportati i cambiamenti dell’indicatore WSDI per i modelli EURO-CORDEX. Il colore rosso è associato allo scenario senza politiche climatiche, il colore blu allo scenario con politiche climatiche. La linea spessa indica l’ensemble mean (la media dei risultati prodotti da diversi modelli) a parità di scenario considerato. L’area colorata rappresenta la deviazione standard, ovvero la dispersione dei modelli che costituiscono l’insieme dei modelli EURO-CORDEX, attorno al valore medio, a parità di scenario.

Per quanto attiene invece il trend di precipitazione, sia per i valori cumulati che per gli estremi su base stagionale, è da considerarsi che esso è un parametro molto complesso da valutare che dipende da molteplici fattori e quindi l’influsso dei cambiamenti climatici risulta meno evidente rispetto a quello che emerge analizzando le tendenze della temperatura. In particolare le variazioni della precipitazione stagionali, sulla base dei modelli EURO-CORDEX, sono caratterizzate da notevole incertezza[1] su tutte le stagioni e per i due scenari considerati (RCP4.5 e RCP8.5), come illustrato nella tabella che segue.

Se si considerano le variazioni stagionali riportati dal singolo modello COSMO CLM, alla risoluzione di 8 km, utilizzando una configurazione ottimizzata sull’Italia, si trovano (variazione per il periodo 2035-2065 rispetto al periodo di riferimento 1981-2010) per lo scenario con politiche climatiche si vede principalmente un aumento delle piogge autunnali ed una diminuzione di quelle estive; mentre per lo scenario senza politiche climatiche un aumento delle piogge nelle stagioni autunnali ed invernali ed una forte diminuzione di quelle estive.


[1] La stima dell’incertezza è rappresentata dalla deviazione standard, che consente di definire un intervallo di variazione intorno al valore medio (Von Trentini et al., 2019). L’analisi dell’incertezza è fondamentale per l’interpretazione dell’indicatore, poiché fornisce una misura del grado di accordo tra i diversi modelli climatici dell’ensemble EURO-CORDEX. In altre parole, quanto più è basso il valore di deviazione standard tanto più sarà elevato il grado di accordo tra i modelli climatici, e viceversa.

Stagione

RCP 4.5

RCP 8.5

Variazione attesa [%]

(media EURO-CORDEX)

Range di

incertezza [%]

Variazione attesa [%]

(media EURO-CORDEX)

Range di

incertezza [%]

Inverno

+3

±7

+4

±12

Primavera

-3

±9

+1

±8

Estate

-11

±14

+1

±17

Autunno

+2

±5

+8

±10

Variazione media attesa sul dominio di interesse come fornito dall’ensemble EURO-CORDEX e relativa stima dell’incertezza, per i due scenari di concentrazione e le diverse stagioni, per l’indicatore PRCPTOT (precipitazione cumulata).


Variazione spaziale dell’anomalia della precipitazione stagionale per il periodo 2036-2065 rispetto al periodo 1981-2010 con il modello COSMO-CLM ad 8 km.


Variazione spaziale dell’anomalia dei massimi di precipitazione giornaliera per stagione, per il periodo 2036-2065 rispetto al periodo 1981-2010 con il modello COSMO-CLM ad 8 km.

Per quanto riguarda gli estremi di precipitazione anche in questo caso si nota una forte incertezza dei modelli dell’ensemble EURO-CORDEX per entrambi gli scenari considerati, come illustrato nella tabella qui di seguito.

Se si considerano i valori riportati dal singolo modello COSMO CLM si trovano, (variazione per il periodo 2036-2065 rispetto al periodo di riferimento 1981-2010) per lo scenario con politiche climatiche, variazioni tendenzialmente positive per i massimi di pioggia giornalieri per tutte le stagioni, variazioni più intense per la stagione autunnale. Per lo scenario senza politiche climatiche viene riportato generalmente un incremento dei massimi di pioggia giornalieri nella stagione invernale e in quella autunnale, più intenso su quest’ultima, ed un decremento per la stagione estiva.

Stagione

RCP 4.5

RCP 8.5

Variazione attesa [%]

(media EURO-CORDEX)

Range di

incertezza [%]

Variazione attesa [%]

(media EURO-CORDEX)

Range di

incertezza [%]

Inverno

+5

±11

+5

±12

Primavera

+1

±10

+7

±9

Estate

-6

±16

+9

±18

Autunno

+7

±12

+11

±12

Variazione media attesa sul dominio di interesse come fornito dall’ensemble EURO-CORDEX e relativa stima dell’incertezza, per i due scenari di concentrazione e le diverse stagioni, per l’indicatore RX1DAY (massima precipitazione giornaliera).

Bologna e il CLIMA: passato e futuro

Paola Mercogliano, Veronica Villani, Mario Raffa, Giuliana Barbato
Tutti gli autori  sono afferenti o affiliati alla Fondazione CMCC – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici

Bologna e gli IMPATTI connessi ai cambiamenti climatici

Gli impatti dei cambiamenti climatici sulla scala urbana per la città di Bologna

La città di Bologna, con i suoi 394.463 abitanti, è la città più popolata dell’Emilia Romagna. Attualmente, il territorio dell’area urbana in questione risulta in una fascia intermedia per consumo di suolo. La quantità di suolo consumato è infatti pari a 4.749 ettari, il quale corrisponde al 33,7% della superficie totale (ISPRA 2019).

Le analisi del profilo climatico locale hanno mostrato come dal 1951 al 2011 sono stati osservati importanti segnali di variabilità climatica sia per le temperature sia per le precipitazioni. Si è infatti potuto osservare un aumento delle ondate di calore, ossia dei giorni consecutivi con temperature massime giornaliere superiori a 33°, e una diminuzione di precipitazioni al suolo per l’inverno e la primavera, con un lieve aumento verso l’autunno (Comune di Bologna, 2016).  Per far fronte ai rischi osservati e attesi derivanti dagli impatti del cambiamento climatico, la città di Bologna ha intrapreso delle azioni concrete nel corso degli ultimi anni.

In data 4 giugno 2014, l’amministrazione Comunale ha votato a favore della proposta di adesione del Comune a “Mayors Adapt”, portando così la città ad essere la prima città italiana ad aderire al programma. Inoltre, dal 2012 al 2015, la città ha preso parte ad un progetto LIFE+ chiamato BLUEAP (Bologna Local Urban Environment Adaptation Plan for a Resilient City), che ha permesso di definire in dettaglio un proprio Piano di Adattamento ai Cambiamenti Climatici nel 2016.

Gli eventi di temperatura estrema e lo stress da calore per la cittadinanza

Fra i diversi paesi del Mediterraneo, l’Italia è il paese con i più alti effetti legati al calore sulla mortalità giornaliera considerando le temperature estive (Guo et al. 2014) e gli effetti del calore sono maggiori nelle grandi aree urbane, come Bologna (WHO 2018). Secondo l’ISTAT, le anomalie di temperatura massima riscontrate nella città di Bologna nel 2018, rispetto al periodo di riferimento 1971-2000, sono state in aumento, con un valore pari a 1.66°C. Un incremento verosimile è stato riportato anche in relazione all’occorrenza del numero di notti tropicali, con un incremento pari a 27.7 nel corso della stagione estiva 2018 rispetto alla media del periodo 1971-2000 (ISTAT 2020). Queste stime sono in linea con quanto riportato all’interno del Piano di Adattamento della città, che evince come dal 1951 al 2011, la tendenza della temperatura sia stata positiva, con incrementi considerevoli soprattutto durante le stagioni estive (Comune di Bologna, 2016). Strettamente legato a questo trend è il verificarsi del fenomeno di Isole di Calore Urbane (UHI) (vedi figura qui di seguito), il quale si diversifica all’interno del contesto urbano in base alle caratteristiche dell’ambiente costruito (Oke 1973). Il punto di partenza per un’adeguata valutazione del rischio per la popolazione, è l’identificazione e la distribuzione dell’intensità delle UHI, determinate dalle caratteristiche dell’ambiente costruito.


Distribuzione dell’intensità delle isole di calore estive notturne all’interno della Città di Bologna. Fonte: https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0127277

L’analisi di questo fenomeno è infatti utile per comprendere a pieno la distribuzione dei pericoli climatici derivanti dal verificarsi di eventi estremi di temperatura – sul periodo storico e futuro. Inoltre, tramite l’analisi di dati notturni derivanti da un confronto tra le stazioni di monitoraggio meteorologico all’interno e vicino all’area urbana di Bologna, Sajani et al. (2008) hanno messo in luce le principali differenze tra i valori derivanti dalle osservazioni delle stazioni meteorologiche. Le temperature minime apparenti delle stazioni rurali erano circa 3.5°C più basse delle stazioni urbane di riferimento (Sajani et al. 2008). A conferma di queste analisi, uno studio condotto dall’Università di Bologna ha dimostrato come l’effetto che  la circolazione dei cosiddetti “driver street canyon” ha all’interno della città può comportare un aumento di temperatura che va dai 2 ai 3°C entro 1-2 km all’interno della città (di Sabatino et al. 2018).

Al fine di fornire una mappa dettagliata sulla distribuzione del rischio da caldo diurno e notturno per la popolazione anziana (campione esposto vulnerabile), chiamato nello studio “Heat-related Elderly Risk Index (HERI)”, Morabito et al. (2015) hanno dimostrato come Bologna sia fra le città italiane con un livello di rischio “molto basso”, pari circa all’83% della copertura superficiale totale (vedi figura qui di seguito a sinistra).


Mappa ad alta risoluzione di rischio da caldo per i soggetti anziani nelle città dell’entroterra. Focus: Bologna (fonte: Morabito et al. 2015)

L’ulteriore sviluppo di studi epidemiologici mirati all’analisi fra il calore e gli effetti sulla salute della popolazione è cruciale per determinare come il rischio sia diversificato all’interno della città di Bologna, anche in base alle diseguaglianze sociali della popolazione residente. In questo contesto, Michelozzi et al. (2006) hanno evidenziato come la variazione percentuale della mortalità giornaliera per un aumento di 1°C sopra la soglia di mortalità minima (MMT) sia stata di +3,2%, in uno studio condotto del 2006. A causa dell’incremento delle temperature riscontrate nella città nel corso degli ultimi anni e dell’incremento previsto di queste ultime secondo gli scenari IPCC, emerge come sia (ancora) necessario svolgere ulteriori studi per determinare (e mappare) sia la diversificazione spaziale del pericolo climatico (ondate di calore e UHI) sia la diversificazione sul territorio del campione esposto, in base alle rispettive caratteristiche di vulnerabilità.

Gli impatti degli eventi di precipitazione estrema

La gestione del reticolo idrografico e dei rischi ad esso connessi è demandata al Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico e al Piano di Gestione del Rischio Alluvioni del Distretto Idrografico del Fiume Po, entrambi di livello sovracomunale. All’interno di tali strumenti normativi, e in ottemperanza alla Direttiva Alluvioni, la Città di Bologna ricade all’interno di un’Area a Rischio Potenziale Significativo (APSFR) relativa al fiume Reno e ai suoi affluenti in destra idraulica (PRGA – Schede di sintesi delle Aree a Rischio Potenziale Significativo (APSFR) regionali nel territorio della Regione Emilia-Romagna).

Secondo quanto riportato nel Piano di Adattamento della Città, elaborato nell’ambito del Progetto Life BLUEAP (LIFE11 ENV/IT/119), il Profilo Climatico prevede un incremento nella frequenza degli eventi di precipitazione estrema, con conseguenti ripercussioni sugli episodi di allagamento che potrebbero dunque aumentare in frequenza ed intensità, e più in generale sul rischio idrogeologico. Ciò è ancora più allarmante se si considera che il territorio comunale presenta aree impermeabilizzate molto estese, con più del 50% del Comune caratterizzato da una risposta idrologica “scarsa” o “molto scarsa”.

Ciononostante, grazie alla struttura della rete di drenaggio di Bologna, molto ramificata e profonda rispetto al piano campagna, che offre una buona protezione contro il rischio idraulico in gran parte della città, le aree soggette a rischio idraulico sono poche e di estensione limitata. Esse riguardano perlopiù le aree di pertinenza di alcuni corsi d’acqua cittadini, nonché alcuni bacini collinari potenzialmente critici per il territorio cittadino. Proprio uno di questi bacini, relativo al torrente Ravone, è stato oggetto di simulazioni idrauliche condotte nell’ambito di un Urban SIS (Urban Sectorial Information Service) di Copernicus Climate Change service (D441.6.1.2 Use case urban flooding: Bologna), che ne dimostrano l’insufficienza in occasione di eventi meteorici eccezionali, avvenuti in passato e più probabili in futuro a causa del cambiamento climatico.

Il servizio WebGIS del Progetto RAINBO (LIFE15CCA/IT/00035), concepito come attuazione del Progetto BLUEAP, include l’individuazione dei punti critici e delle aree esondate in occasione di un largo numero di eventi estremi di precipitazione dal 1981 ad oggi.

La tabella che segue riporta la variazione percentuale attesa, per effetto dei cambiamenti climatici, nella portata giornaliera massima annuale corrispondente a diversi tempi di ritorno e per diversi orizzonti futuri, rispetto al periodo di riferimento 2071-2100, per tre diversi scenari RCP. Tale informazione è fornita dal servizio Copernicus C3S nell’ambito del dataset grigliato Water Quantity Indicators for Europe, con risoluzione spaziale pari a 5 km, ed è il risultato dell’applicazione di un ensemble di modelli climatici Euro-CORDEX e di un ensemble di modelli idrologici (https://cds.climate.copernicus.eu/cdsapp#!/dataset/sis-water -quantity-swicca).

I valori in tabella, ottenuti come media spaziale sul territorio comunale, mostrano una discreta variabilità. A parità di scenario di concentrazione, sotto lo scenario RCP 2.6 le criticità maggiori si riscontrano a breve termine, mentre incrementi di portata significativamente inferiori si osservano sul lungo e soprattutto sul medio periodo. Sotto gli scenari RCP 4.5 e RCP 8.5, le criticità maggiori sono da attendersi sul lungo periodo, con incrementi di portata solo di poco ridotti attesi sul breve periodo, e ancora minori sul medio periodo. A parità di orizzonte temporale, gli incrementi di portata attesi a breve termine si fanno via via meno critici spostandosi dallo scenario RCP 2.6 a RCP 4.5 e RCP 8.5. Sul medio periodo, le maggiori criticità sono attese sotto lo scenario di concentrazione RCP 4.5, seguito da RCP 8.5 e infine da RCP 2.6. Sul lungo periodo, infine, i maggiori incrementi di portata sono da previsti per lo scenario RCP 4.5; valori leggermente meno critici sono attesi sotto RCP 8.5, mentre le criticità sono significativamente inferiori sotto RCP 2.6. Infine, i valori in tabella mostrano che le variazioni in portata estrema più critiche devono attendersi per i periodi di ritorno più alti, sebbene esse risultino significative anche per i tempi di ritorno più bassi. In altre parole, valori di portata estrema già elevati sotto le condizioni di clima odierno sono attesi aumentare sia in magnitudo sia in frequenza.

Scenario

RCP 2.6

RCP 4.5

RCP 8.5

Orizzonte

Temporale

2011-2040

2041-2070

2070-2100

2011-2040

2041-2070

2070-2100

2011-2040

2041-2070

2070-2100

T=2 anni

18.08

15.58

30.42

28.00

30.92

41.75

14.75

15.25

24.50

T=5 anni

47.67

21.42

32.92

46.33

39.33

60.17

26.42

23.58

45.25

T=10 anni

59.00

23.67

33.92

53.00

42.67

67.08

30.58

26.25

52.50

T=50 anni

74.58

26.75

35.83

61.83

47.33

76.25

36.58

30.50

62.42

T=100 anni

78.75

27.67

36.17

64.25

48.83

78.75

38.25

31.58

65.42

Variazione percentuale della portata giornaliera massima annuale per vari periodi di ritorno T e per diversi orizzonti temporali futuri rispetto al periodo di riferimento 1971-2000. I valori sono ottenuti considerando l’ensemble mean, e sono mediati tra diversi modelli idrologici disponibili.

La figura che segue mostra infine il cambiamento percentuale atteso, per effetto dei cambiamenti climatici, nella portata giornaliera massima annuale corrispondente ad un periodo di ritorno di 100 anni per l’orizzonte futuro 2071-2100 e per tre diversi scenari RCP. L’immagine permette di apprezzare una elevata variabilità spaziale della variazione attesa di portata estrema per l’intorno della zona di interesse, che risulta più contenuta all’interno dell’area comunale, dove l’effetto del cambiamento climatico in termini di incremento della portata centennale risulta maggiore sotto lo scenario RCP 4.5, coerentemente con quanto mostrato nella tabella qui sopra per l’orizzonte temporale a lungo termine.


Cambiamento percentuale atteso per l’orizzonte futuro 2071-2100, rispetto al periodo di riferimento 1971-2000, fornito dal dataset Water Quantity Indicators for Europe.

Bologna e gli IMPATTI connessi ai CAMBIAMENTI CLIMATICI

Paola Mercogliano, Roberta Padulano, Marta Ellena
Tutti gli autori  sono afferenti o affiliati alla Fondazione CMCC – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici

Bologna e la sua VALUTAZIONE DEL RISCHIO da cambiamenti climatici

  • Analisi della Valutazione dei Rischi Climatici – Nota Metodologica

    La sezione rischi climatici presenta l’analisi del contesto e delle modalità con cui il governo locale ha condotto la valutazione dei rischi climatici a livello comunale.

    La metodologia applicata nello studio si basa su un più ampio framework[1] (figura 1a) elaborato dal CMCC nell’ambito del Peer Review Programme 2020-2022[2], programma finanziato dalla Commissione Europea (CE) – Direzione Generale European Civil Protection and Humanitarian Aid Operations (DG ECHO). Tale framework, che costituisce un quadro di riferimento esaustivo per condurre un’analisi della gestione del rischio da disastri nel suo complesso, presenta una sezione dedicata alla valutazione dei rischi (figura 1b), intesa come il processo intersettoriale di identificazione, analisi e valutazione dei rischi che insistono sul territorio e che costituisce la base per la definizione di strategie e di piani di riduzione del rischio da disastri e di resilienza.

    [1] Mysiak J, Casartelli V and Torresan S (2021). Revised Peer Review Assessment Framework. Peer review program of the disaster risk management across the countries of the Union Civil Protection Mechanism, 2021-2022

    [2] https://ec.europa.eu/echo/what-we-do/civil-protection/peer-review_en


    Fig.1a – aree di analisi presenti nel quadro di riferimento Peer review assessment framework (Mysiak J, 2021)


    Fig.1b – Sottosezioni di analisi relative all’area di analisi Risk assessment (Mysiak J, 2021)

    Sebbene la valutazione dei rischi considerata nel framework sia riferita a un’analisi di tipo tradizionale, e dunque finalizzata all’individuazione del livello di rischio attuale in riferimento ai diversi pericoli di origine naturale e antropica che insistono sul territorio, è possibile applicare la medesima struttura per condurre l’analisi della valutazione dei rischi in prospettiva climatica.

    L’analisi indaga molteplici aspetti inerenti il processo di valutazione, che vengono visualizzati in figura 1b come diversi spicchi che concorrono alla definizione della valutazione nel suo complesso, vale a dire: quadro normativo e procedurale di riferimento, identificazione dei rischi, analisi dei rischi, valutazione dei rischi, comunicazione dei rischi e capacità di condurre la valutazione dei rischi. Di seguito vengono brevemente sintetizzati i diversi aspetti considerati nell’ambito di ciascun componente.

    L’analisi del quadro normativo e procedurale di riferimento si focalizza sugli aspetti legislativi e istituzionali, indagando le modalità in cui il processo di valutazione dei rischi climatici viene governato e contestualizzato a livello locale. Inoltre, viene approfondito il coinvolgimento delle diverse istituzioni e dei portatori di interesse, distinguendo ruoli e responsabilità nel processo di valutazione dei rischi.

    L’identificazione dei rischi analizza la metodologia con cui sono stati individuati i pericoli rilevanti legati ai cambiamenti climatici e che, di conseguenza, sono oggetto di analisi in termini di localizzazione, quantificazione e valutazione dei potenziali impatti.

    L’analisi dei rischi approfondisce e descrive i metodi che sono stati applicati nell’esame, se possibile distinguendo tra qualitativi, semi-quantitativi – basati su matrice di rischio e indicatori, quantitativi – deterministici e probabilistici. In questo contesto si identificano le tipologie di impatti considerate, tipicamente salute umana, attività economiche, ambiente, impatti di natura socio-politica, e si indaga la modalità e la scala utilizzate per l’aggregazione e la presentazione dei risultati finali.

    La valutazione dei rischi identifica la metodologia applicata per valutare l’accettabilità o meno del livello di rischio ottenuto e la conseguente necessità di definizione, adozione e attuazione di misure di mitigazione e/o di adattamento.

    La comunicazione dei rischi descrive il processo di comunicazione e disseminazione dei risultati dell’intero processo di valutazione ai cittadini, alla società civile, ai decisori politici, alle diverse istituzioni e ai molteplici portatori di interesse. Vengono analizzate le modalità con cui gli scenari di rischio sono resi disponibili, la scala e le metriche utilizzate.

    La sezione inerente le capacità riguarda l’analisi delle risorse amministrative, tecniche e finanziarie disponibili presso l’amministrazione comunale per condurre e supportare la valutazione dei rischi climatici.

    Le informazioni raccolte e analizzate sono state sistematizzate in un documento descrittivo di sintesi, accompagnato da una serie di grafici ottenuti dall’applicazione di una scheda di valutazione. Al fine di sintetizzare i risultati dell’analisi, infatti, si è definito e applicato uno specifico metodo di caratterizzazione degli stessi, mutuando l’approccio utilizzato nella Disaster resilience scorecard for cities[1] nell’ambito della campagna Making Cities Resilient, a cura di UNDRR (United Nations Office for Disaster Risk Reduction).

    Nell’ambito di ciascuna delle sei sotto-sezioni precedentemente descritte sono stati definiti una serie di indici rappresentativi di aspetti chiave analizzati: inquadramento normativo; interistituzionalità e partecipazione di stakeholders; individuazione dei principali pericoli climatici; metodologia di analisi dei rischi climatici, valutazione dei rischi e prioritizzazione degli interventi, informazione e comunicazione al pubblico e disseminazione dei risultati. Per ogni indice è stato definito un criterio di valutazione/caratterizzazione assegnato sulla base delle informazioni presenti nella documentazione analizzata inerente la valutazione dei rischi a livello locale e, qualora possibile, di informazioni raccolte contattando direttamente personale del Comune coinvolto nel processo. I risultati ottenuti sono rappresentati in grafici a radar, che sintetizzano il posizionamento di ogni città relativamente a ciascun indice.

    Risultano, quindi, di immediata individuazione le buone pratiche già in essere e le aree di miglioramento in relazione agli aspetti chiave della valutazione dei rischi climatici a livello locale per ogni città analizzata. Inoltre, viene assicurata la comparabilità del posizionamento delle diverse città sulla base di una metrica comune.

    [1] https://www.unisdr.org/campaign/resilientcities/toolkit/article/disaster-resilience-scorecard-for-cities

Quadro normativo e procedurale di riferimento

Bologna è tra le prime città ad essersi impegnata sul tema della resilienza, aderendo nel 2014 per prima in Italia all’iniziativa Mayors Adapt[1] ed elaborando un Piano locale di adattamento ai cambiamenti climatici, approvato con delibera di Consiglio Comunale n. 289 dell’8 settembre 2015. Il Piano, che include la prima valutazione dei rischi climatici, è il risultato del progetto BLUE AP, Bologna Local Urban Environment Adaptation Plan for a Resilient City, finanziato dal programma LIFE+ (LIFE11 ENV/IT/119) e coordinato dal Comune di Bologna tra il 2012 e il 2015 con il coinvolgimento di Kyoto Club, Ambiente Italia, ARPA Emilia Romagna (Arpae) e il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC). Il progetto si inserisce nell’ambito degli impegni che la città ha assunto sui temi legati ai cambiamenti climatici, tra i quali l’adesione alla già citata iniziativa Mayors Adapt nel giugno 2014, al Patto dei Sindaci nel 2008 che ha portato alla redazione del Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES) nel 2012, e all’adesione al Patto dei Sindaci per il Clima e l’Energia nel 2019. Sempre nel 2019, il Consiglio comunale di Bologna ha approvato la Dichiarazione di emergenza climatica ed ecologica.

Come previsto dal Piano Locale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, le analisi del profilo climatico, dei rischi e delle vulnerabilità sono state aggiornate nel 2018 e costituiscono parte degli approfondimenti condotti in ambito di redazione del nuovo Piano Urbanistico Generale (PUG). Il PUG, adottato dal Consiglio Comunale il 7 dicembre 2020, contiene aspetti importanti legati alla resilienza del territorio e alla mitigazione delle emissioni, tra cui una valutazione dei rischi climatici della città. I risultati delle analisi sono successivamente confluiti nel Piano d’azione per l’energia sostenibile ed il clima (PAESC) , approvato nel mese di aprile 2021, che incorpora i due strumenti del PAES e del Piano di Adattamento BLUE AP.

Il Piano di Adattamento BLUE AP e, in particolare, la valutazione dei rischi climatici, si basano sull’analisi della situazione climatica locale e sulla valutazione degli scenari climatici futuri, elaborati dall’Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia dell’Emilia-Romagna (Arpae) nell’ambito del Profilo Climatico Locale (PCL). I risultati del monitoraggio dello stato di attuazione del Piano, unitamente all’aggiornamento del PCL e delle proiezioni climatiche nel 2018, sono confluiti nel PAESC.

Lo sviluppo del Piano di Adattamento ha coinvolto circa 150 portatori di interesse (stakeholders), tra cui enti pubblici, aziende private, associazioni di categoria e università, che hanno partecipato attivamente a sessioni plenarie e focus groups. Tale coinvolgimento è proseguito nell’ambito dei lavori preparatori del PAESC, riprendendo il dialogo con gli stessi stakeholders già coinvolti nel Piano di Adattamento: sono stati inviati questionari e organizzati incontri virtuali inerenti la gestione delle acque, la fragilità del territorio e l’adattamento ai cambiamenti climatici. L’analisi delle ondate di calore è stata approfondita nel PUG in sinergia con istituti di ricerca e università.

[1] https://www.eumayors.eu/

Identificazione dei rischi

L’identificazione dei rischi principali della città di Bologna si basa sull’analisi della situazione climatica locale e sulla valutazione degli scenari climatici futuri elaborati da Arpae Osservatorio Clima Emilia-Romagna nell’ambito del Profilo Climatico Locale (PCL). I rischi individuati sono: ondate di calore, carenza idrica e dissesto idrogeologico. Il Profilo Climatico Locale, elaborato ai fini della stesura del Piano di Adattamento (2015) nell’ambito del progetto BLUE AP e poi aggiornato nel 2018 in ambito di redazione del Piano Urbanistico Generale (PUG), analizza serie storiche di temperature e di precipitazioni. Tali analisi sono state condotte per il periodo 1961-2018 e descritte attraverso un numero di nove punti di griglia selezionati dal dataset Eraclito[1] definito su tutta la regione Emilia-Romagna con risoluzione di 5x5km (Antolini, 2015). I risultati evidenziano una tendenza al rialzo delle temperature massime e minime annuali (con valori compresi tra 0,5° e 2,5°) dagli anni ’90. A partire dagli anni 2000 si osserva un incremento maggiore della temperatura minima nella stagione estiva e invernale. Questo aumento della temperatura influenza anche i campi estremi, con una diminuzione dei giorni di gelo e un’accentuazione dei giorni di caldo e notti tropicali rispetto al clima di riferimento. Per quanto riguarda le precipitazioni, l’analisi non delinea una tendenza statisticamente significativa, ma suggerisce possibili cambiamenti in atto agli estremi con conseguenti siccità e precipitazioni intense.

Le proiezioni future relative alle temperature (temperatura minima e massima, durata delle ondate di calore[2] estive, notti tropicali estive[3] per il periodo 2021-2050 sono state elaborate tenendo conto dello scenario emissivo intermedio RCP4.5 e applicando una tecnica di regionalizzazione statistica secondo il modello CCAReg (Tomozeiu, 2017), che consente di definire proiezioni climatiche stagionali alla scala d’interesse utilizzando una tecnica di ensemble per diminuire l’incertezza e garantire una maggiore affidabilità delle stime. I risultati evidenziano un probabile incremento medio delle temperature minime e massime compreso tra 1.2°C e 3°C per il periodo 2021-2050 rispetto al periodo di riferimento climatico 1961-1990 e stimano un aumento della durata delle ondate di calore e delle notti tropicali estive di circa due volte rispetto al periodo di riferimento.

Relativamente alle proiezioni per il 2021-2050 delle precipitazioni (precipitazione annua e giorni senza precipitazioni in estate), le analisi completate per il Piano di Adattamento di Bologna mostrano un segnale di diminuzione della quantità delle precipitazioni in tutte le stagioni, più accentuate in estate e suggeriscono il replicarsi di fenomeni di elevata intensità concentrati in brevi intervalli di tempo.

[1] https://dati.arpae.it/dataset/erg5-eraclito. L’Osservatorio Clima ARPAE produce un dataset climatico giornaliero di precipitazioni e temperature (minima e massima) che copre tutto il territorio regionale (Emilia Romagna) dal 1961 ad oggi. I dati sono ottenuti tramite interpolazione spaziale su una griglia regolare a partire dai valori rilevati dalla rete delle stazioni meteorologiche storiche. Il dataset è aggiornato al 2018 ed è la base dell’Atlante Climatico Emilia Romagna. Per la metodologia vedere riferimento 6 in bibliografia.

[2] definita come il numero massimo consecutivo di giorni in cui la temperatura massima supera il 90mo percentile, giornaliero nel periodo climatico 1961-1990

[3] definite come il numero di giorni con temperatura minima superiore a 20°C.

Analisi dei rischi

Ondate di calore

L’analisi più recente e aggiornata del rischio di ondate di calore è stata completata in collaborazione con l’Università di Bologna (Dipartimento di ingegneria Civile, Ambientale, Chimica e dei Materiali – DICAM) nell’ambito del PUG, che approfondisce la vulnerabilità del territorio a temperature estreme tenendo in considerazione il benessere fisico delle persone. L’analisi incrocia i dati di temperatura superficiale e dell’aria acquisiti dal rilevamento satellitare condotto su Bologna nell’estate del 2017 con elementi che descrivono diverse caratteristiche del tessuto urbano, quali grado di copertura vegetale, densità dell’edificato, morfologia e geometria degli spazi. Le immagini termiche[1] sono ottenute dal sensore ASTER con risoluzione di 90 metri, mentre la stima delle superfici coperte da vegetazione è stata elaborata tramite il sensore Sentinel-2 del programma Copernicus[2]. Mediante operazioni di sovrapposizione in ambiente GIS, e dall’interpolazione di quattro parametri temperatura, verde, morfologia e proprietà superficiali, sono state estratte correlazioni a scala di isolato, ottenendo una suddivisione del territorio di Bologna in classi di morfologia climatica (MC), vale a dire porzioni di territorio con caratteristiche omogenee in risposta a incrementi di temperatura estiva. Tale processo ha permesso di evidenziare le situazioni a maggiore vulnerabilità sul territorio comunale. La vulnerabilità ottenuta è stata successivamente messa in relazione con la potenziale perdita del benessere delle persone, ricavando un indice di benessere microclimatico normalizzato (IBMN). In questo modo è elaborata una mappa di fragilità microclimatica che classifica il territorio in 4 classi a morfologia climatica omogenea e fragilità crescente. Si osserva che le aree a più alta fragilità climatica sono sia aree di tipo produttivo-terziario sia residenziale (centro storico), dotate da un’esigua dotazione di verde.

Ai fini della definizione del rischio di ondate di calore, l’analisi condotta per il Piano di Adattamento tiene dei risultati di campagne di misura estive svolte nel 2001 e 2006, condotte per determinare la distribuzione e la

magnitudo dell’isola di calore e il conseguente disagio bioclimatico, così come informare la costruzione di sistemi di allertamento locale per le ondate di calore. La vulnerabilità della popolazione è stata calcolata a scala di sezione censuaria combinando l’analisi percentuale di verde disponibile e la percentuale di popolazione sopra i 65 anni e minore di 4 anni. Inoltre, si considerano i dati medi del reddito pro-capite disponibili per ogni quartiere. I risultati di questa analisi di vulnerabilità sono tavole che danno una indicazione delle aree più a rischio e prioritarie per la predisposizione delle strategie di adattamento climatico.

 

Alluvioni fluviali e allagamenti urbani:

Il rischio di alluvioni è valutato in ottemperanza a quanto prescritto dalla Direttiva Alluvioni (2007/60/CE) e dal suo recepimento in Italia (D.Lgs. 49/2010 e ss.mm.ii.), presentando mappe di pericolosità e di rischio sul reticolo principale e secondario. Nel PUG vengono considerate le aree inondabili del reticolo idrografico principale presenti nel Piano Stralcio di bacino del fiume Reno e nel Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni. La cartografia del Piano di Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA) identifica Aree a Potenziale Rischio Significativo (APSFR), di rango regionale e distrettuale nell’ambito delle quali sono elaborate le mappe di pericolosità e di rischio. Le mappe delle aree inondabili riportano tre scenari di pericolosità: bassa probabilità (P1, aree interessate da scarsa probabilità di alluvioni o di eventi estremi), media probabilità (P2, aree interessate da inondazioni poco frequenti, con tempi di ritorno tra 100 e 200 anni) ed elevata probabilità (P3, aree interessate da alluvioni frequenti, con tempi di ritorno tra 20 e 50 anni). Il rischio di inondazioni considera la presenza di beni in funzione della loro esposizione al pericolo e al danno potenziale. Per l’individuazione del danno atteso sono considerati gli elementi rispetto ai quali possono verificarsi danni ambientali, economici o a persone particolarmente gravi. È stata quindi valutata la vulnerabilità dei nuclei abitati e degli insediamenti industriali.

Le mappe di pericolosità sul reticolo secondario di pianura o di bonifica sono elaborate dalla Regione, che ha individuato le aree potenzialmente allagabili con riferimento a due scenari: alluvioni frequenti (per tempi di ritorno fino a 50 anni) e alluvioni poco frequenti (per tempi di ritorno fino a 200 anni). Il metodo utilizzato è prevalentemente storico-inventariale e ha considerato dati e informazioni sugli eventi avvenuti censiti dai Consorzi di Bonifica successivamente al 1990. A questa tipologia di aree si aggiungono limitate zone individuate mediante modelli idrologico – idraulici e aree delimitate sulla base del giudizio esperto degli enti gestori in relazione alla generale incapacità del reticolo di far fronte ad eventi di precipitazione caratterizzati da tempi di ritorno superiori (in media) a 50 anni. In questo caso di alluvioni poco frequenti, le aree perimetrate coincidono con gran parte dei settori di pianura dei bacini idrografici. Le mappe della pericolosità elaborate non tengono conto della possibilità che si verifichino rotture arginali o malfunzionamenti in gestione delle piene.

Inoltre, un allegato del Piano di Adattamento è dedicato allo studio di simulazione idraulica svolto per il bacino del Ravone. Lo studio utilizza un modello idraulico bidimensionale modello CA2D, sviluppato dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Bologna, che permette di stimare il deflusso a scala di bacino e nella rete di drenaggio in seguito a precipitazioni intense. Sulla base della pluviometria osservata negli ultimi 50 anni sono stati costruiti due scenari di evento: un evento ordinario, paragonabile ad un forte temporale estivo con quantitativi di piogge con tempi di ritorno intorno a 1‐2 anni, produce un innalzamento dei livelli gestibile nel condotto. Il secondo scenario si riferisce ad un evento straordinario, ovvero piogge aventi un tempo di ritorno compreso fra 30 e 50 anni, e mostra una sostanziale inadeguatezza del tratto artificiale del torrente a smaltire il notevole afflusso, presentando una potenziale criticità in questa area.

[1] Selezionate in corrispondenza di episodi significativi di ondate di calore, cioè periodi di superamento dei 30°C di temperatura massima per diversi giorni consecutivi.

[2] https://www.copernicus.eu/it

Valutazione dei rischi

il processo di valutazione dei rischi ha permesso di elaborare una cartografia di riferimento a livello comunale, a supporto della visualizzazione dei diversi fattori di rischio e dell’individuazione di aree caratterizzate da un maggior livello di rischio e, di conseguenza, di identificare e prioritizzare specifiche misure di mitigazione. La città di Bologna, infatti, non ha definito un valore di soglia di rischio accettabile, tuttavia utilizza un approccio virtuoso che considera la valutazione dei rischi quale necessaria e solida base su cui definire strategie e piani di resilienza e adattamento.

In riferimento al rischio di ondate di calore, le mappe di fragilità microclimatica costituiscono uno strumento operativo che permette di evidenziare situazioni di criticità e di definire gli obiettivi di miglioramento da raggiungere, anche attraverso interventi urbanistici di riqualificazione di spazi aperti pubblici finalizzati a mitigare gli incrementi attesi delle temperature estive. Analogamente, le mappe di pericolosità e di rischio di alluvioni identificano le aree prioritarie per la definizione e attuazione di interventi di mitigazione del rischio.

Comunicazione dei rischi

Il Piano di Adattamento della città di Bologna, il PAESC e il PUG, che include la valutazione aggiornata dei rischi climatici, sono documenti pubblici e accessibili dal sito web del Comune di Bologna.

Il percorso di revisione e approvazione del PUG è stato accompagnato da un costante processo di coinvolgimento dei cittadini guidato dalla Fondazione per l’Innovazione Urbana[1]: l’ampia partecipazione della società civile e dei principali rappresentanti e portatori di interesse della città a laboratori tematici e di quartiere ha arricchito e integrato la proposta di Piano. Il Comune considera questo approccio per la consultazione virtuoso e intende consolidarlo nel tempo per renderlo una modalità di ascolto con la quale periodicamente validare, arricchire e implementare le strategie locali previste dal Piano.

Nell’ambito del progetto BLUE AP, si è definita una strategia di comunicazione che si focalizza sulla percezione dei rischi sistemici. La parte di comunicazione social è garantita dal sito internet del progetto e dai social networks, ai quali sono state affiancate attività di tipo formativo e conoscitivo rivolte ai cittadini e alle scuole.  È stata creata un’applicazione web BLUE APP, dove i cittadini possono familiarizzare virtualmente con azioni a favore della salute ambientale della città. Con il progetto BLUE AP è stato predisposto un indirizzo Url per l’aggiornamento automatico dei dati climatici provenienti da Arpa. Si è costituito un geodatabase composto da oltre 60 elementi, in formato shapefile e excel. Per la visualizzazione del database è stata utilizzata la piattaforma web-gis Moka, un CMS (Content Management System) GIS sviluppato dalla Regione Emilia-Romagna in collaborazione con Semenda.

Il progetto RainBo[2], follow-up del progetto BLUE AP ha sviluppato una piattaforma software e un database che comprende diversi tipi di dati territoriali e ambientali e le mappe di pericolosità e vulnerabilità dalle quali è possibile visualizzare le mappe di rischio. Inoltre, il Comune di Bologna sta sviluppando una proposta per un modello di un’assemblea rappresentativa sull’emergenza climatica nell’ambito del PAESC, per promuovere una più ampia partecipazione dei cittadini.

[1] https://www.fondazioneinnovazioneurbana.it/fondazione-innovazione-urbana-home

[2] https://www.rainbolife.eu/

Capacità di valutazione dei rischi

Con la redazione nel 2015 del Piano di Adattamento, che include la prima valutazione dei rischi, Bologna è la città più all’avanguardia per quanto riguarda i temi di adattamento e resilienza, e mostra elevate capacità tecniche e amministrative. Di particolare rilevanza risulta il processo di partecipazione attuato dal Comune, che ha coinvolto la popolazione e diversi stakeholders locali in molteplici incontri focalizzati anche sulla valutazione dei rischi climatici. Inoltre, risulta evidente l’intenzione dell’amministrazione a continuare a promuovere un’ampia collaborazione tramite un percorso di democrazia partecipativa sui temi dell’adattamento e della resilienza. La valutazione dei rischi climatici, inizialmente elaborata per il Piano di Adattamento e successivamente aggiornata, informa i diversi piani le strategie adottate e in corso di definizione, dimostrando l’impegno profuso nell’integrazione dei temi legati ai cambiamenti climatici nelle politiche pubbliche.

_
Posizionamento della città di Bologna in riferimento agli indici rappresentativi delle sezioni analizzate nel presente studio

Bologna e la sua VALUTAZIONE DEL RISCHIO da cambiamenti climatici

Veronica Casartelli(*), Letizia Monteleone(*), Jaroslav Mysiak(*), Elisa Lamesso

Tutti gli autori  sono afferenti o affiliati alla Fondazione CMCC – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici eventuali ulteriori afferenze sono indicate insieme ai nomi degli autori
(*) Università Ca’ Foscari Venezia

Bologna e i suoi STRUMENTI DI ADATTAMENTO ai cambiamenti climatici

Cosa c'è in questa sezione

Qui di seguito si presenta un documento che contiene la descrizione del metodo e dei risultati relativi alla valutazione di alcuni strumenti (strategie, piani, programmi, progetti) delle sei città campione (Bologna, Milano, Napoli, Roma, Torino e Venezia), i quali possono avere un ruolo – esplicito o implicito – nel fronteggiare i rischi climatici. La ricerca è stata svolta tra febbraio e giugno 2021, col supporto di dirigenti e/o responsabili di diversi settori dei comuni considerati.

Il metodo si basa sull’applicazione di quattro criteri per l’analisi di strategie, piani, programmi, progetti, al fine di verificarne i contenuti rispetto al tema dell’adattamento ai cambiamenti climatici. I criteri derivano principalmente da analisi e sintesi della letteratura scientifica e poggiano in parte sui contenuti della Strategia europea (European Commission, 2013) e nazionale (MEPLS, 2015) di adattamento ai cambiamenti climatici (Tabella 1). I quattro criteri consentono potenzialmente di applicare il metodo a diverse scale e in diversi contesti territoriali (Ledda et al., 2021).

Per ciascuna città sono state prodotte delle schede infografiche di sintesi dei principali strumenti di cui la città dispone per fronteggiare i rischi climatici. Per ogni strumento sono indicati il riferimento temporale, i principali rischi climatici a cui lo strumento risponde e gli obiettivi di adattamento. Infine sono riassunte le principali azioni di adattamento su cui la città sta investendo/intende investire maggiormente, seguendo la seguente classificazione in categorie di azioni proposta dall’IPCC.

STRUMENTI DI ADATTAMENTO ai cambiamenti climatici in sei città italiane

Antonio Ledda(*), Vittorio Serra(*), Maria Grazia Gavina Ruiu(*), Valentina Bacciu(**), Serena Marras(*), Valentina Mereu

Tutti gli autori  sono afferenti o affiliati alla Fondazione CMCC – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici eventuali ulteriori afferenze sono indicate insieme ai nomi degli autori
(*) Università di Sassari, (**) CNR-Istituto per la BioEconomia

DOWNLOAD

BOLOGNA IN SINTESI

Scarica l'infografica del Report per la città di Bologna

Clima Bologna

Start typing and press Enter to search

Shopping Cart