Napoli e il CLIMA: passato e futuro

  • Nota Metodologica

    L’analisi climatica effettua una rappresentazione di dettaglio del clima attuale ed atteso per le diverse città di interesse avvalendosi di una serie di indicatori comunemente utilizzati in letteratura per caratterizzare il clima e la sua evoluzione sia per quanto attiene i valori medi, quali l’andamento della temperatura e precipitazione su scala annuale e stagionale, sia per quanto riguarda l’andamento dei valori più estremi di queste stesse variabili. I valori estremi sono dei valori assunti dalle variabili di interesse (ad es. precipitazione, temperatura) che differiscono dai valori che essa assume in media sull’area in un periodo di riferimento e che, quindi, hanno una probabilità bassa di occorrenza.

    Nello specifico, gli indicatori più utilizzati per descrivere intensità e frequenza di occorrenza di questi eventi sono quelli definiti dall’ETCCDI; essi sono relativi a diverse variabili atmosferiche, ma quelli maggiormente utilizzati in letteratura riguardano precipitazione e temperatura, e sono molto utili per successivi studi di settore volti a valutare i principali impatti locali del cambiamento climatico su cui si basano le strategie di adattamento (Karl et al. 1999, Peterson et al. 2001). In questo studio vengono analizzati alcuni tra questi indicatori, individuati tra quelli ritenuti più rilevanti a livello urbano. È importante precisare, a tal proposito, che lo studio del clima implica, per definizione, l’utilizzo di lunghe scale temporali; in particolare, la World Meteorological Organization(WMO 2007) stabilisce in 30 anni la lunghezza standard su cui effettuare delle analisi statistiche che possano essere considerate rappresentative del clima di una certa area. Per questo motivo, sia per la descrizione del clima attuale sia per quanto riguarda le variazioni del clima futuro rispetto al clima di riferimento, sono analizzati periodi di lunghezza di almeno 30 anni.

    Entrando nel dettaglio, per quanto riguarda l’analisi del quadro climatico attuale, i diversi indicatori sono calcolati sulla base di dati atmosferici derivanti da una simulazione climatica di reanalisi ad altissima risoluzione spaziale (circa 2 km) prodotta dalla Fondazione CMCC (Raffa et al; 2021)e disponibile sull’Italia per il periodo 1989-2020 . Tale simulazione (di seguito indicata come ERA5-2km) è ottenuta localizzando dinamicamente, con il modello regionale climatico (RCM) COSMO-CLM (Rockel at al. 2008), modello climatico sviluppato dalla CLM Assembly con cui la Fondazione CMCC collabora, la rianalisi ERA5.

    Le reanalisi sono un potentissimo strumento, che, combinando in modo coerente la modellazione numerica con le osservazioni (attraverso l’utilizzo di tecniche di assimilazione dei dati), possono fornire un quadro coerente e consistente del clima attuale.

    ERA5 rappresenta la quinta rianalisi globale prodotta dal Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche a Medio Termine (European Center Medium Weather Forecast, ECMWF) a risoluzione spaziale di circa 31 km. Allo stato attuale fornisce, in operativo, dati dal 1979 ai giorni nostri a risoluzione oraria. Esiste anche un’estensione al 1950 ancora in fase di validazione.

    Per quanto riguarda l’analisi del quadro climatico futuro, sono analizzate le variazioni climatiche attese (per effetto dei cambiamenti climatici di natura antropica) nell’area di studio rispetto ad un clima di riferimento. In questo caso, i diversi indicatori sono calcolati sia sulla base delle proiezioni climatiche al 2100 ad alta risoluzione (circa 8 km) per l’Italia prodotte dalla Fondazione CMCC (Bucchignani et al. 2016; Zollo et al. 2016) attraverso il modello regionale climatico (RCM) COSMO-CLM, considerando gli scenari IPCC RCP4.5 e RCP8.5 sia utilizzando i modelli climatici regionali disponibili nell’ambito del programma EURO-CORDEX alla più alta risoluzione attualmente disponibile: di circa 12 km sull’Europa.

    Maggiori informazioni riguardo l’iniziativa EURO-CORDEX sono disponibili al link http://www.euro-cordex.net. L’utilizzo di tutti i dati disponibili nel programma EURO-CORDEX consente un’analisi della variabilità climatica attraverso usando un approccio multi-model. Vale a dire che, a partire dalle diverse simulazioni disponibili, è possibile stimare il valore della anomalia media (ensemble mean), calcolata mediando i valori di tutte le simulazioni considerate, rispetto alle variabili (temperatura e precipitazione) e agli indicatori di interesse, per i due scenari considerati, e infine valutata l’incertezza associata (Jacob et al. 2020; Kotlarski et al. 2014).

    Tra gli scenari realizzati e resi disponibili dall’Integovernamental Panel on Climate Change (IPCC), ci si è concentrati qui su questi due (RCP4.5 e RCP8.5) in quanto sono gli scenari per i quali, al momento della realizzazione di questo lavoro, sono disponibili le analisi più avanzate. È bene sottolineare che RCP8.5 rappresenta lo scenario più estremo, quello che prevede nessuna iniziativa per ridurre la concentrazione di CO2 in atmosfera e quindi l’innalzamento della temperatura media globale. Si tratta di uno scenario probabilmente non realistico, che però è utile come termine di paragone per analizzare i cambiamenti climatici futuri rispetto all’assenza o meno di politiche di mitigazione. Per praticità e per semplificare la comunicazione, i due scenari sono riportati nel testo delle analisi come “scenario con politiche climatiche” (RCP4.5), e “scenario senza politiche climatiche” (RCP8.5) Per i dati EURO-CORDEX inoltre sono stati considerati 3 scenari IPCC RCP2.6, RCP4.5 ed RCP8.5; tuttavia poiché i modelli disponibili per lo scenario RCP2.6 sono in un numero molto minore (9) rispetto a quelli utilizzati per i rimanenti scenari (18) si è ritenuto, per non considerare analisi con diverso grado di affidabilità di non riportare  i risultati ottenuti con questo scenario.

1989-2020: evoluzione di temperatura e precipitazione

I grafici qui di seguito mostrano anomalie per il periodo 1989-2020, ossia la differenza tra valori annuali e la media del periodo, in riferimento ai valori di temperature medie (espresse in °C) e alla precipitazione annuali (espresse in percentuali).

Per quanto attiene la temperatura si registra un trend di crescita statisticamente significativo mentre per la precipitazione vi è un lievissimo trend positivo statisticamente significativo.

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Andamento dell’anomalia annuale di temperatura media calcolata rispetto alla temperatura annuale media sul periodo 1989-2020.

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Andamento dell’anomalia di precipitazione annuale calcolata rispetto alla precipitazione annuale media sul periodo 1989-2020.

1989-2020: andamento degli indicatori climatici

Attraverso gli indicatori climatici si analizzano alcune  specifiche caratteristiche del clima della città.

Gli indicatori qui considerati per quanto riguarda la temperatura sono tre:

Notti calde. Indica il numero di giorni con temperatura minima maggiore di 20°C. Si tratta di un valore molto importante per valutare l’impatto dei cambiamenti climatici sul benessere fisico delle persone.

Giorni molto caldi. Indica il numero di giorni in cui la temperatura massima giornaliera supera i 25°

Questi due indicatori sono importanti per lo studio degli ad impatti dei cambiamenti climatici sulla salute delle persone e sui consumi energetici per il raffrescamento degli ambienti.

Giorni freddi. Il numero dei giorni in cui la temperatura scende sotto 0°C.

Dal grafico che riporta l’andamento annuale degli indicatori si vede come  l trend non risulta statisticamente significativo per l’indicatore inerente i giorni freddi, mentre le notti calde e i giorni molto caldi sono caratterizzati da un trend crescente statisticamente significativo.

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Rappresentazione del ciclo annuale (percentuali di giorni al mese) per gli indicatori che nel testo sono descritti come giorni freddi (frost days, FD), notti calde (tropical nights, TR) e giorni molto caldi (summer days, SU) sul periodo 1989-2020.

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Andamento annuale annuale (percentuali di giorni l’anno) per gli indicatori che nel testo sono descritti come giorni freddi (frost days, FD), notti calde (tropical nights, TR) e giorni molto caldi (summer days, SU) sul periodo 1989-2020.

Per quanto riguarda le precipitazioni, gli indicatori presi in considerazione sono:

Giorni consecutivi senza precipitazioni: percentuale media mensile del numero massimo di giorni consecutivi senza pioggia (ovvero con pioggia inferiore ad 1 mm).

Precipitazioni intense: numero di giorni con precipitazione molto intensa (uguale o superiore a 20mm)

Precipitazioni massime: il valore massimo di precipitazioni in un giorno.

Per tali indicatori il trend non risulta statisticamente significativo.

Per quanto attiene gli andamenti medi mensili del numero massimo di giorni consecutivi senza precipitazione (CDD), essi evidenziano che tale indicatore assume valori più alti nei mesi estivi (in particolare ad Agosto) con percentuali fino al 70% del numero medio massimo di giorni consecutivi al mese senza precipitazioni. Tuttavia, tale valore risulta molto variabile al variare dell’anno (dispersione intorno al valore medio, espressa in termini di deviazione standard, di circa 15 giorni). Nei mesi di Aprile, Novembre e Dicembre si osservano i valori più bassi per questo indice, dell’ordine del 35%, con una variabilità minore (di circa 10 giorni). Tali andamenti sono confermati anche su scala stagionale, in particolare si osserva mediamente un numero massimo di giorni senza precipitazione di circa 20 giorni nella stagione invernale, primaverile e autunnale e di circa 45 giorni durante l’estate. Mediamente, su base annuale, vengono osservati circa 51 giorni consecutivi senza precipitazione con una dispersione di circa 20 giorni. Diversi lavori di letteratura riportano come l’andamento della lunghezza di periodi senza pioggia possa determinare importanti impatti anche nelle aree urbane per quanto attiene la funzionalità di alcune componenti, tra le quali ad esempio vi sono: approvvigionamento idrico, gestione delle acque reflue, gestione delle aree verdi urbane, popolazione, infrastrutture sanitarie.

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Ciclo annuale degli indicatori relativi a precipitazioni intense (R20), massimo numero di giorni consecutivi senza pioggia (CDD), entrambi calcolati in termini di percentuale di giorni al mese, e valori massimi giornalieri di pioggia (RX1day), sul periodo 1989-2020.

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Evoluzione annuale degli indicatori relativi a piogge intense (R20) massimo numero di giorni consecutivi senza pioggia (CDD), calcolati entrambi in termini di percentuale di giorni al mese, e valori massimi giornalieri (RX1DAY), sul periodo 1989-2020. 

Scenari climatici per il futuro

Gli scenari climatici elaborati per la presente analisi prendono in considerazione, con orizzonte temporale a fine secolo, la temperatura media stagionale e il WSDI – Warm Spell Duration Index, indice  rappresentativo delle ondate di calore, su base stagionale. Più nel dettaglio, WSDI indica il numero di giorni in cui la temperatura massima è superiore al 90° percentile della temperatura massima stagionale per almeno 6 giorni consecutivi.

Per quanto attiene il trend di crescita della temperatura media si vede come lo scenario senza politiche climatiche sia quello che riporta incrementi maggiori di circa 5°C in 100 anni (nell’ipotesi di un trend lineare) nella stagione autunnale ed estiva. Lo scenario con politiche climatiche invece riporta delle variazioni analoghe per tutte le stagioni con incrementi di circa 2°C su 100 anni (nell’ipotesi di un trend lineare).


Nei grafici sono riportati i cambiamenti della temperatura media stagionale per i modelli EURO-CORDEX. Il colore rosso è associato allo scenario senza politiche climatiche, il colore blu allo scenario con politiche climatiche. La linea spessa indica l’ensemble mean (la media dei risultati prodotti da diversi modelli) a parità di scenario considerato. L’area colorata rappresenta la deviazione standard, ovvero la dispersione dei modelli che costituiscono l’insieme dei modelli EURO-CORDEX, attorno al valore medio, a parità di scenario.

L’andamento dell’indicatore del numero di giorni molto caldi (WSDI)evidenzia una crescita in tutte le stagioni e in tutti gli scenari. La crescita è molto più marcata nello scenario senza politiche climatiche rispetto allo scenario con politiche climatiche.


Nei grafici sono riportati i cambiamenti dell’indicatore WSDI per i modelli EURO-CORDEX. Il colore rosso è associato allo scenario senza politiche climatiche, il colore blu allo scenario con politiche climatiche. La linea spessa indica l’ensemble mean (la media dei risultati prodotti da diversi modelli) a parità di scenario considerato. L’area colorata rappresenta la deviazione standard, ovvero la dispersione dei modelli che costituiscono l’insieme dei modelli EURO-CORDEX, attorno al valore medio, a parità di scenario.

Per quanto attiene invece il trend di precipitazione, sia per i valori cumulati che per gli estremi su base stagionale è da considerarsi che esso è un parametro molto complesso da valutare che dipende da molteplici fattori e quindi l’influsso dei cambiamenti climatici risulta meno evidente rispetto a quello che emerge analizzando le tendenze della temperatura. In particolare le variazioni della precipitazione stagionale sono caratterizzate da notevole incertezza[*], come illustrato nella tabella che segue.

Se si considerano le variazioni stagionali riportate dal singolo modello COSMO CLM, alla risoluzione di 8 km, utilizzando una configurazione ottimizzata sull’Italia (variazione per il periodo 2035-2065 rispetto al periodo di riferimento 1981-2010), si notano, per lo scenario con politiche climatiche,  una lieve diminuzione delle piogge invernali, primaverili ed estive (diminuzioni più marcate per quest’ultime) e un aumento delle piogge autunnali. Per lo scenario senza politiche climatiche, si nota un lieve aumento delle piogge invernali, un aumento più marcato nel periodo autunnale e una diminuzione delle piogge primaverili ed estive, diminuzioni più marcate per quest’ultima stagione.

*La stima dell’incertezza è rappresentata dalla deviazione standard, che consente di definire un intervallo di variazione intorno al valore medio (Von Trentini et al., 2019). L’analisi dell’incertezza è fondamentale per l’interpretazione dell’indicatore, poiché fornisce una misura del grado di accordo tra i diversi modelli climatici dell’ensemble EURO-CORDEX. In altre parole, quanto più è basso il valore di deviazione standard tanto più sarà elevato il grado di accordo tra i modelli climatici, e viceversa.

Stagione

RCP 4.5

RCP 8.5

Variazione attesa [%]

(media EURO-CORDEX)

Range di

incertezza [%]

Variazione attesa [%]

(media EURO-CORDEX)

Range di

incertezza [%]

Inverno

-1

±6

+1

±8

Primavera

-6

±11

-9

±8

Estate

-13

±17

-8

±25

Autunno

+4

±11

+7

±9

Variazione media attesa sul dominio di interesse come fornito dall’ensemble EURO-CORDEX e relativa stima dell’incertezza, per i due scenari di concentrazione e le diverse stagioni, per l’indicatore PRCPTOT (precipitazione cumulata).


Variazione spaziale dell’anomalia della precipitazione stagionale per il periodo 2036-2065 rispetto al periodo 1981-2010 con il modello COSMO-CLM ad 8 km.


Variazione spaziale dell’anomalia dei massimi di precipitazione giornaliera per stagione, per il periodo 2036-2065 rispetto al periodo 1981-2010 con il modello COSMO-CLM ad 8 km.

Per quanto riguarda gli estremi di precipitazione anche in questo caso si nota una forte incertezza dei modelli dell’ensemble EURO-CORDEX ad eccezione della stagione invernale dove si nota come la maggior parte dei modelli EURO-CORDEX, per lo scenario RCP4.5,  indichi un aumento di tali estremi, come illustrato nella tabella che segue.

Se si considerano i valori riportati dal singolo modello COSMO CLM si trovano (variazione per il periodo 2036-2065 rispetto al periodo di riferimento 1981-2010) per lo scenario RCP4.5 un incremento massimo di pioggia giornalieri nella stagione autunnale e una diminuzione nella stagione estiva e per lo scenario RCP8.5 viene riportato generalmente un incremento dei massimi di pioggia giornalieri nella stagione invernale ed autunnale ed un decremento per quella estiva.

Stagione

RCP 4.5

RCP 8.5

Variazione attesa [%]

(media EURO-CORDEX)

Range di

incertezza [%]

Variazione attesa [%]

(media EURO-CORDEX)

Range di

incertezza [%]

Inverno

+6

±7

+10

±7

Primavera

+1

±9

+2

±9

Estate

-3

±21

-2

±16

Autunno

+11

±10

+14

±14

Variazione media attesa sul dominio di interesse come fornito dall’ensemble EURO-CORDEX e relativa stima dell’incertezza, per i due scenari di concentrazione e le diverse stagioni, per l’indicatore RX1DAY (massima precipitazione giornaliera).

Napoli e il CLIMA: passato e futuro

Paola Mercogliano, Veronica Villani, Mario Raffa, Giuliana Barbato
Tutti gli autori  sono afferenti o affiliati alla Fondazione CMCC – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici

Napoli e gli IMPATTI connessi ai cambiamenti climatici

Gli impatti dei cambiamenti climatici sulla scala urbana per la città di Napoli

Il report Analisi del rischio: i cambiamenti climatici in Italia ha evidenziato come tutte le aree costiere italiane saranno caratterizzate da un aumento di temperatura nell’arco temporale 2021-2050 rispetto al periodo di riferimento 1981-2010 e che tale aumento equivale a 1.3°C nelle aree del Mediterraneo Centrale e Occidentale (Spano et al. 2020). In questo contesto si colloca la città di Napoli,  con i suoi 948850 abitanti, classificata come l’area urbana italiana con la più alta densità di abitanti per km² (ISTAT 2020).

Anche per questo, Napoli si colloca fra i comuni italiani con la più alta percentuale di superficie artificiale rispetto ai confini amministrativi, pari al 63% (SNPA 2020). Questi aspetti rendono il comune di Napoli particolarmente vulnerabile alle conseguenze derivanti dagli impatti del cambiamento climatico.

A Napoli, la variazione 2018 della precipitazione media nei capoluoghi di regione rispetto al valore climatico 1971-2000 è stata di circa -549.7 mm. E, dal  2010 ad oggi, si sono verificati 12 eventi classificati come calamitosi, di cui la maggior parte legati agli allagamenti da piogge intense e agli episodi di trombe d’aria, creando così danni ingenti e interruzioni alle infrastrutture (Legambiente 2020). Per far fronte a questi rischi, già riscontrabili, la città di Napoli sta intraprendendo alcune misure utili per agire preventivamente.

Nel 2009 infatti, Napoli ha aderito formalmente al Patto dei Sindaci, impegnandosi così ad attuare le politiche energetiche fissate dalla Comunità Europea (Comune di Napoli 2019). Inoltre, nel corso degli ultimi anni sono stati redatte diversi studi volti a valutare la capacità del sistema urbano di adattarsi agli impatti del cambiamento climatico, simulando scenari di riduzione della vulnerabilità attraverso l’applicazione di soluzioni di progettazione adattiva (D’Ambrosio & Di Martino, 2016).

Gli eventi di temperatura estrema e lo stress da calore per la cittadinanza

Napoli è la città italiana più densamente popolata e presenta una grande varietà di paesaggi, risultato di una crescita incontrollata della popolazione e dell’edilizia. Infatti, le diverse zone della città sono caratterizzate dalla presenza di aree eterogenee con diverse caratteristiche socio-economiche, morfologiche e storiche (Apreda et al. 2019). Secondo l’ISTAT, le anomalie di temperatura massima riscontrate nella città nel 2018 rispetto al periodo di riferimento 1971-2000 sono state in diminuzione, per un valore pari a -0.9 °C. In contrasto, gli stessi dati hanno però riportato come il numero di notti tropicali – nonostante la riduzione di anomalie di temperatura massima – sia aumentato notevolmente, con un incremento pari a +37 giorni nel corso della stagione estiva 2018, rispetto alla media del periodo di riferimento (ISTAT 2020).

La città di Napoli è interessata da una pronunciata isola di calore legata alla densa distribuzione delle aree edificabili, alla presenza di strade strette, piccoli parchi e profondi canyon e ad una particolare architettura che limita la libera circolazione dell’aria (Fortelli et al. 2016; Di Cristo et al.2007). Le analisi di Fortelli et al. (2016) hanno evidenziato con chiarezza l’eccesso termico nel centro storico di Napoli (area di San Marcellino) rispetto ad un’area più vicina al mare (area di Bacoli), proprio a causa della peculiarità del sito (Fortelli et al. 2016). Grazie al progetto METROPOLIS, è stato sviluppare una mappa tematica (vedi figura sotto) relativa alla vulnerabilità del sistema urbano alle ondate di calore, tenendo conto del pericolo climatico osservato e futuro, degli edifici residenziali, della quantità di spazi aperti disponibili e, infine, del numero di residenti nelle diverse zone della Città (D’Ambrosio & Di Martino, 2016).


Mappa di vulnerabilità integrata relativa alla zona est della Città di Napoli (D’Ambrosio & Di Martino, 2016).

Il punto di partenza per un’adeguata valutazione del rischio  per la popolazione è l’identificazione e la distribuzione dell’intensità delle UHI (vedi figura seguente), determinate dalle caratteristiche dell’ambiente costruito. L’analisi di questo fenomeno è utile per comprendere a pieno la distribuzione dei pericoli climatici derivanti dal verificarsi di eventi estremi di temperatura – sul periodo storico e futuro.

Distribuzione dell’intensità delle isole di calore all’interno della Città di Napoli (VITO, 2016) – https://www.urban-climate.eu/services/eu_cities/

In questo contesto, Morabito et al. (2015), analizzando i livelli di rischio notturno legati al caldo per gli anziani all’interno delle città italiane costiere più popolose, durante le estati 2001-2013, ha sottolineato come Napoli sia la città con la maggiore area di copertura per il livello di rischio classificato come “molto alto” (15,7%) (Morabito et al. 2015). Questo mette in luce come la città sia già particolarmente vulnerabile agli eventi estremi, come le ondate di calore e/o le UHI.

Grazie alla disponibilità di proiezioni ad alta risoluzione nel tempo delle temperature massime e minime giornaliere e dell’umidità per la città di Napoli[1] (Bucchignani et al. 2015; Zollo et al. 2015), è stato possibile determinare l’andamento del numero di giorni consecutivi in ondata di calore sino al 2100 (vedi figura qui di seguito).

[1] I dati sono stati opportunamente trattati con tecniche di correzione dell’errore sistematico presenti nel modello climatico (Mercogliano et al., 2016; Villani et al; 2015).

Andamento del numero di giorni consecutivi in presenza di ondata di calore dal 2017 al 2100 in base ai risultati delle previsioni. La barra orizzontale in rosso indica la soglia di 3 giorni consecutivi (D’Ambrosio & Di Martino, 2016)

Nella figura qui sopra emerge come i picchi di ondate di calore, secondo lo scenario RPC 4.5 (in azzurro), superino i 50 giorni consecutivi, mentre per lo scenario RPC 8.5 (in rosso) questi ultimi superino i 90 giorni.

La tabella che segue illustra più dettagliatamente i valori di durata delle ondate di calore secondo gli scenari di hazard individuati per i due modelli previsionali.

RCP 4.5

RCP 8.5

Data di fine

(mese / anno)

Durata

(giorni)

Data di fine

(mese / anno)

Durata

(giorni)

07/2020

8

08/2019

10

08/2049

31

08/2049

55

09/2081

60

09/2081

93

Variazione della durata massima del numero di ondate di calore secondo i due scenari RCPs per la Città di Napoli (D’Ambrosio & Di Martino, 2016).

Tale incremento nel numero delle ondate di calore è direttamente correlato all’aumento dello stress termico per la popolazione di Napoli, comportando così un maggior numero di ospedalizzazioni nei periodi estivi a causa del discomfort termico percepito in città, così come un maggior numero atteso di mortalità giornaliera per stress da calore (WHO 2018). Come però indicato in precedenza, è necessario che le valutazioni derivanti da tali pericoli climatici siano “pesate” tenendo in considerazione sia l’ambiente costruito sia la distribuzione del campione esposto.

A tal proposito, sono state sviluppate (i) una mappa tematica di hazard per gli edifici residenziali secondo i modelli di previsione RCP 4.5 (31 giorni) e RCP 8.5 (55 giorni), che si possono vedere nella parte sinistra della figura che segue,  e (ii) una carta tematica relativa alla distribuzione della popolazione sugli edifici residenziali in base ai volumi (parte destra della figura), così da fornire più dettagliatamente l’andamento del rischio da ondate di calore nel tempo  per la popolazione di Napoli (D’Ambrosio & Di Martino, 2016).

Immagine a sinistra: Mappa tematica di hazard per gli edifici residenziali secondo RCP4.5 e RCp8.5.
Immagine a destra: carta tematica della distribuzione della popolazione sugli edifici residenziali in base ai volumi.

 

Gli impatti degli eventi di precipitazione estrema

La gestione del reticolo idrografico e dei rischi ad esso connessi è demandata al Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico e al Piano di Gestione del Rischio Alluvioni del Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale, entrambi di livello sovracomunale. All’interno di tali strumenti normativi, e in ottemperanza alla Direttiva Alluvioni 2007/60/CE, il territorio della Città di Napoli ricade in una molteplicità di zone omogenee, delimitate a Nord dal bacino dei Regi Lagni (superficie complessiva di circa 1400 km2) e a Sud dal bacino del Sarno (400 km2), mentre il territorio comunale è interessato da incisioni minori quali i bacini afferenti il Lago Patria, l’alveo dei Camaldoli e l’alveo di Volla.

La Città di Napoli non presenta dunque un reticolo idrografico superficiale, bensì una complessa e articolata rete fognaria in larga parte sotterranea che colloca le sue origini in epoca antica e che è stata soggetta a progressivi interventi di ampliamento e aggiornamento. Tale stratificazione, accompagnata dalla complessa orografia del territorio, con un’altitudine massima di quasi 500 m a.s.l. e importanti pendenze, rende la gestione del drenaggio delle acque piovane e la manutenzione della rete da sempre un problema particolarmente avvertito. I principali problemi di allagamento, ascrivibili dunque al fenomeno di pluvial flooding, sono legati da un lato alla difficoltosa captazione delle acque piovane superficiali anche in presenza di eventi di pioggia di media frequenza, dall’altro alla insufficiente capacità e conseguente esondazione della rete di drenaggio in occasione di eventi di pioggia con elevato periodo di ritorno. In entrambi i casi, gli impatti del pluvial flooding sono esacerbati dall’elevato grado di impermeabilizzazione del suolo, e, in concausa con l’alta densità dell’ambiente costruito, sono spesso associati ad impatti secondari quali voragini in sede stradale e instabilizzazione di edifici, per effetto di perdite della rete di drenaggio, infiltrazione di acque piovane dalla superficie e conseguente erosione del sottosuolo. C’è dunque da aspettarsi che tali rischi possano ulteriormente aggravarsi come conseguenza del cambiamento climatico.

L’immagine che segue mostra i risultati di uno studio condotto da Padulano et al. (2019) in termini di aggiornamento delle curve di Intensità – Durata – Frequenza della pioggia. Tale studio, che prende in considerazione un insieme di proiezioni climatiche di precipitazione derivanti da diciannove modelli regionali compresi nell’iniziativa Euro-CORDEX, prevede per l’orizzonte futuro 2071-2100 un aumento della frequenza degli eventi estremi di pioggia, particolarmente marcato sotto lo scenario di concentrazione IPCC più gravoso in termini di concentrazione in atmosfera dei gas climalteranti. Sotto tale scenario, ad esempio, un’intensità di pioggia oraria che ad oggi si verifica in media una volta ogni 10 anni potrebbe verificarsi, in futuro, una volta ogni 4; allo stesso modo, una pioggia oraria associata attualmente ad un periodo di ritorno di 200 anni potrebbe verificarsi, secondo tale studio, addirittura una volta ogni 33 anni in futuro.


Relazione tra altezza di pioggia e durata (tempo di ritorno pari a 10 anni) secondo il clima attuale (in blu, con riferimento alla stazione “Napoli Servizio Idrografico”) e per l’orizzonte temporale futuro 2071-2100 sotto RCP 4.5 e RCP 8.5. Sono in particolare evidenziate la curva media di ensemble (linea continua) e la variabilità (area campita) (tratto da Padulano et al., 2020, con riferimento alla metodologia proposta da Padulano et al., 2019)

Le due immagini che seguono mostrano, invece, i risultati della modellazione dell’allagamento di due diverse aree della Città di Napoli, ovvero l’area dell’Ospedale del Mare, nella parte orientale (Padulano et al., 2020), e l’area dello Stadio D. A. Maradona, nella parte occidentale (Mercogliano et al., 2020).

In entrambi i casi l’analisi è stata condotta mediante il software CADDIES Caflood (Guidolin et al., 2016) utilizzando, come dato di input, una pioggia oraria associata, nel clima odierno, a un tempo di ritorno variabile tra 2 e 10 anni per il primo, pari a 200 anni per il secondo caso studio.

Tali studi restituiscono valori di tirante idrico superficiale e di velocità del deflusso che sono particolarmente adatti per produrre indicatori e mappe di pericolosità e rischio, sia in termini generali, sia per settori specifici quali la viabilità stradale e dei mezzi pubblici di trasporto, la circolazione pedonale, l’edificato.

Per quanto concerne il caso studio dello Stadio D. A. Maradona, analisi sugli impatti delle precipitazioni sono stati condotti anche da De Paola et al. (2018) con riferimento ai deflussi del sistema fognario in condizione di piena.


Andamento dell’area allagata per cinque scenari di pioggia oraria costante caratterizzati da un periodo di ritorno rispettivamente di 2, 2.7, 3.6, 6 e 10 anni per il caso studio Ospedale del Mare (Padulano et al., 2020)


Mappa di allagamento per il caso studio Stadio D. A. Maradona per una pioggia oraria costante corrispondente a un tempo di ritorno di 200 anni secondo il clima attuale (Mercogliano  et al., 2020)

La tabella che segue riporta la variazione percentuale attesa, per effetto dei cambiamenti climatici, nella portata giornaliera massima annuale corrispondente a diversi tempi di ritorno e per diversi orizzonti futuri, rispetto al periodo di riferimento 2071-2100, per tre diversi scenari RCP. Tale informazione è fornita dal servizio Copernicus C3S nell’ambito del dataset grigliato Water Quantity Indicators for Europe, con risoluzione spaziale pari a 5 km, ed è il risultato dell’applicazione di un ensemble di modelli climatici Euro-CORDEX e di un ensemble di modelli idrologici (https://cds.climate.copernicus.eu/cdsapp#!/dataset/sis-water -quantity-swicca).

I valori nella tabella, ottenuti come media spaziale sul territorio comunale, mostrano una notevole variabilità a parità di scenario di concentrazione. Nello scenario RCP 2.6 l’incremento atteso di portata si fa via via più critico spostandosi nel tempo, con valori comunque molto simili tra loro a breve e medio termine.

Nello scenario RCP 4.5, le maggiori criticità sono attese sul medio periodo, con incrementi inferiori previsti a breve termine e lievemente superiori (ma comunque inferiori rispetto al medio periodo) attesi a lungo termine.

Nello scenario RCP 8.5, gli incrementi attesi di portata si fanno via via meno critici spostandosi nel tempo.

A parità di orizzonte temporale, le criticità aumentano spostandosi dallo scenario RCP 2.6 a RCP 4.5 e RCP 8.5 per quanto concerne il breve periodo; a medio termine, le maggiori criticità sono attese sotto RCP 4.5, con valori solo di poco inferiori sotto RCP 8.5. A lungo termine, gli scenari RCP 2.6 e RCP 8.5 sono tra loro analoghi, seppure con una leggera variabilità in funzione del tempo di ritorno, mentre criticità nettamente inferiori sono attese per lo scenario RCP 4.5. Infine, i valori in tabella mostrano che le variazioni in portata estrema presentano un’intensità crescente con il tempo di ritorno per la maggioranza degli scenari, mentre tale trend si inverte sul lungo periodo per gli scenari RCP 4.5 e RCP 8.5, e per il medio termine sotto lo scenario RCP 2.6. La variabilità rispetto al tempo di ritorno è comunque estremamente contenuta.

Scenario

RCP 2.6

RCP 4.5

RCP 8.5

Orizzonte

Temporale

2011-2040

2041-2070

2070-2100

2011-2040

2041-2070

2070-2100

2011-2040

2041-2070

2070-2100

T=2 anni

18.00

20.00

26.00

20.50

34.50

22.00

22.25

25.50

30.75

T=5 anni

18.00

19.50

29.00

22.25

36.00

17.50

32.75

29.25

30.50

T=10 anni

17.75

19.25

29.75

22.75

36.75

15.50

36.75

31.00

30.00

T=50 anni

18.00

19.00

31.25

23.75

37.75

13.50

42.25

33.00

30.00

T=100 anni

17.50

19.00

31.75

24.00

37.75

12.75

44.00

33.75

29.75

Variazione percentuale della portata giornaliera massima annuale per vari periodi di ritorno T e per diversi orizzonti temporali futuri rispetto al periodo di riferimento 1971-2000. I valori sono ottenuti considerando l’ensemble mean, e sono mediati tra diversi modelli idrologici disponibili.

La figura qui di seguito, infine, mostra il cambiamento percentuale atteso, per effetto dei cambiamenti climatici, nella portata giornaliera massima annuale corrispondente ad un periodo di ritorno di 100 anni per l’orizzonte futuro 2071-2100 e per tre diversi scenari RCP. L’immagine permette di apprezzare una non elevata variabilità spaziale della variazione attesa di portata estrema all’interno del territorio della Città Metropolitana nonché del Comune, con variazioni anche leggermente negative attese localmente, e massimi che attingono valori superiori a +150%, ma anche superiori appena al di fuori del territorio in esame.

Minori, ma comunque rilevanti se si considera che il territorio della Città Metropolitana è interessato da oltre 200 km di litorale costiero, sono infine gli impatti degli eventi di mareggiata, sui quali è attualmente poco investigato l’effetto del cambiamento climatico, nonché gli scenari di aumento del livello del mare.


Cambiamento percentuale atteso per l’orizzonte futuro 2071-2100, rispetto al periodo di riferimento 1971-2000, fornito dal dataset Water Quantity Indicators for Europe.

Napoli e gli IMPATTI connessi ai CAMBIAMENTI CLIMATICI

Paola Mercogliano, Roberta Padulano, Marta Ellena
Tutti gli autori  sono afferenti o affiliati alla Fondazione CMCC – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici

Napoli e la sua VALUTAZIONE DEL RISCHIO da cambiamenti climatici

  • Analisi della Valutazione dei Rischi Climatici – Nota Metodologica

    La sezione rischi climatici presenta l’analisi del contesto e delle modalità con cui il governo locale ha condotto la valutazione dei rischi climatici a livello comunale.

    La metodologia applicata nello studio si basa su un più ampio framework[1] (figura 1a) elaborato dal CMCC nell’ambito del Peer Review Programme 2020-2022[2], programma finanziato dalla Commissione Europea (CE) – Direzione Generale European Civil Protection and Humanitarian Aid Operations (DG ECHO). Tale framework, che costituisce un quadro di riferimento esaustivo per condurre un’analisi della gestione del rischio da disastri nel suo complesso, presenta una sezione dedicata alla valutazione dei rischi (figura 1b), intesa come il processo intersettoriale di identificazione, analisi e valutazione dei rischi che insistono sul territorio e che costituisce la base per la definizione di strategie e di piani di riduzione del rischio da disastri e di resilienza.

    [1] Mysiak J, Casartelli V and Torresan S (2021). Revised Peer Review Assessment Framework. Peer review program of the disaster risk management across the countries of the Union Civil Protection Mechanism, 2021-2022

    [2] https://ec.europa.eu/echo/what-we-do/civil-protection/peer-review_en


    Fig.1a – aree di analisi presenti nel quadro di riferimento Peer review assessment framework (Mysiak J, 2021)


    Fig.1b – Sottosezioni di analisi relative all’area di analisi Risk assessment (Mysiak J, 2021)

    Sebbene la valutazione dei rischi considerata nel framework sia riferita a un’analisi di tipo tradizionale, e dunque finalizzata all’individuazione del livello di rischio attuale in riferimento ai diversi pericoli di origine naturale e antropica che insistono sul territorio, è possibile applicare la medesima struttura per condurre l’analisi della valutazione dei rischi in prospettiva climatica.

    L’analisi indaga molteplici aspetti inerenti il processo di valutazione, che vengono visualizzati in figura 1b come diversi spicchi che concorrono alla definizione della valutazione nel suo complesso, vale a dire: quadro normativo e procedurale di riferimento, identificazione dei rischi, analisi dei rischi, valutazione dei rischi, comunicazione dei rischi e capacità di condurre la valutazione dei rischi. Di seguito vengono brevemente sintetizzati i diversi aspetti considerati nell’ambito di ciascun componente.

    L’analisi del quadro normativo e procedurale di riferimento si focalizza sugli aspetti legislativi e istituzionali, indagando le modalità in cui il processo di valutazione dei rischi climatici viene governato e contestualizzato a livello locale. Inoltre, viene approfondito il coinvolgimento delle diverse istituzioni e dei portatori di interesse, distinguendo ruoli e responsabilità nel processo di valutazione dei rischi.

    L’identificazione dei rischi analizza la metodologia con cui sono stati individuati i pericoli rilevanti legati ai cambiamenti climatici e che, di conseguenza, sono oggetto di analisi in termini di localizzazione, quantificazione e valutazione dei potenziali impatti.

    L’analisi dei rischi approfondisce e descrive i metodi che sono stati applicati nell’esame, se possibile distinguendo tra qualitativi, semi-quantitativi – basati su matrice di rischio e indicatori, quantitativi – deterministici e probabilistici. In questo contesto si identificano le tipologie di impatti considerate, tipicamente salute umana, attività economiche, ambiente, impatti di natura socio-politica, e si indaga la modalità e la scala utilizzate per l’aggregazione e la presentazione dei risultati finali.

    La valutazione dei rischi identifica la metodologia applicata per valutare l’accettabilità o meno del livello di rischio ottenuto e la conseguente necessità di definizione, adozione e attuazione di misure di mitigazione e/o di adattamento.

    La comunicazione dei rischi descrive il processo di comunicazione e disseminazione dei risultati dell’intero processo di valutazione ai cittadini, alla società civile, ai decisori politici, alle diverse istituzioni e ai molteplici portatori di interesse. Vengono analizzate le modalità con cui gli scenari di rischio sono resi disponibili, la scala e le metriche utilizzate.

    La sezione inerente le capacità riguarda l’analisi delle risorse amministrative, tecniche e finanziarie disponibili presso l’amministrazione comunale per condurre e supportare la valutazione dei rischi climatici.

    Le informazioni raccolte e analizzate sono state sistematizzate in un documento descrittivo di sintesi, accompagnato da una serie di grafici ottenuti dall’applicazione di una scheda di valutazione. Al fine di sintetizzare i risultati dell’analisi, infatti, si è definito e applicato uno specifico metodo di caratterizzazione degli stessi, mutuando l’approccio utilizzato nella Disaster resilience scorecard for cities[1] nell’ambito della campagna Making Cities Resilient, a cura di UNDRR (United Nations Office for Disaster Risk Reduction).

    Nell’ambito di ciascuna delle sei sotto-sezioni precedentemente descritte sono stati definiti una serie di indici rappresentativi di aspetti chiave analizzati: inquadramento normativo; interistituzionalità e partecipazione di stakeholders; individuazione dei principali pericoli climatici; metodologia di analisi dei rischi climatici, valutazione dei rischi e prioritizzazione degli interventi, informazione e comunicazione al pubblico e disseminazione dei risultati. Per ogni indice è stato definito un criterio di valutazione/caratterizzazione assegnato sulla base delle informazioni presenti nella documentazione analizzata inerente la valutazione dei rischi a livello locale e, qualora possibile, di informazioni raccolte contattando direttamente personale del Comune coinvolto nel processo. I risultati ottenuti sono rappresentati in grafici a radar, che sintetizzano il posizionamento di ogni città relativamente a ciascun indice.

    Risultano, quindi, di immediata individuazione le buone pratiche già in essere e le aree di miglioramento in relazione agli aspetti chiave della valutazione dei rischi climatici a livello locale per ogni città analizzata. Inoltre, viene assicurata la comparabilità del posizionamento delle diverse città sulla base di una metrica comune.

    [1] https://www.unisdr.org/campaign/resilientcities/toolkit/article/disaster-resilience-scorecard-for-cities

Quadro normativo e procedurale di riferimento

Il Comune di Napoli ha aderito al Patto dei Sindaci con delibera di Consiglio Comunale del 6 maggio 2009 e nel 2012 ha elaborato ed adottato il Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile per la città. Il piano è stato aggiornato nel 2017 e definisce azioni e politiche energetiche con l’obiettivo di ridurre del 25% le emissioni entro il 2020. Il 24 maggio 2019 con Delibera di Giunta Comunale n. 244 il Comune ha approvato la Dichiarazione simbolica di Stato di emergenza climatica e ambientale. A seguire, con deliberazione n. 466 del 22 dicembre 2020, si sono avviate le procedure necessarie all’adesione al Patto dei Sindaci per il Clima e l’Energia con la conseguente successiva definizione del Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC).

La valutazione dei rischi e delle vulnerabilità del territorio indotti dai cambiamenti climatici è stata completata dal Centro studi PLINIVS, afferente al Centro interdipartimentale di ricerca Laboratorio di Urbanistica e di Pianificazione Territoriale “Raffaele d’Ambrosio” (L.U.P.T.) dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, nell’ambito del progetto Horizon 2020 CLARITY Integrated Climate Adaptation Service Tools for Improving Resilience Measure Efficiency. Il progetto CLARITY[1], coordinato dall’Austrian Institute of Technology, vede coinvolti il Comune di Napoli ed altri 17 partner nazionali e internazionali nello sviluppo di servizi climatici e analisi di impatto a supporto dell’integrazione di misure di adattamento nella programmazione di interventi di riqualificazione sul territorio.

Nell’ambito del progetto stesso,  il Centro studi PLINIVS-LUPT ha pubblicato una relazione tecnica sulla metodologia utilizzata nella valutazione dei rischi nell’ottobre 2020. I risultati della valutazione dei rischi della città di Napoli sono stati considerati nella redazione del documento Preliminare di Piano Urbanistico Comunale (PUC), che prevede un focus specifico sull’adattamento climatico: la bozza del report degli scenari di cambiamento climatico e le analisi sviluppate dal progetto CLARITY sono annesse al PUC come allegato.

[1] CLARITY Integrated Climate Adaptation Service Tools for Improving Resilience Measure Efficiency; https://clarity-h2020.eu/

Identificazione dei rischi

L’analisi del pericolo climatico – condotta dal progetto CLARITY ed inserita nel PUC – e della variabilità climatica storica e futura degli ultimi vent’anni rispetto al periodo di riferimento storico 1971-2001 e le proiezioni climatiche al 2100 hanno permesso di identificare quali rischi principali per la città di Napoli le ondate di calore e gli allagamenti urbani. I dati mostrano episodi più frequenti di ondate di calore e un’alternanza marcata tra periodi di siccità ed eventi di precipitazioni estreme concentrate in poche ore, che possono determinare inondazioni superficiali.

L’analisi della variabilità climatica storica si basa su indicatori di temperatura massima e minima e valori annuali di precipitazione cumulata registrati da stazioni meteorologiche locali (stazione meteorologica Capodichino) rispetto ai periodi di riferimento storici del 1971-2001.

Le proiezioni future sono state elaborate con riferimento agli scenari di emissione RCP 8.5 e RCP 4.5 effettuando processi di downscaling dei modelli climatici globali (GCM) e regionali (RCM) di EURO-CORDEX[1]. In riferimento alle ondate di calore sono stati considerati il numero medio annuo di giorni estivi, giorni caldi e notti tropicali derivate con modello MUKLIMO_3 a una risoluzione di 250m sulla base degli scenari storici climatici regionali EURO-CORDEX per il periodo 1971-2000. Le proiezioni del periodo (2011-2040, 2041-2070, 2071-2100) calcolano il numero di eventi attesi in termini di ondate di calore delle durate di 3, 6 e 9 giorni e di eventi estremi di precipitazione superiori ai 30mm/gg di pioggia a partire dalle serie storiche di riferimento del 1971-2011.

Ulteriori analisi sulle temperature stagionali sono state effettuate con dati estratti dalla banca[2] dati pubblica del progetto CLARITY, utilizzando indicatori quali il numero medio di giorni estivi in cui la temperatura minima giornaliera è inferiore al 10° percentile in una finestra di cinque giorni e il numero di

giorni in cui la temperatura massima giornaliera è superiore al 75esimo percentile durante i mesi aprile-settembre degli anni 1971-2000.

Dall’analisi dei dati si evince che eventi di ondate di calore simili a quelli registrati (36°C per 6 giorni consecutivi) aumenteranno di frequenza e intensità nei prossimi trent’anni, fino ad arrivare a oltre 9 giorni consecutivi con temperature superiori ai 38°C .

L’analisi degli eventi estremi di precipitazione e le loro proiezioni si basano su indicatori giornalieri assimilati a concentrazioni inferiori di 6 ore. I valori storici del periodo 1971-2011 si basano su dati registrati da stazioni meteorologiche locali, mentre le loro proiezioni sono state elaborate con riferimento agli scenari di emissione RCP 4.5 e RCP 8.5 nell’ambito del Progetto CLARITY. I risultati grafici, i quali rappresentano il numero di eventi attesi in cui i mm/gg superano la soglia minima osservata di 30mm/gg dei recenti nubifragi, mostrano che eventi simili a quelli registrati negli ultimi anni aumenteranno significativamente in termini di frequenza e intensità nei prossimi trent’anni, fino a raggiungere, nella seconda metà del secolo, livelli di intensità che non si sono ancora verificati (100 mm/giorno).

[1] https://www.euro-cordex.net/index.php.en

[2] https://zenodo.org/communities/clarity/?page=1&size=20

Analisi dei rischi

L’analisi della variabilità climatica e degli scenari attesi di cambiamento climatico hanno consentito di individuare i livelli attesi del pericolo relativo ai fenomeni di ondate di calore e di allagamento superficiale. Per l’analisi del rischio, le osservazioni e le proiezioni climatiche vengono combinati con i dati di morfologia urbana e di copertura del suolo. Allo scopo di raccogliere e sistematizzare questi dati, il Comune di Napoli in collaborazione con PLINIVS-LUPT ha creato un geodatabase e una carta dell’uso del suolo ottenuta da immagini satellitari ad alta risoluzione[1]. Il database, oltre ai dati geometrici e morfologici di spazi aperti, include anche elementi essenziali non presenti nelle cartografie ordinarie, quali la presenza di alberi e le caratteristiche di albedo, emissività e run-off delle diverse superfici urbane, e dati demografici censuari (popolazione) .

Ondate di calore: per la valutazione del rischio di ondate di calore si è considerato l’indicatore di Temperatura Media Radiante (Tmrt) come rappresentativo del comfort percepito dalle persone. La Tmrt è stata ricavata da dati sulla temperatura dell’aria (acquisiti dai dati elaborati dalle proiezioni climatiche), temperatura dell’aria, temperatura superficiale, morfologia urbana e caratteristiche superficiali di edifici e spazi aperti (ottenute tramite le informazioni presenti nel citato geodatabase), mentre non considera come parametro l’azione del vento. I dati sulla temperatura superficiale sono stati elaborati rispetto alla situazione di ondata di calore con modelli ENVI-MET e SOLWEIG. Utilizzando poi le informazioni di satellite Landsat del progetto Metropolis   è stata effettuata una calibrazione della temperatura superficiale in riferimento alla giornata del 19 luglio 2015, in cui si è verificata un’ondata di calore di 3 giorni con temperature massime di 36-37°C, e tra il 28-31 luglio 2020, durante un’ondata di calore di 5 giorni con temperature massime di 34-35°C.

Ulteriori simulazioni sono state sviluppate utilizzando l’indicatore l’Indice Climatico Termico Universale (UTCI) in relazione alle condizioni di discomfort percepite e gli impatti attesi sulla salute, tra cui l’incremento della mortalità. È stata sviluppata una scala di discomfort rispetto a 5 classi di danno, calibrata in riferimento alla popolazione più vulnerabile (bambini sotto i 15 anni e adulti sopra i 65) per fascia climatica.

Alluvioni fluviali: Il territorio della città di Napoli ricade nel Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale, nell’ambito del quale l’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale si occupa della mappatura delle Aree a Potenziale Rischio Significativo (APSFR) e dell’elaborazione delle aree a pericolosità e rischio ai sensi della Direttiva Alluvioni (Dir. 2007/60/CE). La gestione del rischio idraulico è demandata al Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico e al Piano di Gestione del Rischio Alluvioni del Distretto, entrambi di livello sovracomunale. La città di Napoli è interessata da alluvioni di origine pluviale, provocate direttamente dalle acque di pioggia per ruscellamento superficiale e/o ristagno a seguito di eventi meteorici intensi.

Alluvioni dovute a precipitazioni intense: la stima del rischio di alluvioni urbane dovute a precipitazioni intense è stata condotta basandosi su indicatori quali l’altezza e la velocità dell’acqua piovana non assorbita dai sistemi di smaltimento. Il modello di valutazione sviluppato nell’ambito progetto CLARITY valuta la capacità di assorbimento delle superfici urbane in base all’indice di deflusso superficiale (run-off) e alla morfologia del territorio e restituisce come risultato la stima dei tiranti idraulici e delle velocità di scorrimento in tutti i bacini idrografici sul territorio comunale. Il modello è stato calibrato effettuando un confronto dei risultati ottenuti con i dati geolocalizzati delle chiamate di emergenza registrate durante eventi di allagamento. Tramite l’integrazione dei parametri citati (orografia, bacini idrografici, canali di deflusso superficiale, coefficiente di run-off, chiamate di emergenza) si è assegnato un coefficiente di rischio e si sono individuate aree con maggiore probabilità di allagamento in caso di eventi di precipitazioni intense. La mappa di rischio è stata validata dal Comune di Napoli[2], a seguito di un’analisi comparativa con i documenti ufficiali del rischio di allagamento pubblicati dall’Autorità di Bacino.

La stima degli impatti attesi rispetto ai due scenari RCP già citati dei fenomeni di allagamento sul costruito, quali l’interruzione delle reti viarie o i danni alle proprietà o attività produttive, è stata effettuata anche in termini economici considerando il costo (€/m²) per la riparazione del danno strutturale e, nel caso di edifici, le perdite dovute al danno del contenuto presente al piano terra e nei locali sotterranei in relazione al livello dell’acqua .

[1] dati Pleiades 2018

[2] http://www.difesa.suolo.regione.campania.it/content/view/130/110/

Valutazione dei rischi

I risultati della valutazione dei rischi confluiscono in una cartografia in ambiente GIS dell’intero territorio comunale con risoluzione 250m, che consente di pianificare azioni mirate in base ai rischi climatici identificati nelle diverse aree della città (ad esempio, deimpermeabilizzazione, forestazione urbana, uso del suolo e infrastrutture verdi).

In particolare, le analisi in dettaglio di ciascuna cella della griglia consentono di apprezzare aspetti di morfologia urbana o di uso del suolo legati a valori più alti di Tmrt e specifiche condizioni microclimatiche, mentre le carte di simulazione del deflusso superficiale sono utili alla pianificazione urbana e all’identificazione di misure di adattamento a livello locale.

Il profilo climatico dell’area di Napoli e la valutazione climatica è alla base di progetti di pianificazione del Comune di Napoli in corso su tre livelli: 1. A livello strategico, con il Piano d’azione per l’energia sostenibile e il clima di Napoli (SECAP); 2. A livello di pianificazione urbana con il documento di aggiornamento del Piano regolatore di Napoli (PUC); 3. A livello della pianificazione di quartiere con il Piano di rigenerazione urbana di Ponticelli (PRU). Nel 2020 il Dipartimento Tecnico del Comune di Napoli ha definito il framework e l’utilizzo degli output del progetto nelle strategie di pianificazione urbana.

Comunicazione dei rischi

Sia il documento di valutazione dei rischi climatici, allegato al PUC, che la metodologia utilizzata per la valutazione dei rischi sono pubblici e rintracciabili sul sito web del Comune. Le attività condotte nel progetto CLARITY, inclusa la valutazione dei rischi climatici, prevedono la partecipazione e co-progettazione con diversi stakeholder tecnici (servizi comunali, aziende e settore pubblico), ma non la partecipazione diretta dei cittadini. Tuttavia, dopo la validazione da parte dei rappresentati delle istituzioni municipali, i risultati del progetto sono stati presentati in workshop e infoday locali con l’obiettivo di comunicare i risultati del progetto CLARITY e veicolare l’interesse verso i cambiamenti climatici ad una azione collettiva. L’accesso ai dati e simulazioni climatiche è pubblico attraverso una piattaforma informatica (CLARITY CSIS – Climate Services Information System[1]) che permette l’elaborazione di report customizzati in base alle necessità degli utenti finali. La piattaforma fornisce due livelli di dettaglio: il primo elabora simulazioni semplificate a partire degli open data disponibili, il secondo sviluppa simulazioni accurata a partire da dati di alta risoluzione disponibili da database nazionali, regionali e locali. Le analisi e le mappe sono articolate in sezioni quali hazard, esposizione, valutazione, analisi della vulnerabilità, valutazione del rischio e impatto e integrazione di misure di adattamento. Inoltre, i risultati della valutazione dei rischi sono inseriti in un booklet finalizzato alla divulgazione delle attività a supporto del PAESC e destinato al pubblico.

[1] https://github.com/clarity-h2020/; https://clarity-h2020.eu/sites/clarity-h2020.eu/files/public/content-files/deliverables/CLARITY%20D1.3_CLARITY_CSIS_v1__v1.0.pdf

Capacità di valutazione dei rischi

La Città dispone attualmente di modeste capacità tecniche interne dedicate all’elaborazione della valutazione dei rischi e alle attività ad essa connesse.

Tuttavia, consapevole dell’importanza di tali analisi quale necessaria base per la definizione di piani e strategie efficaci a livello locale, ha saputo coinvolgere esperti esterni attraverso la stipula di convenzioni con l’Università Federico II di Napoli e il Centro PLINIVS e mediante la partecipazione a progetti finanziati a livello europeo.

In questo modo il Comune ha potuto disporre di finanziamenti e di studi approfonditi che ha successivamente riconosciuto a livello istituzionale, includendoli nei piani e nelle strategie locali.  Inoltre, il coinvolgimento in progetti europei da parte del Comune è stato considerato un’importante opportunità per sviluppare le proprie capacità tecniche e amministrative.

La valutazione dei rischi climatici è stata integrata nel PAESC e nel PUC, sottolineando un approccio interistituzionale e intersettoriale.

_
Posizionamento della città di Napoli in riferimento agli indici rappresentativi delle sezioni analizzate nel presente studio.

Napoli e la sua VALUTAZIONE DEL RISCHIO da cambiamenti climatici

Veronica Casartelli(*), Letizia Monteleone(*), Jaroslav Mysiak(*), Elisa Lamesso

Tutti gli autori  sono afferenti o affiliati alla Fondazione CMCC – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici eventuali ulteriori afferenze sono indicate insieme ai nomi degli autori
(*) Università Ca’ Foscari Venezia

Napoli e i suoi STRUMENTI DI ADATTAMENTO ai cambiamenti climatici

Cosa c'è in questa sezione

Qui di seguito si presenta un documento che contiene la descrizione del metodo e dei risultati relativi alla valutazione di alcuni strumenti (strategie, piani, programmi, progetti) delle sei città campione (Bologna, Milano, Napoli, Roma, Torino e Venezia), i quali possono avere un ruolo – esplicito o implicito – nel fronteggiare i rischi climatici. La ricerca è stata svolta tra febbraio e giugno 2021, col supporto di dirigenti e/o responsabili di diversi settori dei comuni considerati.

Il metodo si basa sull’applicazione di quattro criteri per l’analisi di strategie, piani, programmi, progetti, al fine di verificarne i contenuti rispetto al tema dell’adattamento ai cambiamenti climatici. I criteri derivano principalmente da analisi e sintesi della letteratura scientifica e poggiano in parte sui contenuti della Strategia europea (European Commission, 2013) e nazionale (MEPLS, 2015) di adattamento ai cambiamenti climatici (Tabella 1). I quattro criteri consentono potenzialmente di applicare il metodo a diverse scale e in diversi contesti territoriali (Ledda et al., 2021).

Per ciascuna città sono state prodotte delle schede infografiche di sintesi dei principali strumenti di cui la città dispone per fronteggiare i rischi climatici. Per ogni strumento sono indicati il riferimento temporale, i principali rischi climatici a cui lo strumento risponde e gli obiettivi di adattamento. Infine sono riassunte le principali azioni di adattamento su cui la città sta investendo/intende investire maggiormente, seguendo la seguente classificazione in categorie di azioni proposta dall’IPCC.

Napoli e i suoi STRUMENTI DI ADATTAMENTO ai cambiamenti climatici

Antonio Ledda(*), Vittorio Serra(*), Maria Grazia Gavina Ruiu(*), Valentina Bacciu(**), Serena Marras(*), Valentina Mereu

Tutti gli autori  sono afferenti o affiliati alla Fondazione CMCC – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici eventuali ulteriori afferenze sono indicate insieme ai nomi degli autori
(*) Università di Sassari, (**) CNR-Istituto per la BioEconomia

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NAPOLI IN SINTESI

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